The end 2.

3.6K 261 190
                                    

CHIARIAMO UNA COSA PRIMA CHE INIZIATE A LEGGERE.
Molti commenti nel primo finale dicevano che avreste preferito il "lieto fine". Mi è dispiaciuto che non fosse quello che vi aspettavate. Ho pensato di cambiare il secondo finale nonostante ce lo avessi in mente da molto tempo. Ma la storia è la mia dopotutto e vorrei che finisse così. Mi dispiace se non è quello che volevate, spero che possiate apprezzarlo lo stesso. Il lieto fine per me, è banale.

Ditemi se per voi la vera fine è la prima o la seconda. Quale preferite insomma.

Finito il secondo finale fatemi sapere se in un ipotetico futuro ci starebbe un piccolo sequel. Giusto così, per curiosità.

Prendo lo stuzzicadenti immergendolo nel mio cappuccino e con la mano tremante muovo il piccolo strato di schiuma cercando di dargli forma. È da una settimana che provo a non dare le forma di un culo enorme alla Kardashian.

Dopo aver completato l'opera, un sorriso orgoglioso si fa spazio sul mio volto.
«Ci sono riuscita! Dannazione finalmente!» urlo saltellando sul posto.
«Stai urlando di nuovo? Farai scappare via i clienti.» Shawn mi affianca dietro il bancone, roteando gli occhi al cielo. Ormai lo conosco, so che il mio comportamento per quanto possa sembrare strano, lo diverte.
Metto un finto broncio, «E io che volevo regalarti questo cappuccino con un cuore sopra.»
Alza i palmi della mano all'altezza del suo volto «Okay okay, lo apprezzo.»
«Fai bene. Anche perché avrò buttato una decina di cappuccini per fartelo.»
Sempre detto che i gesti carini non fanno per me.

Si lascia sfuggire un lieve sospiro, «Ti pago troppo.» dice a braccia incrociate scuotendo la testa.
«Devo fare la lista del nuovo carico che ci hanno portato. Lascio tutto alle tue mani.»
«Agli ordini capo!» mi porto la mano alla testa facendo il tipico saluto dei soldati. E questa volta non può fare a meno di trattenere un sorriso. Mi lascia un buffetto sulla guancia prima di andare nel retro.
Metto in ordine tutto quello che ho messo in mezzo per i primi clienti in arrivo. Quando scoprii questo bar non era molto frequentato, anzi quasi per niente. Ma in un modo o nell'altro quando ci sono ritornata dopo anni è diventato uno dei bar più "frequentati". Mi sorprendeva il fatto che non fosse ormai chiuso e con il proprietario in mezzo alla strada.
Prendo lo strofinaccio asciugando gli ultimi bicchieri velocemente, tenendomi occupata a canticchiare fra me e me.

«Fate ancora il frullato al mango?»

Evidentemente non avevo sentito la campanella che annunciava l'arrivo di un cliente. La voce dietro alle mie spalle, per quanto non l'ascolti da anni, la riconosco facilmente. Quella frase mi riporta immediatamente alla prima volta che l'ho incontrato. Con tutto il controllo che ho cerco di trattenere le mie stupide lacrime.

«No... non lo facciamo più.» poso il bicchiere continuando a dargli le spalle.
«E perché?»
«Perché ha troppi ricordi.»
Ringrazierò per sempre Shawn che alla mia richiesto l'ha tolto dal menu. Ogni volta che un cliente l'ordinava mi ritrovavo a farlo con latte, ghiaccio, mango e tante lacrime.
«Non fa niente, odio il mango.»
«Lo so.» mi prenderei a schiaffi per averlo detto. Il mio tentativo di far finta di non riconoscerlo è fallito miseramente.
Mi giro verso di lui, trovandolo distante dal bancone. Con le mani nelle tasche come faceva sempre, i capelli ancora lunghi, un accenno di barba, occhiaie ben visibili e viso stanco. Esattamente come lo ricordavo. Perché nonostante tutti i miei tentativi di dimenticarmi di lui, lo ricordo dalla testa ai piedi.

Non ha un bell'aspetto, come se avesse passato le ultimi notte insonni. Come se ormai, fosse stanco delle vita.
«Ti vedo bene.» dice non lasciando trasparire nessuna emozione. Come se non fosse felice nel vedermi bene, ma non gliene faccio una colpa.
«Ci ho messo 8 anni per riuscire a dare questa impressione.» ammetto.
«Vuoi dire che non stai bene?»
«Anch'io ti vedo bene.» svio la domanda. Ma in realtà non lo vedo affatto bene.
«Non so neanche più cosa significhi stare bene.»
Non mi capacito del fatto che lui dopo tutto questo tempo stia in queste condizioni. Non che io sia la persona più felice del mondo, ma vado avanti.
Si avvicina fino a far aderire il suo corpo al bancone bianco e automaticamente abbasso la testa non riuscendo a incrociare i suoi occhi spenti da così vicino.

I'm not a fan, maybe //Luke Hemmings Where stories live. Discover now