Capitolo 34 ~ Allison; Adrian

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{Allison}
Finiti i fuochi d'artificio, rimanemmo seduti in silenzio sul muretto per un po'.
Poi Adrian sospirò: -Allison, devo dirti una cosa.
Si mise in ginocchio davanti a me e mi prese le mani. A quel contatto, sentii una scossa elettrica lungo la schiena.
-Dimmi.
-Vedi... tra tre giorni tornerò sull'Olimpo. Tornerò un dio. -disse il figlio di Zeus guardandomi con quei bellissimi occhi blu.
-Cosa? -chiesi, stupefatta.
-Mio padre mi ha dato un tempo da rispettare. Tornerò sull'Olimpo il diciotto agosto. -si morse il labbro e abbassò lo sguardo sulle nostre mani. -E non ti ricorderai di me.
-Aspetta, cosa vuol dire che non mi ricorderò di te? -mi alzai di scatto. -Io... io...
Adrian si alzò a sua volta: -Neanche io mi ricorderò di te, di Jason o di tutti i ragazzi del Campo Mezzosangue. Non mi ricorderò di questa strana impresa per proteggerti dalle Muse, non mi ricorderò della tua voce, non mi ricorderò di come mi hai curato le ferite che mi ha fatto il Leone Nemeo. Non mi ricorderò che ti amo, Sbuffo di Nuvola. E non so se sia una cosa bella o meno, perché io... vivrò per altri migliaia di anni senza ricordarmi di te. Di quello che ho provato e che provo ancora per te. Della persona a cui penso quando mi sveglio o quando spengo le luci di sera.
Sentii gli occhi pizzicare. Nessuno mi aveva mai detto cose del genere.
-Adrian. Io... non so cosa...
Poi il ragazzo mi abbracciò, piano, probabilmente per evitare di farmi male al fianco.
Lo strinsi a me, ispirando il suo profumo.
-Adrian, dimmi la verità. -dissi quando mi scostai. -Tornerai sull'Olimpo per quello che provo nei tuoi confronti, vero?
Adrian scosse la testa, anche se capii di aver fatto centro dall'espressione dei suoi occhi.
Feci finta di nulla e sorrisi.
-Vieni, ti aiuto a entrare dalla finestra. -disse Adrian. -Ormai è tardissimo.
Annuii, poi lui fece una specie di appiglio con le mani e riuscii a entrare in infermeria.
Mi voltai e lo ringraziai.
-Buonanotte. -mi sporsi per dargli un bacio sulla guancia.
-Buonanotte. -Adrian sorrise.
Richiusi la finestra, tolsi la felpa e mi infilai sotto le coperte.
E iniziai a singhiozzare.

{Adrian}
Rimasi seduto sotto la finestra dell'infermeria per molto tempo.
Guardavo le stelle, appoggiato al muro dell'edificio.
-Mamma. -dissi. -Ti prego, aiutami. Io... io non voglio tornare.
E poi sentii l'esplosione.
Mi alzai di scatto. Proveniva dalla spiaggia, dove tutti i semidei si erano riuniti per vedere i fuochi d'artificio.
-E adesso che succede? -mi chiesi.
Sentii la finestra aprirsi.
-Adrian, che ci fai ancora qui? -domandò la voce di Allison.
Mi voltai e la vidi: anche se aveva i capelli spettinati e gli occhi rossi era bellissima... aspetta un attimo. Perché aveva gli occhi rossi?
Non indossava la felpa, quindi vidi il suo pigiama: pantaloncini e canotta a pois.
-Perché sei ancora sveglia, piuttosto? -chiesi per sviare la domanda.
Allison arrossì: -Ho sentito quell'esplosione. Ora mi aiuti? -tese le braccia verso di me.
La presi per i fianchi. Era la seconda volta quella notte.
-Andiamo. -disse lei tutta decisa.
-Allison, no. È pericoloso. -la fermai prendendola per le spalle.
Lei mi lanciò un'occhiata che non prometteva niente di buono.
-Ed io vado comunque. Voglio sapere cos'è successo.
Sospirai, poi la seguii verso la spiaggia.

Sul lungomare c'erano i resti delle coperte che avevano usato i semidei per sedersi sulla sabbia. Per fortuna i ragazzi stavano tutti bene, ma in cielo c'era una specie di timer.
-Calliope ha detto che ci vedremo a mezzogiorno. -disse Audrey raggiungendo me e Allison. -Quando il conto alla rovescia terminerà.
-Ha detto che questa sarà l'ultima occasione per te, Adrian. -aggiunse Jason affiancando Audrey.
Guardai tutti i semidei che si stavano rialzando dopo essere stati spinti indietro dall'esplosione.
-Dobbiamo prepararci allo scontro. -disse Allison.
-No. Non posso far rischiare tutti i semidei per me. Lasciate che parli con le Muse. Cercherò di farle ragionare. -intervenni.
-E se non ci riuscissi? -fece Kendall. -Non andrai da solo.
Capii che non avrebbe cambiato idea.
-D'accordo. -dissi alla fine. -Ma promettetemi che farete quello che vi dirò.
-Giuriamo sullo Stige. -dissero i miei amici in coro.
Poco dopo sembrava di vivere quelle scene da film in cui senti una colonna sonora epica di sottofondo (Ho fantasia ok?): io e i semidei ci muovevamo in gruppo, camminando per il Campo Mezzosangue per aiutare gli altri a prepararsi. I figli di Efesto costruivano armi, scudi e trappole da piazzare per ogni evenienza. I figli di Atena discutevano strategie con i figli di Ares. I semidei romani insegnavano qualche trucco ai greci e viceversa.
Sembrava un film d'azione.
-Cosa dirai alle Muse? -mi chiese Kendall.
-Le pregherò gentilmente di andarsene. -risposi.
-Pensi davvero che funzionerà? -domandò Audrey. -Hai visto di cosa sono capaci. Potrebbero far saltare in aria il Campo.
-Non se abbiamo un piano B.
-Perché? Abbiamo un piano B? -fece Allison. -E quale sarebbe il piano A?
-Parlare.
-E il piano B?
-Attaccarle.
-Chiaro. Quindi il piano B consiste nel farci uccidere. -riassunse Crystal.
Ci fermammo e ci voltammo tutti a guardarla.
-Che c'è? Sto solo constatando l'evidente. Nove dee contro dei semidei. Non è molto equo. -si giustificò la figlia di Ade.
-Dimentichi della battaglia contro i Titani. -disse Percy avvicinandosi a noi mentre si metteva le protezioni sul braccio.
-E contro Gea. -aggiunse Connor Stoll affiancando Percy.
-Erano dei Titani e noi li abbiamo sconfitti. Con nove dee minori come loro sarà una passeggiata, se abbiamo un buon piano. -questo era Jason.
Ci fermammo davanti alla Collina Mezzosangue e mi voltai verso i miei amici.
-E in quattrocento anni ho imparato una cosa. -dissi. -Il lavoro di squadra è fondamentale se vogliamo vincere.

Mancavano cinque ore a mezzogiorno.
Ero seduto sulla riva del laghetto delle canoe e pensavo a cosa dire alle Muse, quando Leo arrivò.
-Ehi, Saettaman. -mi salutò. -Che ci fai qui?
Feci un respiro profondo per mantenere la calma.
Non dovevo arrabbiarmi. Dovevo sforzarmi di andare d'accordo con quel semidio irritante.
-Penso ad un modo per tenere Allison al sicuro. -risposi.
-Hai una cotta per lei, eh? -fece Leo alzando e abbassando le sopracciglia, furbo.
-Almeno non la farò soffrire troppo. -dissi.
Leo mi guardò interrogativo.
-Non riesci a capire? -stavo iniziando ad arrabbiarmi. -C'è un motivo per cui Allison è rimasta nella Casa 7 quando sei arrivato al Campo. C'è un motivo per cui lei ha pianto quando te ne sei andato con Calipso ad Indianapolis.
-Aspetta un attimo. -mi fermò il figlio di Efesto. -Allison ha pianto per me?
Mi alzai in piedi.
-Aveva una cotta per te. E tu non te ne sei mai reso conto. -urlai. -L'hai fatta soffrire, lo sai? La vedevo dall'Olimpo. Piangeva solo per colpa tua.
-Io... non... non ne avevo idea. -disse Leo. -E poi non me l'ha mai detto.
-Forse perché non ne ha avuto l'occasione? Forse perché tu non l'hai mai considerata? Le hai dato false speranze.
-Amico, calmati. Mi dispiace, d'accordo? Non avrei mai voluto che Allison soffrisse a causa mia.
-E allora perché le hai fatto credere di avere una cotta per lei?!
-Io non...
-Mi credi stupido? Jason mi ha detto della vostra impresa. Di come la trattavi.
Sapevo che non era giusto dirgli cose del genere, ma in quel momento non mi importava.
-Ehi, voi due. -Audrey si mise in mezzo a me e a Leo. -Diamoci una calmata, va bene?
-Non è colpa mia. -si giustificò Leo.
-Io non... -balbettai.
-Adrian. Calmati. Sei solo nervoso. Vai a riposare un po'. -disse Audrey mettendomi una mano sulla spalla. -Ti chiameremo noi quando sarà ora di combattere.
Avrei voluto protestare, invece presi un bel respiro, poi mi diressi verso le Case con le mani in tasca.
Entrai nella Casa di Zeus e mi buttai sul letto.
Chiusi gli occhi all'istante. Sognai mia madre.

Eravamo in un giardino di rose, probabilmente quello del palazzo degli Dei.
-Adrian, non hai più molto tempo. Tra tre giorni tornerai qui. -mi avvisò Eos.
-Io voglio solo passare il tempo che mi resta con Allison. -dissi.
-Lo so, tesoro. -mi pettinò i capelli. -Ma se lei non ti ama ti dimenticherai di lei.
-E... e non c'è un modo per...
Eos ci pensò su: -Beh, in realtà...

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