Capitolo 6

734 62 9
                                    

Martina e Ila tornarono a casa poco dopo l'ora di pranzo, come al solito. Caleb non voleva che il padre picchiasse anche loro, e quindi le due gli avevano promesso che sarebbero sempre tornate un po più tardi. E così facevano da ormai tre anni. Ma le ragazze continuavano a trovare ingiusto che soffrisse solo il fratello. Appena arrivarono, l'odore del ramen le travolse.
«Gnaaammm» fu il commento di Martina, che lasciò subito il suo zaino e quello con Ila dentro all'ingresso e si diresse in cucina.
«Non abbandonarmi!» le urlò Ila, uscendo a malavoglia dallo zaino e seguendola. Ma entrambe le ragazze rimasero paralizzate. Caleb stava cucinando, si, ma aveva la maglia zuppa di sangue.
«Cal...» mormorò Martina, facendolo girare.
«Mh?»
«La schiena...» continuò Ila.
«Non riesco a disinfettarmi la schiena da solo, sapete?» rispose ironico il ragazzo.
«Ila, finisci tu di preparare il pranzo. Io aiuto Caleb» disse Martina prendendo il fratello per il polso e trascinandolo in soggiorno. Lo fece sedere sul divano, poi andò a prendere il kit medico. Intanto, il castano si levò la maglia. Quando la ragazza tornò, restò basita a fissargli la schiena. Su essa, era inciso con dei tagli molto profondi "Die gay", cioè "muori gay". Martina provò a dire qualcosa, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono, quindi alla fine ci rinunciò e si limitò a disinfettargli la schiena e a fasciarla. Quando ebbe finito, andò in camera e gli portò una maglia pulita.
«Grazie»
«Prego onii-san... Ma non devi più farlo... Sai benissimo come bloccarlo... Sei più forte di lui... Potresti batterlo...»
«Nee-chan... Sai che non voglio fargli male...»
«Ma lui fa male a te...»
«Non importa»
«...»
Martina andò in cucina ad aiutare Ila a cucinare, stanca di quel discorso.

Caleb andò agli allenamenti, e decise che, per quella volta, le sue sorelle potevano andare con lui.
«Non dovresti allenarti» disse Martina.
«Tanto non ti ascolta...» mormorio sconsolata Ila.
«Appunto, non ti ascolto. Sto bene, posso allenarmi senza problemi»
«Che baka» sospirarono in coro le due ragazze.
Appena arrivarono, però, notarono subito che l'aria era abbastanza tesa.
«Ciao ragazzi» salutò Martina, inclinando la testa «che è successo? Siete più tesi di una corda di violino»
I ragazzi si guardarono, poi Mark prese la parola.
«Dark ha intenzione di venire qui...»
«...merda» commentò Ila.
«Probabilmente vuole Jude...» continuò David.
«Non vuole lui» dissero in coro le due Stonewall. Caleb si limitava a star zitto.
«Cioè... Lo vuole, ma non è la sua priorità» si corresse Ila, mentre tutti guardavano lei e la sorella confusi.
«La priorità... Ceh... Sarebbe... Ecco...» iniziò Martina, gesticolando, ma non continuò. Non sapeva minimamente come spiegarlo. Eppure era semplice come cosa, solo che non riusciva a dirla.
«Onii-san aiutami!» piagnucolò.
«Dobbiamo seriamente dirlo?»
«Si! Per spiegare!»
Caleb sbuffò rumorosamente. Non amava farlo sapere.
«Parlate??» domandò David alterato, mentre tutti li fissavano. Anche se, il più curioso sembrava Jude.
«Beh... Ecco...» ricominciò Martina «io e Caleb... Noi... Noi siamo...»
Poi venne interrotta.
«Sono i miei figli»

Vita da Stonewall Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora