Capitolo 31

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Sophia e Carl si incontrarono a casa di quest'ultimo il giorno dopo, pronti a passare un pomeriggio in tutta tranquillità. Quella mattina a scuola, per la ragazza, era stato difficile spiegare tutta la situazione ad Alisia, soprattutto per quanto riguardava il suo livello di attenzione in quel periodo; continuava a pensare al nonno, costretta dalla madre a partecipare alle lezioni scolastiche, preoccupata per l'eccessivo numero di assenze della figlia.
Carl non faceva altro che ripensare a quello che era successo il giorno prima: la sua mente continuava a ritornare sulle sue parole e su ciò che era accaduto dopo, fatto per cui Sophia non era ancora pronta. Si era sentito male quando aveva visto quella lacrima tingerle la faccia, per questo si era subito fermato e si era preoccupato di farla stare meglio al più presto, a proprio agio. Non si sarebbe mai aspettato di arrivare ad una situazione del genere con tanta fretta, specialmente non avrebbe mai creduto di perdere l'autocontrollo, mettendo alla luce i suoi sentimenti nei confronti di Sophia. Quando il giorno prima gli erano scappate quelle due paroline, il cuore aveva cominciato a battere a mille, mentre il respiro si faceva affannoso e il sangue affluiva al viso, rendendolo bollente. Anche in quel momento stava provando qualcosa, sentiva la bocca dello stomaco stringersi, provocando però una dolce sensazione, per nulla dolorosa; erano seduti sul divano, lei accoccolata sul petto di lui ed il ragazzo con il braccio intorno alle sue spalle. La strinse ulteriormente a sè, lasciandole un bacio tra i capelli; avrebbe voluta proteggerla da tutto e tutti in quel momento, sapendo che sarebbe stata una cosa impossibile.
"Hey, va tutto bene?" Gli chiese la ragazza ad un certo punto, interrompendo i suoi pensieri; lei lo stava osservando da un po', notando nel suo atteggiamento qualcosa di strano.
"Eh? Sì, tutto a posto, ero solo... Sovrappensiero." La rassicurò, rivolgendole un sorriso dolce. "Forza, dobbiamo andare." La incitò Carl cercando di alzarsi, ma venendo subito bloccato dal peso di lei.
"Andare dove?" Chiese Sophia ridendo, sapendo già la risposta a quella domanda.
"Dobbiamo andare a prendere Judith e Robin, ricordi?" Fece lui, accarezzandole la testa in modo delicato.
"E va bene." Si arrese la ragazza, alzandosi pimpante e trascinando in piedi anche il ragazzo. "Muoviti però." Scherzò, scappando quando il ragazzo provò a farle il solletico.
Arrivò alla porta, per poi essere raggiunta e ricevere ciò che sospettava; il ragazzo allungò le mani verso i suoi fianchi, cominciando a farle il solletico, facendola scoppiare in una fragorosa risata.
"Basta, basta!" Lo supplicò Sophia, continuando ad allontanare le mani di lui, anche se invano.
"Okay, la smetto." Acconsentì Carl alla fine, aprendole la porta ed incitandola con un gesto ad uscire; lei fece un respiro profondo, smettendo di ridere prima di attraversare la porta.
Non dissero una parola durante il tragitto, ma passarono il tempo tenendosi per mano, guardandosi intorno spensierati e sentendosi finalmente liberi, nonostante la scuola fosse ormai iniziata totalmente. Arrivarono di fronte alla scuola materna di Judith, notando altri genitori o parenti che andavano a prendere i rispettivi figli o nipotini; quel giorno le maestre avevano deciso di portare fuori a giocare i bambini, utililizzando il cortile a loro disposizione. Non appena Judith vide il fratello, lui fece appena in tempo a lasciare la mano della ragazza prima che la sorella gli saltasse in braccio.
"Ecco la mia combina guai preferita." Scherzò il ragazzo, lasciandole un bacio tra i capelli. "Hai fatto la brava oggi?" Si staccò da lei quel tanto che bastava per vederla in viso, continuando a tenerla in braccio.
Judith si limitò ad annuire, informando poi Carl che doveva rientrare per prendere dei disegni che aveva fatto; lui la poggiò delicatamente per terra, guardandola correre verso l'entrata dell'edificio. Quando tornò, aveva con sè un foglio ed un pezzo di carta con attaccato un filo.
"Questo è per te." Porse il foglio al fratello, mentre questo sorrideva nel vedere il disegno della più piccola: aveva raffigurato entrambe le famiglie -sia quella di Sophia che la loro-, unite tra loro dalle mani che si intrecciavano.
"È bellissimo." Gli sussurrò Sophia, prima di sentirsi tirare i pantaloni.
Abbassò lo sguardo, notando che Judith la stava chiamando; le mostro il piccolo lavoretto fatto quel giorno a scuola: un aquilone formato da pezzi di carta colorati, con una cordicina e dei pezzi di carta velina posti come fiocchetti.
"Stupendo, ma vola?" Le domandò la ragazza con un sorriso; la bambina annuì, cominciando a correre per il cortile.
I due ragazzi scoppiarono a ridere, prima che Judith saltasse di nuovo in braccio a Carl e i tre cominciarono a dirigersi verso le scuole medie, per poter così andare a prendere anche Robin. Si posizionarono di fronte all'edificio, in attesa che uscissero tutti i fanciulli. Le faceva uno strano effetto essere lì con Carl e non con uno dei suoi nonni o con quelli di Alisia -che abitavano vicino alle scuole-; aveva compiuto la maggiore età solo a luglio, prima aveva sempre avuto bisogno di un adulto per poter andare a prendere il fratello, altrimenti non gliel'avrebbero mai lasciato. Sophia ed Alisia, infatti, si conoscevano praticamente da quando erano nate, visto che i rispettivi nonni paterni si erano incontrati ed avevano stretto amicizia molto tempo addietro, prima perfino della nascita dei loro genitori. La ragazza si ridestò dai suoi pensieri grazie al suono della campanella della scuola, segno che annunciava la fine di quella giornata scolastica. Una volta che fu uscito, sul volto di Robin si formò un sorriso, che però si spense subito dopo, non appena il suo sguardo si posò su Carl.
"E lui che ci fa qui?" Chiese un po' freddo il ragazzino alla sorella, non appena si fu avvicinato.
"Abbiamo sistemato tutto, stiamo di nuovo insieme." Lo rassicurò Sophia, lasciandogli un bacio sulla fronte. "Non preoccuparti." Rivolse un sorriso dolce al ragazzo al suo fianco, che ricambiò subito.
Judith si ribellò tra le braccia del fratello, scendendo a terra e andando vicino a Robin, abbracciandolo di slancio; il fanciullo ricambiò subito, sussurrandole un "mi sei mancata" all'orecchio. Tutto stava tornando alla normalità, prima che Sarah giungesse nelle loro vite.
O quasi.

A New Life || Carl Grimes ||IN REVISIONE||Where stories live. Discover now