nine

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tyler era stranamente rilassato. non si sentiva in quel modo da tanto, troppo tempo. intrecciò le sue dita tra i capelli rossi di josh e li tirò leggermente, mentre l'altro lo abbracciava.
non erano più tyler e josh, erano una cosa sola, tutto il resto non contava più. per un solo istante debby non era incinta e tyler non era fidanzato con jenna.
erano stati i secondi più belli della vita di tyler, ma non poteva non sentirsi in qualche modo sbagliato. in fondo lui era fidanzato con jenna, ma stava baciando josh e non voleva nemmeno smettere.
josh morse il labbro di tyler, facendolo mugolare, e finalmente poté avere accesso alla sua bocca, che sognava da giorni.
tyler non si tirò indietro, non voleva smettere di essere il desiderio di josh.
loro erano lì, abbracciati, e vivevano, e respiravano. i loro cuori battevano all'unisono, creando il suono più bello.
e loro sorridevano, perché in quel momento nulla aveva più importanza.
tyler si sentiva vivo, e voleva urlarlo al mondo intero. sorrise quando si rese conto di cosa stessero facendo e quando capì che gli aveva dato lui inizio.
josh si separò lentamente, contagiato dal sorriso dell'altro ragazzo. tyler era bellissimo, sì, proprio ora, tyler era la persona più bella del mondo, più di qualsiasi modella, più di tutti.

«non scappare.» disse josh, facendo un passo indietro per osservare meglio il ragazzo che era in preda all'imbarazzo. tyler scosse la testa per dire no. non riusciva a parlare, la sua gola era in fiamme, la lingua come gelatina e sentiva le guance bruciare come non mai.
si sentiva come una ragazzina di 12 anni mentre dava il suo primo bacio.

«t-ti è... piaciuto?», balbettò tyler più a sé stesso che a josh.

josh sorrise malizioso: «sì», disse, «vieni con me».
gli prese la mano e la strinse forte mentre camminava velocemente verso una meta per tyler ancora ignota.
i due camminavano in silenzio, le mani strette l'una all'altra. nessuno dei due voleva parlare, perché rovinare quel momento con delle parole?
le parole, dette o no, rovinano i momenti, mentre i gesti e i silenzi valgono più di tutto.
più loro si avvicinavano alla meta e meno gente c'era.

tyler sapeva dove josh lo avesse portato: erano in un piccolo boschetto ai confini della città. tyler ci andava sempre quando era piccolo; si chiese perché la sua famiglia avesse smesso di andarci. col passare del tempo tyler aveva smesso di ricordare, perché il passato fa male e certe cose non vuoi mai riviverle.

«seguimi.», josh fece l'occhiolino a tyler, che arrossì ancora di più. avrebbe tanto voluto essere come lui. anzi, non completamente. tyler non aveva gli stessi "interessi" di josh, lui non avrebbe mai messo jenna incinta, e non avrebbe mai  fumato erba.

forse in qualche modo avrebbe convinto josh a smettere, almeno col fumo.
tyler era totalmente immerso nei suoi pensieri, non si era accorto di essersi addentrato nel boschetto. era buio, non si vedeva niente.

«hai paura?», chiese josh ridacchiando. «stai tranquillo: qui ci sono solo uccelli.»
josh ridacchiò ancora, e tyler non seppe come reagire. era un doppio senso? doveva ridere e battergli il cinque come quei coglioni della sua classe di ginnastica, oppure doveva andarsene?
cosa doveva fare? si limitò al silenzio, come suo solito.
«eccoci. non si vede granché, ma con le luci del telefono potremmo farcela.»

«sei sicuro?» chiese tyler fermandosi.
erano davanti ad un albero gigantesco, con sopra una piccola casetta e delle scale per arrivarci.

«vengo continuamente qui, so come arrivarci, so tutto. ti devi solo fidare di me.», nel tono di josh c'era qualcosa che rassicurò tyler, e infatti tirò fuori il telefono e accese la torcia.

«guidami.»

josh sorrise e salì per primo.
in poco tempo entrambi furono nella casa sull'albero, seduti uno di fronte all'altro, con le gambe distese e la schiena poggiata sui muri di legno.

sorry not sorry || joshlerWhere stories live. Discover now