#26

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· Eren ·

Non ci credo.

Non può essere.

L'uomo mi fissa, ed io resto lì impalato senza sapere cosa dire, fare, persino se respirare. Trasuda autorevolezza vestito nella sua divisa da ufficiale, le medaglie bene in vista ed i gradi cuciti sulle spalle.

Tremo, la mia vista offuscata e completamente paralizzato.

Quando mi rivolge la parola, il suono della sua voce mi attraversa da capo a piedi come una scarica elettrica.

«Eren.»

Gli getto le braccia al collo, attirandolo a me e stringendolo con forza. Le mie mani sono tra i suoi capelli, il mio viso nell'incavo del suo collo. Il suo odore mi sale alle narici e finalmente mi sento di nuovo intero e non più un uomo a metà.

«Sei qui...» mi pizzicano gli occhi, mentre le sue dita scorrono tra le mie ciocche castane.

«Sì.» è quasi un sussurro ma è sufficiente affinché le mie gambe cedano, costringendo entrambi ad inginocchiarci sul pianerottolo.

Le sue braccia intorno ai miei fianchi sono la mia ancora, forti e salde, segno che il mio non è un sogno ma la semplice realtà.

Levi ha mantenuto fede alla sua promessa.

È tornato a casa.

«Possiamo entrare, ora? Non vorrei dare adito al Signor Pixis di spettegolare.» dice riferendosi al nostro vicino impiccione, ed io mi riprendo dal forte stupore facendo alzare entrambi.

«S-sì scusami!» balbetto stropicciandomi gli occhi «Vieni a sederti!»

Raccolgo il suo borsone e lo prendo per mano, chiudendo la porta con un piede e facendolo accomodare in salotto.

«Quando sei arrivato? Avresti potuto dirmelo, sarei venuto a prenderti! Hai mangiato? Stavo giusto per chiamare una pizza! Oh, hai sete? Aspetta, ho qualcosa nel frigori-»

«Eren, prendi fiato..!» mi sorride, facendomi sedere sul divano accanto a lui.

Tiro un respiro profondo, tentando di non sommergerlo con le mie domande a raffica.

«Stai bene? Sei ferito..?» gli chiedo, studiando la sua figura alla ricerca di qualche dettaglio che risponda al mio quesito. Levi sembra riflettere attentamente, prima di prendere parola.

«No, Eren. Non sono ferito.»

Tiro un sospiro di sollievo, non mi ero nemmeno accorto di aver trattenuto il fiato.

«Vuoi fare una doccia? Sarà stato un lungo viaggio. Preparo tutto l'occorrente e dopo vai a letto, sarai stan-»

Le sue labbra sulle mie bloccano qualunque cosa stessi per dire. Si muovono piano, senza fretta, lievi ma insistenti, ed io cedo immediatamente al loro richiamo. È un'esplosione di sensazioni che si irradiano nel mio petto come un fuoco d'artificio.

«Sono solo stanco di starti lontano, Eren. Vieni.» mi prende delicatamente per le mani, facendomi alzare e dirigendosi verso la camera da letto. Lentamente inizia a spogliarsi della divisa, piegandola e poggiandola sulla sedia nell'angolo, restando in biancheria intima. Ho trascorso mesi sognando il suo corpo nel tentativo di non dimenticarne neanche un insignificante dettaglio, ed ora eccolo qui. Si siede con naturalezza sul letto, come se non fosse mai andato via e appartenesse unicamente a questo luogo, dando dei lievi colpetti sul materasso facendomi cenno di imitarlo.

«Mostrami quanto ti sono mancato.»

Divento rosso come un peperone perché il mio cervello elabora immediatamente tutti i pensieri sconci che ho fatto in attesa del suo ritorno.

One Last NightWhere stories live. Discover now