Capitolo 7

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Fui costretta a spegnere il mio cellulare, perché Lauren non aveva fatto altro che chiamarmi e mandarmi messaggi. Anche se non avevo intenzione di sentire cosa dovesse dirmi o cosa mi avesse scritto, potevo immaginare che voleva chiedermi scusa.
Dopo averle dato uno schiaffo che si era meritata- e nessuno poteva darmi torto- mi ero affrettata ad entrare a scuola, ignorando gli sguardi di metà istituto che mi fissava con gli occhi spalancati. Dinah mi aveva seguito senza esitare, aveva provato a sollevarmi un po' il morale, dicendomi che Lauren era una stupida o cose simili, ma non l'avevo ascoltata molto. Mi aveva chiamato puttana. Mi aveva dato della puttana. Lei, la persona il cui giudizio mi importava tantissimo, anche se non poteva essere considerata la mia migliore amica. Per l'amor di Dio, ero innamorata di lei, era logico che le sue parole mi ferissero. Adesso, finalmente, mi sembrava di capire come una parola potesse ferire più di mille schiaffi. Credo proprio che, sotto queste circostanze, una tortura a base di schiaffi sarebbe stata meno dolorosa.
Non sapevo se sarebbe arrivata a venire a casa, ma per evitare di trovarmela improvvisamente in stanza, avevo chiesto a mia madre di non farla entrare se si fosse presentata alla nostra porta. Potevo leggere la curiosità nei suoi occhi, tuttavia le fui grata per non aver fatto domande. Ero sicura che mia madre si fosse resa conto di tutti i cambiamenti durante questi anni, però aveva sempre cercato di darmi i miei spazi. Dopotutto, anche se non sapevo ancora come fronteggiare tutta questa situazione, non è che le avessi dato motivo di preoccuparsi per me. Quindi, immaginavo che si aspettasse i soliti problemi adolescenziali. Per questo non si preoccupava più di tanto. Sapeva che se fosse successo qualcosa di grave, le avrei parlato. Parlavo sempre con lei, ma in questo caso...non sapevo cosa fare.
Andai a sedermi alla scrivania, presi il mio computer e decisi di mandare un messaggio ad Alessandro, per spiegargli quello che era successo. Lui non ci mise molto a rispondermi, sembrando sconvolto e stupito come i miei amici quella mattina. Fortunatamente, non l'avevo incontrata durante il corso delle lezioni, altrimenti non avrei saputo bene come avrei reagito.
Dopo un po', Alessandro mi inviò un messaggio dicendomi di accendere il telefono, per potermi chiamare. Feci come aveva detto, e dovetti aspettare un po' per iniziare una telefonata con lui, perché il mio telefono caricò all'improvviso tutte le notifiche che mi ero persa fino in quel momento. Quando, finalmente, gli avvisi di messaggi e chiamate terminarono, cliccai il suo numero dalla rubrica e lo chiamai.

<<Ciao, Mila>>, disse. Sentii alcune persone parlare in sottofondo, quindi immaginai che fosse con i suoi amici.

<<Ciao...ti disturbo?>>, domandai, curiosa.

<<Credo ti averti chiesto io di chiamarmi. Se mi avessi disturbato, non te l'avrei chiesto>>, disse, suonando divertito. Ridacchiai anche io.

<<Be', cosa devi dirmi di così importante?>>.

<<Come ben sai, sabato mattina ritorniamo in Italia. Quindi, i nostri professori ci hanno dato il giovedì sera libero per festeggiare gli ultimi giorni. Allora ho pensato: perché non invitare anche Camila ed i suoi amici? Così, ci portano in un posto che conoscono>>, disse lui. Sembrava davvero speranzoso, e immaginai che volesse farlo anche per cercare di farmi distrarre da tutta la storia di Lauren. Ma quanto poteva essere dolce? Mi conosceva a malapena, eppure si comportava come se fosse un fratello maggiore? Dovevo dire a Shawn di prendere esempio, anche se era più piccolo di me.

<<Domanderò alle mie amiche, ma sono sicura che ci inventeremo qualcosa>>, dissi, senza poter evitare di sorridere. Non avrei permesso a Lauren di rovinarmi il resto della settimana, sopratutto perché questi erano gli ultimi giorni con Alessandro.

<<Davvero? Ma è meraviglioso! Sono felicissimo di sentirtelo dire, ragazza>>, disse, quindi mi immaginai il suo sorriso in quel momento.

TeenAge DreamWhere stories live. Discover now