nineteen

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tyler e josh si svegliarono poche ore prima di cena. tyler non riusciva a guardare negli occhi il ragazzo, che se ne rese conto, ma non disse nulla: era stata una giornata pesante per entrambi, e non voleva causare altri problemi a nessuno dei due.
scesero in salone e trovarono tutta la famiglia di tyler a parlare. avevano tutti delle espressioni serie sul volto.

«figliolo...», il signor joseph chiamò tyler. «sedetevi.»
tyler tremò da capo a piedi, e josh gli pose una mano sulla spalla e strinse la presa. i due ragazzi obbedirono e rimasero in silenzio.
«tua madre mi ha raccontato quello che è successo oggi. voglio sentire le vostre versioni.», disse lentamente e con calma.

«posso iniziare io?», chiese josh con il suo tono basso. il signor joseph lo incoraggiò a parlare. «era il cambio d'ora, tyler ed io stavamo prendendo i nostri libri. d'un tratto arrivano un gruppo di ragazzi che non conosciamo molto.», josh tossì e il labbro riprese a sanguinare. «scusi.»

si alzò e andò in cucina per prendere un fazzoletto, e quando fece ritorno in soggiorno tyler continuò.
«iniziano ad insultarci e a spintonarci. poi ci afferrano e ci portano in bagno. mentre ci tengono fermi due ragazzi gli altri ci picchiano.»

«chi?», lo interruppe il padre.

«maxwell e scarlett .», rispose tyler, e zack abbassò lo sguardo. «non rispondiamo ai colpi o ai loro insulti, e prima di andarsene adam ci chiama finocchi.», riprese tyler, che guardò il fratello: «josh ed io stiamo insieme, è vero».
jay prese la mano la mano fredda e tremante di tyler e la strinse fra le sue piccole ed anch'esse tremanti mani.

«risolverò questa situazione. lo faremo tutti insieme.» commentò il padre, facendo capire al figlio che la sua omosessualità non era un problema per lui.

«bene!», esclamò kelly con le lacrime agli occhi. «vado a cucinare la cena, qualcuno mi aiuta?»

tutti si alzarono, tranne zack, che rimase seduto sul divano. era nervoso e si torturava le mani, consapevole di ciò che aveva fatto, di ciò che aveva detto. zack sapeva che tyler aveva capito che lui aveva fatto qualcosa, ma zack non voleva che le cose andassero in quel modo.
«posso parlarti?» tyler si avvicinò a zack, parlandogli a bassa voce. zack annuì e il fratello si sedette vicino a lui.

«ty, lasciami spiegare, per favore.», lo implorò, quasi piangendo.

«non importa ora.», lo interruppe l'altro. «josh ed io non siamo stati i primi e non saremo gli ultimi a venire massacrati di botte per ciò che siamo da gente ignorante! spero che tu abbia imparato la lezione ora. sono gay, ma il mio orientamento sessuale non è tutto quello che ho!», tyler iniziò a piangere e a parlare con il tono più alto. «ci ho impiegato tempo e fatica per accettarmi e capire cosa josh significasse per me. non ci siamo svegliati un giorno e abbiamo deciso di piacerci! ma ciò che mi fa più male non sono queste ferite! mi fa male pensare che mio fratello abbia creduto che quello che adam e gli altri pensano sia giusto! spero solo che quello che è successo a me non capiti anche a te, o a madison, o a jay!»

tyler si alzò dal divano e sorpassò josh per andare in camera sua. josh era tornato in salone quando aveva sentito la voce di tyler urlare quelle parole.

«io non pensavo che vi facessero questo...», esclamò zack fra i singhiozzi.

josh rimase fermo immobile. «perché lo hai fatto, zack? è perché ti sto antipatico?»

«io... debby mi ha chiesto di capire se stavi davvero con tyler... e qualche giorno fa vi ho visti mentre vi baciavate. le ho solo detto che stavi con un ragazzo, ma non con tyler. ma è ovvio che lo abbia capito.»

«debby, eh?», fece soltanto josh, sovrappensiero.
anche il tinto lasciò zack da solo per raggiungere tyler, ma una volta raggiunta la stanza, josh si rese conto che la porta era chiusa a chiave dall'interno. allora provò a bussare, ma tyler non gli aprì.
«piccolo, sono io, josh. per favore, aprimi.», josh bussò ancora. «piccolo, sono io, apri la porta.»

sorry not sorry || joshlerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora