Capitolo 26

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Jacopo non era tornato a casa quella notte, si era dato malato al lavoro e si era concentrato sul suo piano. Galagasco avvalendosi dell'aiuto di altri elfi era riuscito ad infiltrarsi in una delle abitazioni della zona periferica di Tor Bella Monaca ed aveva trovato una copia identica del corto coltello utilizzato per l'assassinio di Val.

Aveva comprato una cassa di birra e una bottiglia del migliore whisky invecchiato dodici anni in uno spaccio clandestino in zona Portuenze frequentato da piccoli delinquenti MagiNò che si occupavano di riscuotere per il racket qualche pizzo di poca importanza, ma anche da Creature oscure e Occultisti. Avevano tutti facce da topi, anche quando erano grandi e grossi perché venivano dalle fogne e nelle fogne vivevano pensò l'uomo.

Così aveva comprato la cassa di birra e la bottiglia e si era nascosto. Per tutta la notte e per tutto il giorno. Aveva trovato un posto isolato in una casa in rovina di Tor Bella Monaca, dal quale poteva vedere tutta la feccia entrare e uscire dal quartiere. 

Scappò una risata. Poi tese l'orecchio. Attento. Provò a ridere di nuovo e di nuovo senti quel qualcosa. Qualcosa che mancava. E allora stappò la prima birra e bevve qualche sorso di whisky. Poteva accendere una lanterna, ma aveva deciso di rimanere al buoi di proposito. Gesto premeditato, anche se il buio lo metteva al disagio. Al buio quando era ragazzino non sapeva mai da dove potesse arrivare suo padre. Vederlo arrivare con una fioca luce mentre brandiva la sua bacchetta, era meno pauroso. Non faceva meno male, era solo meno pauroso.

Finì la birra e rise di nuovo. Di nuovo aveva teso l'orecchio, in cerca di quel qualcosa che mancava e gli era parso che stesse mancando. Non tutto, ma un po' era tornato, come se una parte di se stesse tornando a galla. Allora rise più convinto. Albeggiava quando, alla quarta birra e metà bottiglia di whisky Jacopo aveva ritrovato la sua risata quasi per intero. E non era più buio. Si distese accasciando sul divano mezzo logoro e mangiato dai topi, aveva appoggiato la testa e gli era parso di sentire profumo di pulito. Era tremendamente ubriaco, rise, riscoprendo la sua risata, riconoscendola per intero e poi aveva chiuso gli occhi sprofondando nel sonno.

Era di nuovo sera quando si svegliò. Di nuovo buio. Solo le luci della città. Jacopo si guardò intorno e si avvicinò alla finestra sbilenca che dava sulla strada. Era di nuovo sobrio e questo lo sentiva fin dentro le ossa. Ma sapeva come rimediare. Si voltò e stappò una birra. Ne bevve un'altra tutta d'un fiato, poi si attaccò alla bottiglia di whisky e ne bevve una generosa sorsata. Infine diede fondo alla birra. Ruttò e poi rise. Si era la sua risata. A pieni polmoni.

<<Arrivo!>> urlò come se si rivolgesse alla città, verso quelle luci colorate <<Vengo a prenderti!>> disse a voce bassa, come una minaccia e in mezzo a tutte quelle luci lo sguardo torno cupo, buio e spento.

Diede fondo al whisky e infine rise, beandosi di quel suono al quale non mancava nulla. Calciò la bottiglia e si diresse a piedi per le scale che portavano in strada. Si infilò in un vicolo stretto e fetido che sapeva di scarti del mercato del pesce. Da li scavalcò una recinzione di metallo e si calò in un cortile.

Dal cortile, rasentando un vecchio muro di mattoni, raggiunse una vecchia rete metallica. Ci si aggrappò e la scalò, lasciandosi andare dall'altra parte. Cadde sbilanciato dal troppo alcol. Si rialzò ridendo sommessamente. Poi proseguì lungo un muretto basso, a braccia larghe come un equilibrista e di li saltò in una scala antincendio. Aprì la finestra al terzo piano lanciando un incanto Clavem con la sua bacchetta e si infilò nell'appartamento, in silenzio.

<<Chi è?>> disse una voce roca, impastata dall'alcol.

Jacopo aveva di nuovo voglia di bere.

Dalla stanza accanto venne un rumore di vetro contro vetro. Il collo di una bottiglia contro il collo di un bicchiere.

Jacopo si palesò davanti la porta e vide un uomo sulla trentina, su per giù la sua stessa età, una camicia a quadri stile boscaiolo aperta mostrando un canottiera logora e con macchie di lerciume non ben identificate, fisico asciutto, ma con una pancia da alcolizzato. Se ne stava sprofondato in una poltrona di velluto verde, stinta, lisa sui braccioli e macchiata. Stringeva un bicchiere mezzo pieno di liquore. La bottiglia era a terra, ai piedi della poltrona a portata di mano. Una bottiglia senza etichetta. Non del buon whisky, ma un distillato più scadente che girava sottobanco. Un'altra bottiglia identica era rovesciata per terra vuota. L'uomo guardo Jacopo

<<E tu chi cazzo sei? Che ci fai in casa mia?>>disse e poi bevve.

Biascicava le parole ed era evidentemente troppo ubriaco per capire la gravità della situazione.

Jacopo si voltò senza dire nulla e gli prese la bottiglia.

<<Vieni qui pezzo di merda ridammi la bottiglia, giuro che ti ammazzo>> ed estrasse un revolver nero e fece fuoco.

La pistola era scarica e Jacopo rise di gusto, una risata lenta e sadica.

Butto a terra la bottiglia che si frantumò e il liquido ambrato si disperse sul pavimento, estrasse la bacchetta e con un gesto delle catene si avvolsero attorno all'uomo stringendolo e legandolo alla poltrona, una di queste si strinse forte alla mascella se si fosse mosso si sarebbe letteralmente spaccata in due.

<<Adesso che siamo tutti più comodi..>> in tono di evidente ironia verso l'uomo:

<<Ti farò alcune domande e tu mi risponderai chiudendo gli occhi, due per dire si e una volta per dire no.. hai capito?>> continuò allungando la bacchetta verso di lui. L'uomo era terrorizzato e cominciò a piangere e a bofonchiare, strizzando due volte gli occhi per annuire.

<<Sei tu Bebo Morelli detto il "Secco">> guardandolo sarcastico alludendo alla pancia gonfia da alcol.

L'uomo strizzo due volte gli occhi, allora Jacopo estrasse il corto coltello dalla fondina sotto il trench e lo conficcò nel tavolino traballante di fronte e loro.

<<E tuo questo?>> continuò incrociando le braccia al petto.

Bebo esitò appena e strizzo solo una volta gli occhi allora la catena avvolta alla mascella cominciò a stringersi.

L'uomo lanciò un urlo terribile, poteva sentire le ossa spostarsi dalla loro normale posizione.

Preso dal panico strizzo più di due volte gli occhi, lamentandosi con urli strozzati, sembrava quasi implorarlo.

Jacopo con un gesto repentino stacco il coltello dal tavolino e con un leggero movimento del polso con la bacchetta le catene si dissolsero in un fumo nero.

<<In Piedi!>>ordinò e l'uomo senza accorgersene si ritrovò faccia a faccia con lui.

Era un po' più alto, piangeva e urinò nei pantaloni, allora Jacopo esordì:

<<Che schifo!>> esclamò appena lo ebbe a tiro e lo trafisse con il corto coltello che lui usò per uccidere Val.

L'uomo sentì la lama che gli scheggiava le costole e gli entrava nel torace con un rumore viscido.

Sbarrò gli occhi e cadde a terra. Allora Jacopo alzò di nuovo il coltello e di nuovo calò un colpo in punti non vitali.

<<Ti ricordi la strage a Piazza San Pietro? Il ragazzo che uccidesti a sangue freddo, calandogli in coltello in gola?>>disse Jacopo a denti stretti affondando un altro colpo, perdeva sangue da tutte le parti

<<Adesso proverai la stessa sensazione!>> esclamò e così dicendo gli prese la testa e la tirò con forza indietro ed infilò il coltello nella gola fino al manico. Il sangue venne fuori a flutti.

Con il viso stravolto dall'adrenalina e dalla rabbia guardò l'uomo privo di vita.

<<Viscido verme!>> rise Jacopo, della sua risata un po' più leggera.

Notò il revolver per terra, lo raccolse guardandolo incuriosito.

Senza pensarci troppo lo puntò verso il cadavere premette il grilletto e disse a voce sommessa <<Boom>>. Poi uscì smaterializzandosi.

Il corpo di Bebo fu ritrovato una settimana dopo per il fetore che emanava.  

Nessuna traccia, nessuna pista.

Secolaria - Obscura LuxWhere stories live. Discover now