-Grazie mille-. Scivolo fuori senza nemmeno guardarlo. Negli occhi di tutti leggo sempre la solita pena come se meritassi tutto questo, come se fossi da commiserare.

Linda è come sempre seduta dietro la sua enorme scrivania mentre mi avvicino recuperando come sempre messaggi da parte di mio padre. –Ciao Linda, ci sono messaggi per me?-.

Solleva gli occhi sorridente. È l’unica persona che ha continuato a guardarmi allo stesso modo, immagino non sappia nulla, non credo rimarrebbe così tranquilla se sapesse gli ultimi avvenimenti accaduti. –Va tutto bene Niall?-. Mi guarda con aria circospetta a quanto pare non sono molto bravo a nascondere i miei problemi come credevo di saper fare.

-Tutto bene grazie, quindi? Ci sono messaggi?-.

-In realtà un ragazzo, è nel tuo ufficio. Ha detto che ti avrebbe aspettato li-.

-Un ragazzo?-. Annuisce preoccupata. –E’ per caso un bel moretto?-.

-Si, è proprio un bel moretto-. Zayn.

Immagino sia qui per Christine. –Bene grazie mille-. Mi dirigo al mio ufficio lasciando in asso Linda. Quando apro la porta Zayn è comodamente seduto su una delle poltroncine davanti la mia scrivania. –Come mai sei qui?-. A quanto pare la nostra animata discussione avrà un secondo round.

-Ben arrivato mister Horan-. La sua espressione sarcastica non mi piace, so che è qui per Christine ma non capisco cosa voglia ancora da me. Come mi ha detto di fare le sono rimasto lontano. Non la sento e non la vedo da quella sera.

-Cosa vuoi Malik?-. Non mi interessa nemmeno starlo a sentire, non ho nulla da dirgli ma dubito possa lasciare il mio ufficio nello stesso modo per come è entrato. Rimango fermo davanti la porta chiudendola semplicemente alle mie spalle, così che orecchie indiscrete non possano ascoltare cosa lui abbia da dirmi.

-Sono qui perché volevo assicurarmi tu lasciassi in pace Christine; si sta buttando sul lavoro e sull’articolo. Ma ha perso il lavoro e a quanto pare nessuno le ha ancora fatto un’offerta, spero tu non c’entri nulla con tutto questo-. Parla lentamente come se le sue fossero insinuazioni, come io possa c’entrare davvero qualcosa con tutto ciò.

-Credi sul serio io voglia davvero che lei non trovi lavoro?-.

-Quando una brillante giornalista come lei abbandona il lavoro altri giornali dovrebbero fare a gara per averla. Ha anche tra le mani un’importante storia eppure nessuno sembra essere interessato-. Non mi piace il suo tono, non mi piace nemmeno lui sia qui, nel mio ufficio, a colpevolizzarmi di un qualcosa di così assurdo. -.. è strano non trovi?-.

-Zayn parla chiaro, pensi io c’entri qualcosa?-.

-Il cognome Horan ti apre molte porte lo sai benissimo e può anche chiuderne molte a chi sta lavorando ad un caso come quello suo-. Respiro profondamente cercando di appellarmi al mio buon senso. Non voglio litigare. In tutti i casi ha ragione, è noto a tutti quanti quanto la mia famiglia sia importante in questa città. Londra appartiene a uomini come mio padre e sono sempre loro a dettare le regole. Scommetto che mio padre sta dietro a questa storia ancora una volta.

-Ci penso io-. Parlerò con lui non appena lascerà questo ufficio. -.. mi occuperò personalmente affinché lei abbia un lavoro, un buon lavoro-. Un’espressione soddisfatta si tinge sul suo viso mettendosi in piedi e venendomi incontro quando ha finalmente raggiunto il suo scopo. Zayn Malik è uno sbruffone ma vuole bene a Christine e non vorrei vedere nessun altro al suo fianco se non lui.

-Stalle lontano comunque Horan-.

-Non ho bisogno tu mi dica cosa debba fare-. Stringo i pugni osservandolo di sbieco. Sta sorridendo come se lui avesse il coltello dalla parte del manico, in realtà possiede l’unica persona di cui mi importa veramente. –Adesso lascia questo ufficio-. La mia è una minaccia, una fottutissima minaccia che però non sembra scalfirlo. Al contrario ride di sottecchi.

-Buona giornata-. Dice aprendosi la porta e richiudendola istanti dopo. Vorrei prendere a pugni qualcosa, vorrei far sparire quel sorriso dal volto di quel ragazzo. Vorrei tornare indietro e cancellare ogni cazzata commessa.

Mi sento un idiota, un incredibile idiota ad aver rovinato tutto. E adesso mio padre che tenta in tutti i modi di peggiorare le cose, non posso crederci. Non è ancora soddisfatto?

Senza pensarci due volte e prima di distruggere il mio ufficio mi dirigo nel suo, non mi importa nemmeno di chiedere se può ricevermi. Attraverso il lungo corridoio che mi separa dal suo ufficio ignorando Linda quando tenta di dissuadermi. Spalanco la porta trovandolo seduto nella sua poltrona con un’espressione compiaciuta in viso come se aspettasse solo questo momento.

-Niall-.

-Cosa cazzo stai facendo?!-. Non mi importa nemmeno di star urlando. Voglio prendere a pugni anche lui adesso. –Le stai chiudendo tutte le porte non è vero?-.

Il suo sorriso sparisce sostituendosi con un’espressione cupa. Si solleva girando attorno alla sua scrivania e venendo di fronte a me. –Quella ragazza vuole rovinarci te ne rendi conto?-.

-Sta solo facendo il suo lavoro. Ti sei rovinato con le tue stesse mani molto tempo prima-.

-Su andiamo Niall, adesso ti importa come facciamo soldi? Non mi pare che ti è mai importato prima. Faccio questo lavoro da molto, sono nato qui e conosco come funzionano queste cose-. La sua voce mi fa schifo, lui mi fa schifo e perfino chiamarmi Horan mi fa schifo.

-Lasciala in pace-. A denti stretti faccio quella minaccia sperando capisca che non sto scherzando. Non mi importa di lui voglio solo la lasci in pace.

-Fai in modo che non pubblichi quell’articolo allora-. Si sta prendendo gioco di me e capisco che non farà nulla.

 -Lei pubblicherà quell’articolo-. Ci penserò io a lei, farò in modo che ottenga un nuovo lavoro; in fondo sono un Horan anche  io, a qualcosa dovrà pur servirmi se voglio rendere felice la donna che amo facendo si che non possa rovinarle l’unica cosa a cui lei abbia sempre tenuto veramente.

Sono fuori di li nel giro di pochi secondi, sentire cosa lui abbia da dirmi non mi interessa. –Linda!-. Solleva immediatamente il viso quando la chiamo attendendo io le dia istruzioni. –Chiama Olan, passa la chiamata nel mio ufficio-. Sono lui può aiutarmi, benché non sia felice di farlo mi rendo conto possa essere l’unica soluzione per il suo futuro. 

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