Capitolo 31

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Justin's pov.
Mi stanno sudando le mani dall'ansia, è la prima volta che mi sento così.
Il capo fissa dei fogli davanti a se che gli sono stati consegnati da James per poi spostare il suo sguardo di ghiaccio sul mio.
I suoi occhi azzurri mi scrutano come per cercare di leggere nella mia mente ed io mi sento vuoto, come se in quei pochi secondi mi avesse rubato tutto quello che ho all'interno.
Deglutisco e inizio a guardarmi intorno spazientito da tutto questo silenzio, non fa altro che aumentare la mia agitazione.
Sulle pareti si vedono molte foto della sua famiglia e anche qualche targhetta con scritto impiegato del mese. Mi soffermo su una foto in particolare, la mia preferita.
È la stessa che ho io nel mio portafoglio e ritrae me, Alec, suo padre e mio padre tutti sorridenti e sporchi di fango a causa delle cadute durante la partita di calcio che era giunta al termine pochi secondi prima che ce la scattassero.
Mio padre era davvero un bell'uomo, quanto vorrei essere come lui.
Sorrido con lo sguardo ancora fisso sulla cornice facendo sorridere anche il capo.
"Ti manca, vero?" Chiede all'improvviso facendomi spaventare.
Annuisco trattenendo le lacrime e rivolgendogli un sorriso malinconico.
"Anche a me." Risponde per poi tornare a prestare attenzione sui fogli di fronte a lui.
Lui e mio padre erano migliori amici, è così che ci siamo conosciuti io e Alec.
Io stavo facendo finta di compiere una missione segreta nell'ufficio di mio padre, che condivideva con il padre di Alec, avevo messo un peluche a forma di orso dietro un armadio e fingevo di trovare prove come carte di caramelle per terra o mi immaginavo di vedere delle impronte per poi catturare il colpevole di un immaginario omicidio.
Nel momento in cui trovai l'orso, mi ricordo che non riuscivo a usare le manette per ammanettarlo, era la prima volta che le prendevo in mano.
Ad un tratto la vocina di Alec aveva fatto capolino nella stanza dandomi dell'idiota perché non ero capace di usarle mentre lui, con un colpo secco, era riuscito ad ammanettare l'orsetto lasciandomi stupefatto.
Io gli chiesi come aveva fatto e lui mi insegnò tutto quello che sapeva, iniziammo a giocare insieme e diventammo migliori amici in poco tempo.
Ci siamo sempre supportati a vicenda e così faremo per sempre, come i nostri padri.
Il capo appoggia con forza la tazza di caffè sulla sua scrivania facendomi tornare alla realtà.
Ora che ci penso, sono qui da un po' e non ho ancora parlato del perché mi trovo qua.
Faccio per parlare ma lui mi precede.
"Justin, voglio sentire la tua versione dei fatti, so cos'è successo, ma quei due coglioni di prima mi gironzolano attorno ventiquattro ore su ventiquattro chiedendo di licenziarti perché sono invidiosi del tuo incarico importante, perciò non mi fido più di tanto." Appena apro bocca la voce mi si blocca in gola, che cosa gli dico adesso? Non riesco a parlare, ho paura, molta paura.
"È vero quello che hanno detto?" Chiede incitandomi a parlare.
"C-cos hanno detto?" La mia voce suona spaventata e tremolante.
Il capo mi pietrifica con lo sguardo e sospira ancora facendomi deglutire terrorizzato.
"Hanno detto che ti hanno beccato a fare sesso con una nostra carcerata, è la verità?" Annuisco incerto e inizio a torturarmi le dita in preda all'ansia.
"Justin, da quanto va avanti questa storia?"
"I-ieri è stata la prima volta, lo giuro."
Lui sospira ancora e sposta il suo sguardo di ghiaccio sui fogli che ha probabilmente letto e riletto un miliardo di volte da quando sono qui.
"Qui c'è scritto anche un altra cosa, quella che mi fa più arrabbiare se lo vuoi sapere." Non lo volevo sapere di certo.
"Non solo hai usufruito di una prigioniera, ma hai anche abbandonato il posto di lavoro per passare la notte con lei, è vero?" Annuisco sconsolato.
"Mi dispiace tanto, i-io..."
Mi zittisce con un gesto della mano e scrive delle frasi al computer per poi appoggiare la testa sulle sue grosse mani e mettersi a pensare.
Non sono psicologicamente pronto a lasciare questo posto.
Il capo mi guarda negli occhi ed io ricambio lo sguardo come se potessi fargli capire  quanto mi dispiace con solo uno sguardo.
Subito dopo torna a scrivere qualcosa sul computer, le sue dita si muovono freneticamente sui tasti componendo probabilmente le parole che porteranno al mio licenziamento.
"Mi dispiace davvero." Ripeto.
Lui ferma le sue azioni e sposta di nuovo il suo sguardo su di me.
"Sei perdonato Justin, ti capisco."
"No lo giuro mi dispiace tantissimo, se mi vuole licenziare faccia pur-... aspetti cosa?" Il capo sorride e mi da una pacca sulla spalla.
"Sei la persona che lavora più seriamente in questa prigione, anche più di mio figlio. In questi anni non hai mai fatto nulla di sbagliato e sei sempre stato d'aiuto e disponibile, non ti meriti questo per un solo errore. Hai sempre lavorato tanto e so che stai contemporaneamente trattando il caso di tuo padre e posso capire le tue azioni, perché è una grossa quantità di lavoro e ognuno ha bisogno di rilassarsi a suo modo, tu non hai mai chiesto un giorno di ferie invece.
Poi sei come un figlio per me e so che anche tuo padre avrebbe fatto la stessa cosa al posto mio." Mi alzo in contemporanea a lui e lo abbraccio come facevo quando ero piccolo, avevo bisogno di un po' di affetto.
"Ti do un altra chance." Mentre lo ringrazio mi blocca per una spalla come per dirmi di non andare subito.
"Ascolta Justin, se hai bisogno di... ecco, 'rilassarti' chiedimi tutto il tempo che vuoi di ferie e ti lascerò andare dove ti pare ma ti prego, non fare sesso con altre prigioniere perché non potrò pararti il culo per sempre e soprattutto, non abbandonare mai più il posto di lavoro." Mi lancia uno sguardo di intesa e io trattenendo una risata faccio un cenno di saluto prima di uscire da quell'ufficio infernale.
Faccio un passo in avanti ma mi ricordo di essermi dimenticato di chiedere una cosa perciò riapro la porta di scatto trovando il capo fermo a guardarmi sorridente.
"Sapevo che saresti tornato, hai un cuore troppo buono figlio mio. Alla prigioniera non succederà nulla, ho appena mandato una mail che le toglie ogni colpa e adesso la staranno portando di nuovo in cella credo." Ma quest'uomo ha dei superpoteri? Io sapevo che poi leggere nella mente.
Sorrido ringraziandolo ancora una volta e mi dirigo finalmente fuori dall'ufficio. Appena passo di fianco alle due guardie che mi avevano accompagnato qui sorrido ad entrambi che probabilmente ora se la vedranno loro con il signor Lightwood e corro verso il mio appartamento per rilassarmi dopo questa stressante mattinata.

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Spero che questo capitolo sia migliore del precedente, quello era proprio una merda eheh.
Comunque ci ho messo molto a pubblicarlo perché sono stata in vacanza una settimana e non avevo il Wi-Fi, scusatemi 🙈
Vi è piaciuta god is a woman? Io la amo
I love you all 💗
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MASK [JARIANA]Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ