Music can make you fly [Mikau x Lulu]

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Mi sentivo stanco, davvero stanco. Immerso in quell'acqua che per la prima volta in vita mia mi sembrava così fredda, così ostile. La mia casa in quel momento mi stava uccidendo, facendomi galleggiare mollemente sulla superficie dell'acqua.

Avevo appena le forze per tenere gli occhi aperti. E mi sentivo tanto stanco. Volevo dormire, volevo lasciarmi cullare dalle onde di quell'acqua sporca, che insieme alle ferite che mi coprivano il corpo mi rendeva sempre più molle, più vicino alla morte.

Eppure, sentivo come se non potessi chiudere gli occhi, come se non potessi permettere alla morte di vincere su di me. Perché? Non era più semplice farsi cullare dalle onde fredde del sonno eterno? Perché avrei dovuto ribellarmi a quel destino, che mi stava dando un senso di pace infinita?

- Mikau...

Voltai stancamente la testa. Di chi era quella voce? Io l'avevo già sentita, potevo giurarlo.

- Mikau, tornerai sano e salvo, vero?

Allungai una mano verso quella voce, mentre iniziavo a tossire in modo convulso.

Un qualcuno affiorò nella mia mente. Il viso delicato di una Zora, tra l'azzurro ed il verde, con il corpo sottile avvolto in un abito blu. La conoscevo. Sì che la conoscevo.

Ebbi un attimo di buio. La morte voleva portarmi via con sé, ma no. Non potevo, non ancora.

Le uova.

C'erano delle uova. Dovevo prendere le uova. Perché dovevo prendere le uova?

Per lei. Lei... Lulu. Erano le sue uova.

No, non le sue.

Le nostre. Erano le nostre uova.

Sentivo una grande confusione, mi faceva male la testa. Dovevo scrollarmi di dosso la morte. Dovevo fare qualcosa. O non me ne sarei andato sereno.

Ma cosa? Cosa dovevo fare?

Nel tempo del battito di un cuore, riuscii a sentire qualcosa. E a vederla. Una scena direttamente dal mio passato.

***

La baia era immersa nell'aria fresca della notte. Io me ne stavo seduto sulla piattaforma di roccia dietro all'anfiteatro. Coloro che si esibivano potevano andare lì a prendere una boccata d'aria fresca una volta finito lo spettacolo, invece di restarmene chiusi nei camerini.

Japas e gli altri non c'erano. Ero solo davanti alla vastità praticamente infinita del mare, che si muoveva come un'unica e gigantesca creatura, mentre tenevo tra le mani la mia chitarra, fatta con la lisca di un pesce, e la suonavo distrattamente.

- Una grande serata oggi, vero? - disse una voce femminile dietro di me.

Mi voltai, trovandomi davanti la figura sottile di Lulu. Mi sorrise, ed io non potei fare a meno di pensare che fosse uguale a sua madre. La stessa che aveva composto la musica che ascoltavo sempre da bambino, e che ero andato ad ascoltare la prima volta in cui ero andato con la mia famiglia all'anfiteatro Zora.

A pensarci, era imbarazzante che io fossi stato un fan della madre di quella che ormai potevo senza dubbio alcuno definire una delle migliori amiche che mai mi fossero capitate.

Lulu aveva la stessa voce della madre quando cantava, ma a me personalmente sembrava ancor più meravigliosa. Mi sembrava ancora incredibile di poter lavorare con lei.

Del resto ero stato pescato completamente a caso, senza preavviso. La banda degli Indigo' goes stava cercando un nuovo chitarrista, e Japas mi aveva sentito per caso. Diceva che io ero un grande talento.

In tutta risposta io avevo alzato le spalle, pensando che stesse scherzando.

Ma visto che erano passati due mesi dalla mia prima esibizione con il gruppo e che mi trovavo insieme a Lulu nel retro dell'anfiteatro, a parlare del concerto, evidentemente non si trattava di uno scherzo.

- Domanda che non c'entra nulla con il nostro discorso - disse Lulu - Ti ho mai chiesto perché hai iniziato a suonare?

- Mai chiesto - risposi io, tenendo lo sguardo sul mare e sulle onde tranquille. Mi veniva quasi voglia di farmi una nuotata, ma in quel momento preferivo parlare con Lulu.

Era una delle persone più interessanti che avessi mai conosciuto. Si definiva un poco strana, ma a me piaceva. Per la maggior parte del tempo stava zitta, soprattutto quando ci trovavamo in gruppi grandi. Anche solo vedendola con qualcuno che non facesse parte della banda si vedeva che si sentiva a disagio.

Quando stava con me, con Japas o con chiunque altro che fosse parte degli Indigo' goes, invece, diventava più aperta, ogni tanto scherzava anche, ma per la maggior parte del tempo restava zitta, con l'ombra di un sorriso dipinta sulle labbra delicate.

Quando poi era da sola con me riusciva a parlare di più. Non so se facesse così anche quando stava da sola con gli altri. Ma con me lo faceva. Parlava, parlava di sé, ogni tanto mi rivolgeva qualche domanda strana, che sembrava sempre nascondere qualche significato intrinseco che non riuscivo mai a comprendere.

- Allora posso chiedertelo - disse lei - Perché hai iniziato?

- Mi era sempre piaciuta la musica - risposi io - Poi sono andato all'anfiteatro Zora e... non so. Era come se fossi immerso in un altro mondo - parlavo con il tono di chi descrive il più bello dei suoi sogni - Era tutto bellissimo. Come se la musica accompagnasse ogni battito del mio cuore. Quella sera ho deciso che volevo essere io ad accompagnare i cuori delle persone con la musica. Comprendi o sembro un pazzo a dire queste cose?

Lulu si sedette sulla pietra della piattaforma, immergendo le gambe in acqua, ed io feci lo stesso - Non sembri pazzo per niente. Hai detto una cosa molto bella.

Strimpellai un paio di note sulla chitarra - È come se semplicemente suonando potessi fare tutto. La musica può farti volare, se vuoi.

- Sei poetico, oggi... - disse lei, muovendo leggermente le gambe nell'acqua del colore dell'inchiostro.

La guardai. Aveva gli occhi grandi e dolci di una bambina. Le diedi piano un bacio sulla guancia, e lei appoggiò il viso sulla mia spalla, sorridendo.

***

Era iniziato tutto così, no? E poi ci eravamo avvicinati, ed era stato tutto così magnifico. Magnifico davvero.

E poi erano arrivate le uova qualche tempo dopo e io avevo riso, e pianto, e poi l'avevo abbracciata e le avevo dato un bacio.

E poi io ero uscito ed ero tornato, e lei piangeva. E si era stretta a me poggiandomi il viso sul petto e non aveva detto nulla ma io avevo capito lo stesso.

Volevo solo salvare le uova, ma avevo fallito miseramente.

Non potevo lasciare che finisse così. Non potevo morire prima di aver ritrovato i miei figli.

Ora non sono più le onde a cullarmi, ma le note di quel ragazzino vestito di verde.

È tutto buio, ma sto bene. Sto morendo, ma mi sento felice. La mia anima è in pace. Dopotutto, io lo so che quel ragazzino aiuterà Lulu. Lo sento.

Lulu.

Un occhio di bue appare nel nulla, illuminando una figura sottile, vestita con un abito blu. La sento cantare sulle note dolci della canzone della guarigione, e il mio cuore si muove con la musica.

La stessa musica che è stata capace di farmi volare.





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Tloz [Raccolta Di OneShots E Storie Brevi]Where stories live. Discover now