5.

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"...e poi è apparso un unicorno e si è portato via il presidente."
Mickey lo guardò confuso prima di alzare il dito medio in direzione del rossino che lo guardava, sbuffando infastidito "Bentornato tra noi, hai ascoltato almeno una parola di quello che ho detto?" continuò imperterrito. Il moro si strinse nella spalle distogliendo lo sguardo "è passato il tuo ragazzo ieri" disse ad un tratto, l'altro spalancò gli occhi, un misto di sorpresa e rabbia dipinti sul volto "E che voleva?" disse truce "Non incazzarti, è un bravo ragazzo in fondo, voleva solo capire come stanno le cose." rispose il moro, tradendo un leggero tremolio nella voce "Facevo davvero così schifo come fidanzato?" aggiunse poi, pronunciando l'ultima parola con disprezzo, quasi fosse velenosa.
Ian abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello duro e ferito del ragazzo "Che intendi?" chiese in un sussurro, sapeva di cosa stava parlando ma voleva esserne sicuro. "Non fare il finto tonto. Sto parlando di me che ti picchiavo prima di scopare. Davvero, Ian? È questo che pensi di me? Mi sono fatto il culo per starti dietro, per aiutarti. Mi sono dichiarato, cazzo. Sono andato contro ogni valore della mia famiglia per te e questo è il ringraziamento? Mi mettono in gabbia e divento un mostro. Fantastico. Grazie mille." si toccò il naso ripetutamente, contenere la rabbia non era la sua specialità e scoppiare lì davanti avrebbe definitivamente ucciso ogni speranza di uscire prima per buona condotta. Ma in fondo che importava? Voleva uscire si, ma alla fine ci sarebbe tornato per qualche altro casino. Prima c'era Ian che lo teneva a bada, ma ora? Sarebbe uscito, magari Svetlana l'avrebbe costretto a prendersi cura del figlio per i primi mesi, poi sicuramente qualcuno lo avrebbe ingaggiato per un lavoro sporco o qualche vecchia conoscenza lo avrebbe beccato per vendicarsi di qualche truffa, in quel caso lui si sarebbe difeso e lo avrebbero di nuovo incastrato e sbattuto in cella...
La voce del più giovane lo scosse dai propri pensieri: "Mi dispiace, okay? Volevo mettermi tutto alle spalle. Ho detto cose non vere, ho creato una storia degna di essere dimenticata. Sono un coglione, okay? Ma non lo pensavo davvero. Erano tutte cazzate, ho mentito." Il rosso si torturava le mani, le guance arrossate così come gli occhi. Quell'immagine lo straziava eppure la rabbia sovrastava ogni altro sentimento "Sarò sempre la tua fottuta ruota di scorta, vero? Torni solo quando le cose non ti vanno più bene o ti annoi. Ma tanto sono sempre qui, no? Sai che nonostante tutte le cazzate che fai, io ti sto sempre dietro. Non conto un cazzo per te, è sempre stato così."
Ian lo fisso sbigottito per qualche secondo, Mickey sapeva che quelle parole lo avevano ferito e che ora si sentiva indifeso e impotente, quasi come si era sentito lui durante i primi mesi, quando ancora sperava di ricevere una telefonata o una visita da parte sua. Il rosso meritava quel trattamento, lo aveva usato e se l'era rigirato a suo piacimento. Anche se la malattia aveva contribuito parecchio e lo aveva trasformato in una specie di zombie lasciandolo inerme e confuso. Mickey voleva salvarlo e nonostante la rabbia e la frustrazione, anche in quel momento voleva solo fargli sapere che sarebbe andato tutto bene. Ma non poteva permettersi di mostrare un'altra crepa. Ci aveva messo anni per ricostruirsi un muro in grado di lasciare tutto fuori e ancora non era pronto, sapeva che mostrare un'altra crepa lo avrebbe distrutto definitivamente.
Doveva resistere.
Ancora un po'.
Ancora per qualche istante.

La guardia annunciò la fine delle visite e mentre tutti gli altri si alzavano, i due restarono un altro istante seduti con gli sguardi incatenati nel disperato tentativo di non scoppiare.
"Ti amo."
La voce rotta del più giovane ruppe il silenzio. le guance ormai completamente rigate dalle lacrime "Pensa quel che cazzo vuoi di me, non cambierà le cose. Io ti amo e so che anche tu mi ami ancora. E farò tutto il possibile per ricordartelo."

Mentre camminava in silenzio per raggiungere la sua cella, un singhiozzo si fece strada tra i suoi pensieri.
Un altro.
Un altro ancora.
Imprecando tra le lacrime si lasciò cadere a terra, la solita voce burbera sostituita da un lamento incessante, la testa premuta tra le mani. Sentiva le guardie accorrere in suo aiuto, credendo forse in un attacco di panico o in un qualche malore.
Ma non era così, era il muro che crollava. Ian era riuscito di nuovo a distruggerlo.
In questo era fottutamente bravo.
E così il grande Mickey Milkovich, il terrore del south side, era caduto un'altra volta per mano della stessa persona.
"Fottuto Gallagher".

ANGOLO AUTORE
Scusate se non è un granché, ma l'ho scritto nei momenti liberi, il mio paese è molto vicino ad Amatrice e Norcia quindi sono stati giorni piuttosto complicati. Spero di rifarmi col prossimo. Adios

Aspetterò | GallavichOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz