Capitolo 19

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Il giorno dopo accadde la stessa routine: Sophia tornò a casa con Carl, si sistemarono a casa di lui sul divano ed il ragazzo fece la stessa domanda: "Allora, hai altre..."
"Oggi sarò io a dirti qualcosa di me." Lo interruppe Sophia, rompendo così la quotidianità e facendo un respiro profondo. "Voglio... Voglio darti prova della mia fiducia verso di te." Aggiunse subito dopo, anche se un po' titubante.
"Non ne sei obbligata." Cercò di tranquillizzarla Carl, notando la sua agitazione. "Io mi fido di te, e so che anche tu ti fidi di me."
"È... È una mia scelta," Balbettò lei per controbattere, afferrandogli una mano. "È una cosa che nessuno conosce, neanche i miei genitori; se c'è qualcuno con cui voglio parlarne -oltre che con Alisia-, quello sei tu." Il ragazzo le diede una stretta alla mano ed annuì, facendogli segno che poteva cominciare a raccontare.
Lei all'inizio deglutì e fece un altro respiro profondo, per poi cominciare a parlare: "È successo un periodo, durante la mia vita, che va dalla seconda alla terza media," cominciò, giocherellando e torturando sia le proprie dita che quelle di Carl. "durante il quale sono stata abbastanza... A pezzi, diciamo." Il ragazzo posò la mano libera su quelle di lei, cercando di fermare quel vizio che si portava dietro da sempre. "Non so perché accadde, forse avevo parlato con il ragazzo sbagliato, forse rappresentavo una minaccia; il fatto è che a metà della seconda media sono stata presa di mira da alcune ragazze." Le lacrime cominciarono a scendere lentamente dagli occhi, il solo pensiero di quel periodo del passato le puntellava il cuore come mille aghi; nonostante questo, la voce rimase ferma. "Cominciarono a divulgare un gioco: qualsiasi persona toccasse o me, o le mie cose, o ciò che toccavo, dovevano passarla ad un'altra persona o liberarsene, come se avessero ricevuto una malattia entrandone in contatto." Carl tentò di asciugarle le lacrime, ma Sophia lo fermò, afferrandogli la mano con una stretta leggera. "Inoltre, ogni tanto, ricevevo dei biglietti, del tipo: 'Fai schifo', 'Dovresti morire', 'Troia'. All'inizio gli ignorai, ma col tempo il peso divenne sempre più pesante, rischiava di schiacciarmi e soffocarmi." Scosse la testa, portando la mano del ragazzo in grembo, di fianco all'altra. "Ho cominciato ad avere strani pensieri, ho iniziato a chiedermi che cosa si provasse a tagliarsi, se davvero il dolore sarebbe scivolato via con il sangue."
"Non dovresti neanche pensarlo." La ammonì Carl, facendole una carezza tra i capelli.
"Non interrompermi, o non riuscirò a dirti tutto." Lo avvertì Sophia, facendo un respiro profondo prima di ricominciare a parlare: "A volte mi capitava di pensare al... Al..." Non riusciva neanche a pronunciare quella parola. "Mi succedeva di prendere un coltello quando pulivo le stoviglie dopo cena, guardavo il riflesso dei miei occhi e mi domandavo se quella potesse essere davvero la soluzione migliore." Abbassò il viso. "Più volte le solite domande mi rimbombavano in testa: Cosa sarebbe accaduto se io non fossi mai esistita? Se io fossi scomparsa all'improvviso, come sarebbe cambiato tutto? E c'era sempre e solo una risposta: in meglio, tutto sarebbe stato solo migliore senza di me." Il ragazzo le prese il mento tra l'indice e il pollice, alzandole lo sguardo. "Lo so, so a cosa stai pensando:" lo anticipò Sophia, sforzando un piccolo sorriso tra le lacrime. "che sono patetica, che mi sono fatta buttare giù da una piccolezza, mentre tu hai sofferto il doppio e hai resistito."
"Non c'è chi soffre di più e chi di meno; il dolore è sempre dolore." La corresse Carl, chiudendole le braccia intorno al corpo in un abbraccio, mentre lei premeva il viso contro la sua spalla; si lasciò andare in un pianto liberatorio, mentre la casa finiva in un silenzio quasi inquietante, interrotto solo dai singhiozzi della ragazza.
Il ragazzo la strinse come se fosse l'unica cosa che potesse e che riuscisse a fare in quel momento, lasciandole ad un certo punto un bacio tra i capelli ed accarezzandole dolcemente i capelli.
"Sono contento che tu non abbia ascoltato quelle voci," le sussurrò lui, inspirando a fondo. "o non saresti qui con me adesso."
"Non ho mai avuto la forza di realizzare quei pensieri," gli confessò la ragazza non appena si fu calmata. "pensavo ai miei genitori, a mio fratello e ad Alisia, che non mi ha mai abbandonato negli anni;" fece una piccola risata. "non sai quanto si è arrabbiata quando ha scoperto tutta la storia."
"Aspetta." Carl si staccò dall'abbraccio quel tanto che bastava per poterla guardare negli occhi. "Vuoi dirmi che lei non ne sapeva niente?"
Sophia scosse la testa. "Non le ho detto niente per non farla preoccupare, l'ha scoperto da sola, perché una sua amica gliel'ha detto." Sentiva la gola secca, oltre ad un continuo pizzicchio agli occhi.
"Quante persone sanno questa storia?" Le domandò il ragazzo, asciugandole le lacrime residue.
"Io, Alisia e tu." Gli rispose Sophia, scrollando le spalle. "Non sono mai stata brava ad esprimere i miei sentimenti."
"Avresti dovuto dirlo a qualcuno!" La sgridò lui, scuotendo la testa.
"Mio fratello stava dando problemi ai miei, Alisia rischiava di essere bocciata; non volevo dare altri pesi da sostenere a nessuno." Posò per un secondo lo sguardo sulle sue mani, notando che aveva ricominciato a torturarsi le dita per il nervoso e l'agitazione. "In più, ho scoperto che scrivendo riuscivo ad alleviare un po' quel peso, quindi non c'era bisogno che qualcuno lo sapesse; sopportavo e basta."
"A volte sei proprio stupida." Le disse Carl, scuotendo per l'ennesima volta la testa e facendo una piccola risata amara. "Avresti dovuto parlarne, non tenerti tutto dentro."
"Non volevo dare problemi, ti ho detto." Gli ripetè Sophia, accarezzandogli il braccio.
"Tu non sei un problema." Le disse Carl, appoggiandole delicatamente una mano sulla guancia. "Tu sei una ragazza fantastica che ha avuto la sfortuna di incontrare delle persone orribili; non siamo noi a decidere le persone con cui interagire, ma sono loro che ci modellano e ci fanno capire il nostro carattere." Le rivolse un sorriso dolce, che lei ricambiò subito; il ragazzo l'avvicinò a sè, in modo da racchiuderla di nuovo in un abbraccio.

ANGOLO AUTRICE
Ciao gente, intanto volevo ringraziarvi, siamo arrivati a più di mille visualizzazioni, soni contentissima! E poi... BUONA PASQUA A TUTTIIIII! E, in caso non foste credenti o crediate in qualcos'altro, BUONA FESTA DELLE UOVA DI CIOCCOLATA!

A New Life || Carl Grimes ||IN REVISIONE||Where stories live. Discover now