Capitolo 22 ~ Adrian

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Stavo scendendo le scale di una casa. Quando arrivai nel salotto, mi guardai attorno: l'arredamento era moderno e semplice, sulle mensole c'erano dei libri e delle fotografie, i divani erano grigi, i mobili bianchi. C'era una grande finestra che si apriva su un balcone imbiancato dalla neve.
Seduta sul tappeto bianco c'era una bambina di circa un anno, con i capelli castani raccolti in due codini alti e gli occhi blu elettrico. Indossava un maglioncino rosso con una renna davanti e teneva un ciuccio rosa in bocca. Stava giocando con dei peluche a forma di animali mitologici. Aveva un'aria vagamente familiare, ma non riuscivo a capire a chi somigliasse.
A quanto pare era Natale: nell'angolo della stanza c'era il classico abete, ma non era ancora decorato del tutto. Infatti, accanto ad esso, c'era uno scatolone pieno per metà.
Dalla cucina arrivò una giovane donna.
-Hai trovato ciò che cercavi? -mi chiese.
-No. -risposi. Chissà a cosa si stava riferendo... dei, era Allison. Era più adulta, ma comunque bellissima. Indossava un maglione rosso identico a quello della bambina sul tappeto, che in quel momento rise.
Allison si avvicinò: -Ti piace il satiro, Abigayle? -chiese alla piccola.
Abigayle. Che nome stupendo...
Allison le diede un bacio sulla testa, poi mi guardò.
-Che c'è? -domandò ridendo.
-Niente. -mi affrettai a rispondere. -Finiamo con l'albero?
La figlia di Apollo annuì, poi mi si avvicinò e mi baciò sulle labbra, lasciandomi totalmente spiazzato. Per fortuna si diresse verso lo scatolone e prese delle decorazioni, perché rimasi un attimo a bocca aperta.
La guardai mettere gli angioletti oro e argento e fare un passo indietro per ammirare il risultato.
-Manca solo la stella. -disse.
Mi diressi verso Abigayle e mi inginocchiai accanto a lei.
-Abigayle, vieni a mettere la stella in cima all'albero? -chiesi.
La bimba fece sì con la testa e, dopo aver messo il peluche a forma di satiro sul tappeto con una delicatezza impressionante per una bambina, allungò le manine verso di me. Feci per prenderla in braccio.
-Aspetta, vediamo se mi raggiunge da sola. -disse Allison. Mi voltai e le sorrisi.
-D'accordo. -misi Abigayle in piedi. Allison si inginocchiò e allungò le braccia.
-Vieni dalla mamma, Abigayle. -disse sorridendo.
Mamma?
Ecco a chi somigliava! Era identica ad Allison.
La bimba barcollò un attimo e fece qualche passo, incerta, poi raggiunse Allison e rise mentre lei la prendeva in braccio e si alzava in piedi.
Sorrisi e mi avvicinai a loro.
-Sei bravissima! -esclamò Allison stringendo a sé Abigayle. Poi la presi dalle sue braccia, mentre lei recuperava una stella d'oro da mettere in cima all'albero. Cosa che fece.
E poi arrossii, realizzando che Abigayle era anche mia figlia, oltre che di Allison.
Il campanello suonò e la figlia di Apollo andò ad aprire.
Prima che potessi vedere chi fosse, qualcuno mi scosse.

Aprii gli occhi. Ero in infermeria ed era notte fonda.
-Adrian, devo cambiarti le bende. -disse la voce di Allison.
Mi misi seduto e la vidi smanettare con qualcosa sul tavolo accanto al mio letto.
-Ma... Will? -chiesi guardandomi attorno e stropicciandomi un occhio con la mano.
-Mi ha chiesto di fare il suo turno stanotte. Non era molto in sé. -mi spiegò Allison avvicinandosi.
Aveva tra le mani un paio di forbici e un flacone di crema. Notai che indossava una maglia rossa e arrossii: mi ricordava il maglione che aveva nel sogno che avevo fatto.
-Ehm, dovresti togliere la maglietta. -disse arrossendo a sua volta.
-Ah... già... -balbettai levandomi la maglia.
Dopo quello che era successo nella foresta, Percy e Kendall mi avevano accompagnato in infermeria, dove i figli di Apollo mi avevano medicato le ferite. Per volere loro ero rimasto lì anche di notte.
Avevo delle bende tutto intorno al busto.
Mi misi in piedi, mentre Allison toglieva il cerotto che teneva le bende legate.
-Cos'ha Will? -chiesi.
Allison si morse il labbro: -Lui e Nico hanno litigato e sì, beh... Will non l'ha presa molto bene.
-Hanno litigato? -ripetei.
Lei annuì, buttando le bende sporche nel cestino poco lontano dal mio letto: -È stato un colpo per tutti. Andavano così d'accordo...
-Aspetta, non mi starai dicendo che si sono mollati?
La figlia di Apollo non rispose, ma tornò vicino a me. Mi voltai per permetterle di pulire le ferite.
Quando le sue dita toccarono la mia schiena per mettere la crema che veniva usata come disinfettante sentii un brivido.
-Tutto bene? -mi chiese. -Ti ho fatto male?
-No, stai tranquilla. -risposi.
Ripensai a quel pomeriggio, quando le stavo per dire cosa provavo per lei.
Perché sì, avevo raccontato tutto a Jason quando mi aveva allontanato da Leo Valdez.
Lui mi aveva consigliato di dirle ogni cosa. Non sarebbe stato facile nasconderle tutto ancora per molto.
-Canteresti qualcosa? -le domandai. -Mi piace sentirti cantare.
Capii che Allison stava sorridendo, poi iniziò:

I found a love for me
Darling just dive right in
And follow my lead
Well I found a girl beautiful and sweet
I never knew you were the someone waiting for me
'Cause we were just kids when we fell in love
Not knowing what it was
I will not give you up this time
But darling, just kiss me slow, your heart is all I own
And in your eyes you're holding mine

Allison si allontanò e prese le bende nuove, continuando con la canzone.

Baby, I'm dancing in the dark with you between my arms
Barefoot on the grass, listening to our favorite song
When you said you looked a mess, I whispered underneath my breath
But you heard it, darling, you look perfect tonight

Smise di cantare. Mentre iniziava a mettermi le bende nuove, mi feci coraggio.
-Allison, oggi io volevo dirti una cosa. -dissi guardandole il viso dall'espressione concentrata.
Aspettò un po' prima di rispondermi.
Mise il cerotto per bloccare la garza e poi chiese: -Cosa?
Le alzai il mento, così che mi guardasse in faccia.
-Questo. -e, con tutto il coraggio che avevo raccolto e chinandomi leggermente verso di lei, annullai le distanze tra noi.
Fu un bacio dolce, come il sapore delle labbra di Allison, che sentii sussultare al contatto con me. Poi si rilassò e si abbandonò al mio bacio. Stava per aprire le labbra per ricambiarmi, quando si scostò di colpo, spalancando gli occhi. Si sfiorò le labbra con una mano e fece qualche passo indietro, sorpresa.
Feci un passo: -Io... io ti vedevo dall'Olimpo. Ero un dio. -ammisi tormentandomi le mani. -Ti ho vista piangere per Leo Valdez e ho iniziato a parlarti di notte per aiutarti a dormire senza che pensassi a quel semidio.
Allison singhiozzò quando la raggiunsi.
-Mi sono innamorato di come canti, di come sorridi, del tuo broncio quando ti arrabbi... Di tutto. -le presi una mano. -Ho mentito a Chirone. I miei genitori sono due dei. Zeus ed Eos. Ho chiesto a mio padre di farmi diventare mortale per conoscerti, anche se so già tutto di te. Allison Davis, mi hai fatto innamorare come non mi era mai successo prima.
-Io... -balbettò Allison con voce tremante e roca. -Perché? Perché io? Ce ne sono miliardi come me...
-Non voglio qualcuno come te, Allison. -la interruppi prendendole l'altra mano. -Voglio te. Te e nessun'altra. Sei bellissima, dolce e adoro la tua voce. Potrei stare ad ascoltarti per ore, se potessi.
La figlia di Apollo singhiozzò di nuovo.
-Non... non dici niente? -domandai preoccupato. Non avrei mai voluto farla piangere... non era stata quella la mia intenzione.
Ed Allison tolse la mano dalla mia, poi mi guardò per un secondo negli occhi e corse via, senza staccare la mano dalle labbra.
-Allison! -la chiamai allungando la mano come per fermarla. Non mi mossi di neanche un passo e la guardai andarsene, mentre il cervello mi diceva di seguirla.
Appoggiai la schiena alla parete e mi lasciai cadere a terra. Mi presi la testa tra le mani e cercai di reprimere le lacrime che minacciavano di uscire.
-Sei un idiota. -mi dissi. -L'hai fatta piangere. E mi sembra che abbia già pianto abbastanza, no?
Alzai la testa e vidi qualcosa luccicare alla luce della lampada da comodino accanto al mio letto.
Mi misi in piedi e presi tra le mani un orsetto fatto di fil di ferro.
Era di Allison.
Strinsi il pugno, poi urlai di rabbia.
Non mi importava se avessi svegliato qualcuno.
Non mi importava nulla.
Non quando avevo fatto piangere la ragazza che amavo.
E poi rimasi al buio.
Da fuori arrivò il rumore di un tuono forte e le lampadine presenti nella stanza scoppiarono.
E successe una cosa mai vista al Campo Mezzosangue.
Iniziò a piovere.

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