22.

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Mickey fu svegliato da un dolore lancinante al fianco, il sapore del sangue gli inondava la bocca, la testa sembrava di piombo e, sebbene la vista non gli fosse ancora tornata del tutto, non gli ci volle molto per capire dove si trovava. Il pavimento di casa Milkovich non era mai stato tanto duro, il giovane respirava a fatica mentre, con i palmi premuti contro le mattonelle, tentava a fatica di rimettersi in piedi.
Tutt'intorno sentiva mormorii indistinti, percepiva la presenza di altre persone, ma non riusciva a vederle. "Aiuto...aiutatemi..." la voce gli uscì roca, il sangue in bocca gli rendeva difficile parlare. Nessuno parve interessarsi a quella flebile richiesta d'aiuto, anzi, i mormorii si fecero più forti fino a divenire assordanti, Mickey pensò che fossero solo nella sua testa, quel bastardo doveva avergli fuso qualche rotella.
"Cazzo" mormorò ancora il moro alzando lo sguardo sul salotto distrutto, macchie di sangue coprivano la colonna portante e gran parte dei mobili erano ribaltati, dovevano aver fatto proprio un bel casino per arrivare a tanto.
Poco distante una massa informe giaceva inerme, coperta di scaglie di vetro e sangue rappreso, forse Terry non aveva avuto la meglio alla fine. Mickey prese a strisciare, fece voto ad ogni briciolo di forza che gli fosse rimasta per non svenire di nuovo, e solo quando ebbe finalmente raggiunto quel corpo poté lasciarsi andare. Cadde a peso morto accanto a quell'ammasso di vestiti e sangue, dal cappuccio alzato spuntava una ciocca di capelli rossi, Mickey sbarrò gli occhi, non riusciva a capire. Si mise seduto grugnendo per il dolore, e solo allora si rese conto delle vere proporzioni di quella figura: troppo alta e snella per appartenere al padre, mani troppo giovani. Un peso sembrò formarsi sul suo petto, senza pensarci abbassò il cappuccio. Ian aveva gli occhi chiusi, il volto disteso di chi non sente più dolore, piegato nella sua direzione come se, prima di addormentarsi, lo avesse voluto vedere un'ultima volta. "Ian! Ian, ti prego svegliati. Dobbiamo andare via da qui...Ian." Prese a colpirgli il braccio più e più volte mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime, sapeva che Ian non si sarebbe svegliato, sapeva quello che Terry gli aveva fatto, ma non poteva arrendersi così "Ian, ti prego..." si accasciò sul corpo ormai freddo del ragazzo, stringendo tra le dita il tessuto sporco e logoro della felpa. "Ti porterò via tutto, frocio." La voce del padre, accompagnata dal pianto disperato di un bambino, lo destò dal suo dolore, si voltò e tutto ciò che vide fu Yevgeny accasciato al muro, in lacrime, mentre Svetlana al suo fianco si toccava il volto tumefatto.
La figura di Terry spiccava su tutto il resto, lo fissava con un ghigno schifato "Credi davvero che ti lasci andare dopo quello che mi hai fatto?" sputò con rinnovata rabbia, Mickey si sentì di nuovo bambino. quando era costretto ad assistere alle liti violente dei genitori. Quel dolore era troppo da affrontare, scoppiò in lacrime strisciando sopra il corpo del rosso, come a volerlo proteggere. "Perché te le prendi con loro? Ammazza me piuttosto! Lasciarli andare..." la risata rude di Terry lo interruppe.
"Io ti porterò via tutto."

"Mickey, svegliati...svegliati. Va tutto bene" Mormorò Ian stringendo il corpo del giovane a sé. L'altro si lasciò stringere senza opporre resistenza e pian piano il suo cuore riprese a battere normalmente. Nelle ultime settimane accadeva quasi ogni notte, Mickey iniziava ad agitarsi nel sonno, chiedeva aiuto, piangeva e l'unico modo per calmarlo era abbracciarlo e parlargli per fargli capire che stava solo sognando.
La prima volta fu Mickey a cercare il suo corpo, gli si strinse al petto e Ian sentì la canotta bagnarsi di lacrime mentre lui si faceva sempre più piccolo tra le sue braccia. Da allora Ian aveva sviluppato una sorta di ipersensibilità ed ogni movimento sospetto da parte del moro bastava per farlo scattare sull'attenti. Era veramente molto preoccupato.
Ne aveva parlato con il suo psicologo, all'oscuro di Mickey ovviamente, e aveva appreso che episodi del genere, insieme agli attacchi di panico improvvisi (che Mickey aveva ormai regolarmente), potevano star a significare un forte trauma soppresso.
Purtroppo non era riuscito a convincere il giovane Milkovich a farsi visitare, nemmeno con l'aiuto di Svetlana e Mandy. Le aveva provate tutte, ma Mickey non
sembrava voler affrontare l'argomento e questo rendeva Ian ancora più determinato.

Aspetterò | GallavichWhere stories live. Discover now