Capitolo 41

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Quel venerdì di ottobre si era concluso sotto un violento temporale, durante quella torrida estate che di acqua ne aveva buttata ben poca.

Era una sera d'autunno, una di quelle dove la luce del tramonto non dura molto e il freddo della notte inizia a bussare alle porte dell'inverno. Nessuno passava di lì, nessuno tranne quei pochi che di notte avevano libero accesso alle vie senza rischiare morti e/o torture. Senza avere paura dei membri dell'Ordine. Senza impensierirsi che il bacio dato ad un figlio, ad una moglie, ad un padre prima di avventurarsi fuori potesse essere l'ultimo.

Un uomo stava davanti ad una lapide commemorativa in zona Trastevere con dei fiori in mano, stringendoli nervosamente, la sua figura era avvolta da un mantello nero che celava la sua identità.

Sul suo viso apparve un sorriso. Uno di quelli amari dove, però, appariva anche malinconia, tristezza e solitudine.

Uno di quei sorrisi che si fanno quando ci si è rassegnati che la persona cara non tornerà più.

Giorgia si trovava fuori dal portone della villa, Jacopo era uscito da qualche ora e lei si stava spazientendo perché aveva una notizia da dargli. Ma non sapeva come lui l'avesse presa.

Non aveva mai pensato seriamente al momento in cui sarebbe rimasta incinta. Fino a quel momento, fino a quando aveva scoperto di esserlo, era stato come se una cosa del genere non potesse capitare anche a lei.

Certo, succedeva a milioni di ragazze in tutto il mondo ma a lei, alla vecchia e saggia Giorgia, non sarebbe potuto succedere.

Il mondo era in guerra, decine di attacchi ogni giorno da Venezia fino alla punta più estrema della Sicilia, in che mondo sarebbe cresciuto suo figlio e Jacopo come avrebbe accolto la notizia?

Scosse la testa e asciugò una lacrima che stava lentamente solcandole il viso.

Per la prima vera volta si era trovata catapultata in un universo molto più grande di lei, nel quale non aveva idea di come muoversi.

Forse se sua madre fosse stata ancora con loro sarebbe stato tutto diverso: si sarebbe confidata con lei, avrebbe ascoltato i suoi consigli e, probabilmente, si sarebbe lasciata rassicurare dalle sue parole, conscia che la donna che l'aveva portata in grembo volesse soltanto il bene di sua figlia.

Un singhiozzo le uscì spontaneo, accompagnato da uno spasmo. Ormai il pianto era cessato, lasciando spazio alle paure e alle riflessioni. Doveva prendere una decisione e se possibile doveva farlo ora.

Il suo cuore in fondo aveva già deciso, senza ripensamento alcuno: valeva la pena mettere al mondo quel bambino, a tutti i costi e non solo perché c'era in ballo una piccola nuova vita umana, ma anche e soprattutto perché quel piccoletto rappresentava tutto ciò che era il suo amore con Jacopo: passione, follia, complicità, condivisione.

Ecco, se lei avesse seguito il cuore avrebbero 'condiviso' un'altra splendida cosa come quella di diventare genitori insieme, di crescere e far crescere una piccola creatura del tutto dipendente da loro due.

Ad un tratto si accorse della figura incappucciata nei pressi della lapide di Val, allora pensò fosse Jacopo e si avviò a grandi passi verso di lui con un gran sorriso sul viso, era arrivato il momento di dirglielo.

Arrivata proprio li a pochi passi disse:

<<Jacopo..>>con un tono emozionato.

La figura vestita in nero sorrise le sue labbra rosse spiccarono da sotto il cappuccio e si incurvano in un sorriso cattivo.

Abbasso il cappuccio mostrando una folta chioma di capelli scuri.

<<Mi spiace, non sono chi voi cercate>>disse repentino Stefano

Secolaria - Obscura LuxWhere stories live. Discover now