15.

1.6K 83 8
                                    

Nei giorni a venire Mickey capì una cosa fondamentale, fare il babysitter non faceva per lui.
Franny era un piccola peste, continuava a fissarlo con odio puro e a lanciargli oggetti di vario genere; Liam era più calmo, ma determinato ad ottenere ciò che voleva subito, anche a costo di mettersi nei guai o mettere nei guai Mickey che puntualmente schizzava da una parte all'altra della casa, cercando di rimediare ai casini senza farsi scoprire da eventuali visitatori.
Il resto della famiglia non poteva che godersi quella scena esilarante.

Quel giorno in casa Gallagher si avvertiva una forte eccitazione, Carl era tornato dalla sua prima missione, intatto e ancora mentalmente stabile. Un grande risultato.
Franny si sbracciava per poter stare accanto al suo zietto preferito, sotto lo sguardo ferito di Ian che non riusciva a tenerla in braccio per più di cinque minuti. Anche Debbie sembrava pendere dalle labbra del fratello, ascoltava ogni parola con devozione come se da quel racconto ne dipendesse la propria vita. In quei mesi si era preoccupata per quell'idiota di suo fratello, che per quanto affermasse di detestare, restava pur sempre il suo fratellone, qualcuno che la capiva come pochi.

Carl invece parlava guardando Mickey, come a volergli dimostrare quello che aveva fatto, non lo avrebbe mai ammesso, ma fin da piccolo ammirava quel Milkovich che con grande fatica aveva raggiunto tutti quegli obiettivi. Per Carl Gallagher, Mickey Milkovich aveva sempre rappresentato una sorta di eroe. Un esempio da seguire, per quanto contorto e strano potesse sembrare. Ed ora si trovava in quel salotto a parlargli delle sue avventure, di come aveva impugnato il fucile senza esitazione, ma senza nominare il fatto che non fosse riuscito a sparare. Mickey lo ascoltava con un sorriso soddisfatto sulle labbra, ricordava di quel giorno in cui Carl lo era andato a trovare, in uno degli episodi depressivi di Ian, ed era rimasto rapito dalle armi che si trovavano in casa, o quando gli chiedeva, di nascosto dai familiari, di poter sparare con una delle sue pistole e lui glielo lasciava fare e gli rivelava tutte le sue tecniche, in fondo al moro non dispiaceva affatto avere qualcuno a cui poter insegnare quelle cose.

"Carl è appena tornato e mi ha già fregato nipote, sorella e ragazzo. Ci credi?" Chiese Ian alla sorella entrando in cucina, dopo l'ennesimo rifiuto da parte di Franny. Fiona guardava fuori dalla finestra con fare pensieroso, non si mosse neanche alle parole del ragazzo che per tutta risposta le si avvicinò iniziando a sbirciare fuori dalla finestra.
"Che succede, Fì?" chiese Ian cercando di individuare qualcosa in strada. Qualcosa che non tardò ad arrivare.
Dall'altra parte della strada un ragazzo dai folti capelli scuri saltellava nervosamente da un piede all'altro e guardava nella loro direzione, l'abbigliamento stretto e decisamente costoso gli fasciava il corpo esile e da quella distanza era possibile distinguere una leggera peluria sul volto. Ian sbarrò gli occhi spostando lo sguardo sulla sorella "Che cazzo ci fa lui qui?" chiese guadagnandosi una triste occhiata da parte di Fiona "Non ne ho idea. È lì da dieci minuti buoni, ma non sembra volersi avvicinare."
La donna sospirò allontanandosi dalla finestra per raggiungere il soggiorno, dove il resto della famiglia, terminato il racconto di Carl, era impegnata a fare casino. Andò a sedersi sul divano senza proferire parola e con un semplice sguardo fece intendere ad Ian che doveva fare lo stesso.

"Perché sei così silenzioso? Non che mi lamenti eh." Chiese Mickey guardando il suo ragazzo sedersi accanto a lui, l'altro accennò un sorriso e posò la testa sulla sua spalla sospirando. "Non mi hai calcolato da quando è arrivato Carl. Con chi avrei dovuto parlare, stronzo?" Mickey rise portando inconsciamente una mano sulla schiena di Ian "Magari con tutto il resto della tua famiglia. Tu che dici?"
Restarono in silenzio per un po', a bearsi di quella strana sensazione di benessere che li circondava insieme alle risate degli altri, finché proprio Mickey non decise di rompere il momento.
"Voglio vedere Yevgeny" esordì con la voce ridotta ad un sussurro, Ian alzò la testa sorpreso fissando lo sguardo in quello del ragazzo che sembrava sull'orlo di una crisi isterica "Non prendermi per una checca, ma vorrei sai...parlare con lui o fare quelle stronzate che fanno i padri con i propri figli. So che non posso uscire di casa e che non posso nemmeno portarlo al parco, ma vorrei comunque vederlo..." si bloccò abbassando lo sguardo sulle proprie mani strette sulla maglia. Ian sorrise prendendo il viso del ragazzo tra le mani e posando un leggero bacio sulle sue labbra. "Vado a chiamare Svetlana, vediamo cosa si può fare, Mick." Il sorriso del Milkovich si illuminò di colpo e subito riprese il bacio portando le mani a stringere la felpa dell'altro.

Aspetterò | GallavichWhere stories live. Discover now