Capitolo 23

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Il fatidico giorno era arrivato e l'impazienza, l'agitazione e la paura facevano a gara per chi fosse l'emozione degna di sopraffare le altre all'interno della coscienza ed il cuore di Sophia; stava camminando con Carl lungo il piccolo marciapiede che costeggiava la strada, torturandosi le mani.
"Quante volte ti ho detto di non farlo?" La rimproverò il ragazzo, allungando il passo per pararsi di fronte a lei ed afferrarle le mani con le sue.
"Scusa, è solo che sono..." La ragazza non riuscì a terminare la frase, non era capace neanche di guardarlo in faccia.
"Ansiosa." Terminò lui al posto suo, rivolgendole un sorriso amorevole e pieno di dolcezza, quasi si stesse rivolgendo ad un piccolo cucciolo ferito. "Hey," la richiamò dopo qualche secondo, prendendole il mento tra l'indice e il pollice ed alzandole il viso verso il proprio, ammirando quella piccola luce che aveva negli occhi verdi. "non devi avere paura; ho deciso di stare con te alla fine, non con lei. È te che voglio." Tentò di consolarla lui, lasciandole un piccolo bacio sulle labbra e chiudendole poi le braccia intorno al corpo, stringendola a sè.
Anche Carl stava percependo paura dentro di sè, come un'ombra scura fa sentire la sua umida e fredda presenza sulla luce; se la verità fosse venuta fuori avrebbe potuto perderla per sempre, qualsiasi cosa le avesse detto. Sophia era una ragazza fragile, timida e dolce, non c'era nessun materiale paragonabile a lei: se qualcuno l'avesse fatta cadere si sarebbe rotta in frantumi come il vetro o il cristallo, ma se avesse anche provato a calpestarla, l'effetto sarebbe stato quello di calpestare un cuscino, non una scheggia accuminata che ti ferisce. L'unica a rimanerci ferita sarebbe stata lei. Nel frattempo, la ragazza premette il viso nell'incavo del collo del ragazzo, inspirandone a fondo l'odore, sperando che non fosse l'ultima volta. Entrarono insieme all'interno dell'aeroporto, che si trovava poco più avanti; Sophia non era mai stata all'interno di un aeroporto, non ne aveva mai avuto il motivo o l'occasione, l'aveva solo visto da fuori. Si diressero dove sarebbe stata Sarah una volta scesa dall'aereo, accorgendosi che molte persone erano là ad aspettare: c'era chi aveva delle valigie con sè e si guardava attorno in modo confuso o impaziente, chi invece aveva dei cartelli con dei nomi sopra, altri ancora fremevano per l'emozione -probabilmente non stavano più nella pelle nel rivedere qualche parente o amico-.
"Carl!" Gridò all'improvviso una ragazza dall'altra parte rispetto a loro, attirando l'attenzione dei due ragazzi e lasciando andare le valigie, correndo incontro al ragazzo; aveva i capelli lunghi, fluenti e biondi, sottili come la seta. Gli occhi brillavano di un azzurro intenso mentre correva incontro al ragazzo, accompagnati da un sorriso a trentadue denti; era alta e snella, slanciata. In poche parole perfetta. Non appena gli fu vicino, la ragazza le lanciò le braccia intorno al collo, per poi staccarsi ed afferrargli il viso, dandogli un bacio sulle labbra. Sophia non sentì più il cuore, come se avesse smesso di battere, sentendo al suo posto una fitta che portò con sè solo freddo, dolore e sofferenza. Le lacrime affiorarono nei suoi occhi, mentre la testa cominciava a farle male ed il viso diventava umido. Quando l'altra ragazza aveva stretto le braccia intorno al collo del ragazzo, Carl aveva esitato sorpreso, ricambiando solo dopo qualche attimo l'abbraccio; ma non appena si era ripreso dallo shock e lo stupore iniziale del bacio inaspettato, l'aveva spinta via, rivolgendo il suo sguardo verso Sophia.
"Non è come credi." Le disse lui, avvicinandosi a lei e poggiandole le mani delicatamente sulle braccia. "Non me lo aspettavo, non lo avrei mai permesso se lo avessi saputo." Cercava lo sguardo della ragazza, ma era perso nel vuoto, un punto indefinito di fronte a sè, come se fosse in una sorta di trance o coma ad occhi aperti.
"Che succede Carl?" Chiese quella che ovviamente doveva essere Sarah, avvicinandosi al ragazzo e posandole una mano sulla spalla; lui fece un movimento brusco, sottraendosi così al tocco della ragazza, una luce accusatoria gli brillava negli occhi.
"Che cosa ti è saltato in mente?! Non stiamo più insieme!" Si sfogò il ragazzo, gli occhi pieni di rabbia. "Sarah, te ne rendi almeno conto?"
Lei all'inizio era sconcertata e un po' turbata dal comportamento del ragazzo, ma si riprese poco dopo, ribattendo: "Rendermene conto? Si può sapere che cosa ti prende?"
"Mi prende che mi hai appena baciato, nonostante non stessimo più insieme!" Replicò lui, passandosi una mano sul viso e facendo dei respiri profondi, tentando di calmarsi.
"E che problema c'è?" Chiese lei stizzita, stringendo i pugni lungo i fianchi.
"Scusate, ma io me ne vado." Disse Sophia, interruppendo la discussione tra i due e dirigendosi verso l'uscita.
"No, aspetta!" La richiamò Carl, afferrandole la mano e bloccandola. "Tra noi è finita già da un pezzo, è con te con cui voglio stare, colei che voglio." Sottolineò l'ultima parola, provocandole un brivido lungo la schiena.
"Che cosa?!" Esclamò Sarah, scuotendo la testa e facendo una piccola risatina incredula. "E allora i messaggi?"
"Quali messaggi?" Chiese Sophia con voce flebile, girandosi verso l'altra ragazza con ancora le lacrime agli occhi.
L'altra afferrò e poi cercò qualcosa sul cellulare, porgendolo poi a Sophia; c'era una chat, più precisamente tra Sarah e Carl, con messaggi dolci e sdolcinati, tipo 'mi manchi', o anche 'ti amo, vorrei che tu fossi qui con me in questo momento.'
"Ascoltami Sophia," la supplicò il ragazzo sull'orlo di piangere, sfiorandola; lei si ritrasse inorridita, come se l'avesse toccata un tizzone ardente. "era un momento di debolezza, non le penso più quelle cose." Tentò di giustificarsi, non ottenendo ottimi risultati.
"Da quanto vi scrivevate?" Domandò solamente lei, non guardando nessuno e restituendo il cellulare a Sarah.
Carl guardò verso il basso, fissando il suo sguardo sui suoi piedi, mentre una lacrima gli rigava il viso e confessava: "Da quando sono qua," rivolse di nuovo il viso verso di lei, un groppo in gola che li faceva un male indescrivibile. "ma dopo ho smesso, dopo un paio di giorni che ci eravamo messi insieme io..." Non gli lasciò neanche il tempo di terminare, perché Sophia gli diede uno schiaffo in pieno viso, per poi lasciare l'aeroporto. Nel frattempo Carl si teneva con una mano la guancia accaldata dall'impatto tra quest'ultima e la mano della ragazza, sperando di non aver distrutto tutto come sospettava.

A New Life || Carl Grimes ||IN REVISIONE||Where stories live. Discover now