8.

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Le mani di Mickey tremavano mentre la pistola colpiva il terreno con un tonfo sordo. Gli occhi sbarrati fissi in quelli spaventati di Ian. Quest'ultimo cadde in ginocchio mentre una lacrima andava a rigargli il volto.

"Cazzo" mormorò il più giovane, trascinò a terra anche l'altro e lo strinse a se affondando il volto nell'incavo della sua spalla. Mickey non si ritrasse da quell'abbraccio, ma non lo ricambiò. Non ne aveva il coraggio. Non ne aveva la forza.

"Mi dispiace, Mick" continuò il rosso, la voce soffocata dalle lacrime, "Non odiarmi, ti prego, non odiarmi" ripeté in un sussurro. La mano tatuata di Mickey andò ad accarezzare la schiena sporca del più giovane.

Come poteva odiarlo?

Come aveva potuto anche solo pensare che sarebbe riuscito a sparargli?

Alla fine la pistola gli era caduta dalle mani e lui non se ne era neanche reso conto.

Strinse a sua volta il corpo tremante di Ian che, incoraggiato da quel gesto, andò a posargli la fronte contro il collo. "Sei uno stronzo" sussurrò poi con la voce tremante mentre i respiri caldi del rosso andavano ad infrangersi contro la sua pelle fredda. L'altro rise e quella risata fu il suono più che Mickey avesse mai sentito. "Ho imparato dal migliore" rispose Ian prima di posare le labbra su quelle del compagno, gli passò una mano dietro la nuca per tirarlo a se mentre Mickey chiedeva l'accesso con la lingua. Fu un bacio lento e pieno di desiderio. In quel momento Ian dimenticò il sapore di qualsiasi altro bacio avesse dato in quei tre anni e per Mickey fu come tornare a respirare. Sebbene provasse ancora rancore verso quel ragazzo sapeva che non sarebbe riuscito ad allontanarlo, nonostante tutto il dolore che gli aveva procurato.

Si allontanarono poco dopo, più per riprendere aria che per altro, Mickey sorrise teneramente guardando le labbra gonfie e arrossate dell'altro, "Sei un cazzo di ruffiano, Gallagher" affermò riuscendo così a strappare un sorriso ad Ian che portò una mano al suo viso e iniziò a contornare le labbra del moro con le dita "Mi sei mancato" disse semplicemente, il sorriso che non accennava a volersene andare, Mickey si inumidì le labbra e rilassò il volto posando un leggero bacio sulle dita di Ian, "Anche tu."

"Perché non possiamo tornare a casa tua?" domandò Ian, si erano allontanati dal ponte e il ragazzo aveva seguito Mickey dentro un vecchio edificio diroccato, uno dei tanti presenti in Homan Avenue.
Il moro oltrepassò con agilità una catasta di travi che bloccavano la porta di quella che doveva essere la cucina. La stanza non era molto grande, sicuramente un tempo era stata una magnifica cucina in stile vittoriano, ma ora, con l'isola di cottura completamente trasandata e la polvere che ricopriva gran parte delle superfici, aveva un aspetto spettrale e nell'aria c'era puzza di gas e piscio di topo, in effetti in un angolo della stanza due ratti giacevano morti in una pozza di sangue.
"Casa mia è troppo ovvia, quegli stronzi saranno sicuramente appostati lì davanti in attesa di un mio errore. Non posso, non ora." rispose poi girandosi a guardarlo, ridacchiò notando l'espressione disgustata del ragazzo "Cosa c'è? Non ti piace il mio nuovo loft?"
"Lo adoro, i topi poi sono un vero tocco di classe" disse avvicinandosi al più basso per poi posare la testa sulla sua spalla, sentì Mickey irrigidirsi e poi rilassarsi, decise di non rischiare oltre e si allontanò di nuovo "Allora...vivrai qui ora?" chiese lanciandogli uno sguardo interrogativo, si preparò mentalmente alle peggiori delle ipotesi. "Per ora, ma non posso restare. Se qualche cazzo di barbone mi vede e fa la spia mi ributtano dentro. Devo finire un lavoretto poi forse dovrò andarmene per un po'." Ian annuì piano mentre cercava di assimilare le parole del ragazzo, eccola lì la peggiore delle ipotesi.

"Quindi te ne andrai." Affermò in un sussurro, l'altro non si mosse e non parlò. Per un momento nessuno dei due proferì parola, fu Mickey a rompere il silenzio dopo quelle che sembrarono ore. "Non posso tornare in carcere. Rischio di non uscire più, ho fatto una cazzata e sto cercando di non pagare" disse con una scrollata di spalle senza il coraggio di guardarlo in faccia, aveva sperato di riuscire a scappare dal quartiere senza problemi, ma non aveva calcolato Ian.

"Quando te ne andrai?" chiese quest'ultimo con la voce tremante, gli occhi velati lo scrutavano attenti. "Devo riscuotere un po' di soldi prima, c'è gente che me li deve e non ha ancora pagato. Ian, non posso restare qui, lo capisci vero?" Alzò lo sguardo e lo fissò in quello del rosso, solo in quel momento notò quanto fosse pallido, sembrava sull'orlo di una crisi nervosa. Si avvicinò e lo strinse tra le braccia, un po' per confortarlo, un po' perché ne aveva bisogno. "Non starò via a lungo, puoi sempre far finta che io sia ancora in prigione" sussurrò contro la sua spalla, lo sentì sussultare prima di sentire le mani dell'altro stringersi contro la sua schiena "Portami con te" fu l'unica risposta che ottenne.

Mickey alzò la testa per guardarlo negli occhi, una lacrima era scesa a rigare la guancia pallida e si era andata a posare sulle labbra rosee screpolate, gli passò una mano sul volto. Fu un gesto semplice, ma basto a far tornare il sorriso all'altro, un sorriso triste si, ma pur sempre un sorriso. "Non puoi venire con me. Per te è già rischioso parlare con me, sei un complice. Finiresti nei guai" sussurrò senza togliere la mano dalla sua guancia "Sei stato tre anni senza di me, puoi resistere qualche altro mese, no?" Ian si spinse di più verso la sua mano come per cercare calore, si abbassò per posare la fronte sulla sua "Sono stati tre anni di merda comunque" rispose e vide illuminarsi il sorriso di Mickey "Hey, sei tu che hai scelto di farti il primo che capita, te la sei cercata" nel suo tono non c'era accusa, solo stanchezza e rimorso, il rosso lo baciò piano, fu un leggero sfioramento di labbra, ma quando si allontanò notò che Mickey aveva chiuso gli occhi e sorrideva, sorrise anche lui "Ho fatto una cazzata e l'ho pagata" ribatté sussurrando.

"Mi aspetterai?" chiese poi il più basso riaprendo gli occhi "Devi smetterla di farmi la stessa domanda ogni volta" ridacchiò l'altro mordendosi il labbro inferiore. "Spero sempre di ottenere la risposta giusta, magari questa è la volta buona, stronzo"

"Non ti aspetterò, Mick. Stavolta mi porti con te, non accetto no." lo guardò cercando di sembrare risoluto, ma ottenendo solo una tenere smorfietta, la risata di Mickey riempì l'aria "Che uomo duro, e io che volevo spararti."

Ian sorrise raggiante e lo afferrò per poter continuare il bacio "Non ti liberi di me, Milkovich." sussurrò sulle sue labbra, in cambio ricevette un altro bacio veloce e un sorriso sincero.

"Non chiedo altro."

Aspetterò | GallavichWhere stories live. Discover now