Capitolo 11

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Il pomeriggio dopo Sophia e Carl si fermarono direttamente a casa di lei per il ripasso di storia. La mattinata era passata abbastanza veloce; inoltre la ragazza doveva ancora chiedere al ragazzo di unirsi insieme a lei e ad Alisia alla festa di compleanno di quest'ultima, cosa che la migliore amica le aveva chiesto ancora la mattina precedente. Entrarono in casa dirigendosi verso la cucina, poggiando poi lo zaino vicino al tavolo nella stanza.
"Su che cos'è, più o meno, la verifica?" Chiese Carl, sedendosi di fianco alla ragazza.
"Sull'Alto Medioevo nell'Europa, un ripasso delle cose dell'anno scorso." Rispose lei, tirando fuori il libro ed aprendolo alle pagine giuste. "Non è tantissimo, ma comunque bisogna studiarlo."
"Che scatole, non avrei mai pensato che già la seconda settimana di scuola avrei dovuto fare un test!" Si lamentò Carl, facendo scoppiare a ridere Sophia per il tono infantile.
"Avanti che ce la possiamo fare, pigrone." Il ragazzo si aggregò alla risata della ragazza, recuperando anche il suo di libro ed aprendolo alla stessa pagina di lei.
Passarono tutta l'ora parlando di cosa avvenne nella parte europea del mondo: come la caduta dell'Impero Romano d'Occidente abbia costituito un così consistente passaggio da un'epoca all'altra, cominciando dalle invasioni barbariche.
"Che ne dici se facciamo una pausa?" Chiese Sophia all'improvviso, rivolgendosi a Carl con un sorriso. "Prendo anche un succo d'arancia per entrambi, ti va?" Disse poi, andando indietro con la sedia per potersi alzare in piedi.
"Sì, va bene; mi ci vorrebbe proprio." Rispose lui, ricambiando il sorriso.
Sophia si alzò in piedi per prendere qualcosa da bere, ma scivolò su uno straccio -di cui non si era accorta- lasciato lì la sera prima, finendo seduta sulle gambe di Carl, provando un profondo imbarazzo.
"Oh, scusa, non volevo." Si scusò lei, poggiando una mano sul bordo del tavolo ed una sulla spalla del ragazzo, non alzandosi però.
"Non è niente, figurati." La rassicurò lui, poggiando le mani sui suoi fianchi, quasi come d'istinto.
I loro visi erano vicinissimi, il bordo della falda del cappello di lui che toccava la fronte della ragazza; lei avvicinò il viso di un altro centimetro, i nasi che ormai si sfioravano.
"Sai," disse Sophia all'improvviso, continuando a guardarlo negli occhi, anche se per un secondo lo sguardo le era caduto sulle labbra. "Alisia dà una festa per il suo compleanno sabato sera; perché non vieni anche tu?" Approffittò del momento per domandarglielo, sapendo che se non glielo diceva in quel momento non lo avrebbe fatto più.
Lui fece una piccola risata, abbassando lo sguardo un attimo per rialzarmi subito dopo, e chiedendo: "Perché lo stai chiedendo proprio a me? In fondo, ci conosciamo da poco più di una settimana."
"Alisia mi ha chiesto di domandartelo." Fu sincera la ragazza, scuotendo la testa ed alzando le spalle. "Se non vuoi, non fa niente, le dirò che avevi già un impegno." Lo rassicurò, abbozzando un sorriso.
"No, va bene, verrò; magari mi aiuterà a fare anche amicizia." Accettò Carl scrollando le spalle, per poi far in modo che i loro nasi si toccasserò; entrambi trattennero il respiro, ma mentre la ragazza chiuse gli occhi, lui lo tenne socchiuso.
Sophia sussultò non appena il campanello della porta suonò, allontanandosi d'istinto e riaprendo gli occhi.
"Ehm... Fo-Forse è meglio che vada ad... Ad aprire." Balbettò avvisando la ragazza, alzandosi dalle sue gambe e marciando verso l'ingresso.
Si posò le mani sulle guance mentre si dirigeva verso la porta, sentendole calde al tatto; scosse la testa, sperando di non sembrare tanto rossa quanto se lo stava immaginando. Aprì la porta, sorridendo di fronte al viso sorridente di Michonne, salutandola.
"Ciao Michonne."
"Hey, ciao Sophia." Le rispose la donna, mettendo una mano sulla spalla di Robin. "Sono passata a prendere tuo fratello come mi aveva chiesto tua madre."
"Oh, grazie mille." La ringraziò la ragazza, mentre il fratello chiedeva alla sorella: "Posso andare a casa di Judith?"
Nel frattempo arrivò anche Carl con lo zaino in spalle, posizionandosi di fianco a Sophia.
"Beh, grazie per il ripasso, anche se un'ora era un po' poca." La ringraziò il ragazzo, sorridendole.
"Mi dispiace che il tempo non sia bastato." Le rispose lei, storcendo la bocca in una smorfia dispiaciuta.
"Perché non continui il ripasso?" Si intromise la donna curiosa.
"Beh, non credo che sia il caso con Robin in casa, potrebbe disturbarci." Spiegò Sophia, facendo un sorriso sconsolato.
"Allora perché non rimani per ancora un paio d'orette? Sempre che per Sophia non sia un problema." Domandò ulteriormente Michonne, mentre i due ragazzi le rivolgevano uno sguardo confuso; Sophia aveva appena detto che non potevano con il ragazzino che girava per casa. "Robin voleva venire da Judith per giocare un po' e per me non è un problema, potreste continuare il ripasso." Propose, mentre la ragazza annuiva, anche se con un po' di esitazione.
"Va bene, fai il bravo Robin." Gli raccomandò, girandosi poi verso Carl. "Beh, andiamo." Lui annuì in risposta, mentre lei chiudeva la porta e si dirigevano di nuovo verso la cucina.
"Hai voglia di parlare di quello che stava accadendo prima?" Chiese Sophia, sedendosi di nuovo al suo posto accanto a lui.
"Preferirei di no, non ne ho per niente voglia." Le rispose Carl, scuotendo la testa.
"Va bene, che ne dici se riprendiamo a studiare, allora?" Propose la ragazza, sapendo che quando lui si comportava così voleva dire che si stava avvicinando ad un campo minato.
"Va benissimo." Rispose lui annuendo, per poi voltarsi verso il libro.
"Okay." Sussurrò la ragazza, senza un motivo ben preciso.
Non se lo seppe spiegare, ma Sophia sentì improvvisamente un vuoto, una crepa che si formava nel suo petto, sprigionando un calore insopportabile, che le fece quasi male; era una sensazione nuova, ma che non le piacque molto, dato che lo sentiva come un qualcosa di negativo e triste. Una piccola lacrima le scese a rigarle la guancia destra quando ebbe sbattuto le palpebre; per fortuna Carl aveva lo sguardo rivolto verso il libro, quindi lei potè asciugarsela senza che lui la vedesse. Cercò di ignorare sia la sensazione di calore che la voglia di piangere, ed andò avanti con lo studio, cercando di reprimere quelle strane sensazioni mai provate prima.

A New Life || Carl Grimes ||IN REVISIONE||Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu