Prologo

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Il calore emanato dai raggi del sole estivo stava sfumando man mano che il mese di settembre avanzava, lasciando un po' delusa Sophia, seduta sulla panca in giardino. I lunghi capelli castani rilucevano ancora quando venivano colpiti dalla luce solare, facendoli sembrare più chiari di quanto non fossero; nel frattempo i luminosi occhi verdi brillavano come gemme preziose, smeraldi incastonati in un volto dai lineamenti delicati ed appena paffuti. Sapeva benissimo perché il suo umore fosse così basso: quell'abbassamento graduale di temperatura era dovuto alla vicinanza al giorno che segnava l'autunno, e ciò significava che molto presto sarebbe ricominciata la scuola, come se fosse stato lo stesso giorno dopo. Ed infatti era così: l'indomani avrebbe dovuto iniziare il suo ultimo anno da liceale, e l'ansia e la pressione si facevano già sentire. Sospirò mentre rivolgeva lo sguardo verso casa sua, una finestra in particolare la fece ridere: era di suo fratello Robin, un bambino di undici anni che stava ballando come un pazzo. Come lei, suo fratello aveva i capelli castani, ma anche gli occhi erano altrettanto scuri, non chiari come la ragazza. Si alzò dalla panca, stiracchiando i muscoli indolenziti, per poi entrare in casa per cercare il proprio cellulare. Aveva voglia di sentire la sua migliore amica Alisia, una ragazza della sua età che stava tornando da Londra con la propria famiglia, dato che aveva passato l'ultimo mese in Inghilterra dai nonni materni. La combinazione di geni della ragazza era sorprendente: la madre era di provenienza inglese e il padre era italiano, ma lei era nata in America, visto che era stato il luogo in cui i suoi genitori si erano incontrati, perché entrambi partecipanti di uno scambio culturale. Per fortuna il cellulare era in cucina, la stanza da cui si poteva accedere al giardino grazie ad una porta a vetri; il problema era che la batteria era quasi scarica del tutto, per questo dovette andare in salotto per cercare un caricabatterie.
"Hey." La ragazza salutò i genitori seduti sul divano, occupati a guardare una serie tv a lei sconosciuta.
"Hey, sei tornata dentro? Comincia già a fare freddo?" Chiese la madre, distogliendo lo sguardo per vedere cosa stesse facendo la figlia.
"No, volevo parlare con Alisia, ma il cellulare è quasi morto." Rispose, lasciando andare una piccola risata verso la fine della frase.
Mentre era china, intenta a trovare un caricabatterie con la presa giusta in una cesta sotto la televisione, Sophia percepì dei rumori insoliti provenire da fuori. Corrugò la fronte mentre drizzava in piedi e si dirigeva verso la porta, aprendola per cercare di vedere il luogo da cui proveniva il suono; non sentì neanche le parole della madre che le chiedevano che cosa succedesse, essendo presa troppo dalla curiosità. Le sembrava che i rumori provenissero dalla casa a fianco; il problema era che quell'abitazione era in vendita da ormai un mese, visto che gli ex-proprietari non avevano trovato nessuno disposto a comprarla. Eppure c'era qualcuno, oltre ad un furgoncino per i traslochi: un omaccione vestito con i colori del logo sul furgoncino, stava parlando con un uomo con la barba incolta e brizzolata ed una donna con la pelle scura come il mogano; gli ultimi due non avrebbe saputo dire se avessero avuto la stessa età, la barba di lui lo faceva apparire più vecchio e vissuto di quello che molto probabilmente era. Infine c'era un ragazzo girato di spalle, che molto probabilmente aveva la stessa età di Sophia. Aveva un cappello di cuoio scuro stile cowboy, con una cordicina d'oro che faceva il giro della cupola, sopra la falda; indossava una camicia a quadri ed un paio di jeans, entrambi sbiaditi, ed infine un paio di scarponi chiari. I capelli che uscivano da sotto il cappello arrivavano fino alle spalle ed erano di un castano più scuro rispetto a quello della ragazza. Sophia si sporse ulteriormente dall'uscio, cercando di sentire la conversazione; ma inciampò, aprendo ulteriormente la porta. Il cigolio attirò l'attenzione del ragazzo, che si girò di scatto, prendendo la ragazza alla sprovvista; ci mise qualche secondo, prima di ricollegare il cervello alla situazione e ritornare dentro casa, con la faccia rossa per l'imbarazzo.
"Allora, vuoi dirmi che cosa sta succedendo?" Chiese per la millesima volta la madre, ricevendo finalmente una risposta dalla figlia: "Che sta succedendo?! Mamma, da quanto abbiamo dei vicini!" Allargò un braccio verso la direzione della casa affianco, per far capire di chi stesse parlando.
"Oh, loro sono i Grimes, Sophy." Intervenne il padre, risistemandosi sul divano. "Rick Grimes, il padre di famiglia, è un poliziotto che è appena stato trasferito da Atlanta nella mia stessa caserma." Sia la moglie che la figlia lo guardano sbalordite, incredule di ciò che l'uomo conosceva; lui in risposta rise, per poi aggiungere: "Me l'hanno detto l'altro giorno, è una cosa recente." Detto questo, scrollò le spalle e ritornò a guardare la televisione, mentre la moglie alzava gli occhi al cielo ed eseguiva la stessa azione.
"Okay, io vado in camera. Telefono ad Alisia." Sophia, ancora un po' scombussolata per la notizia appena avuta, salì le scale e si chiuse in camera; nonostante la sua idea iniziale fosse stata di chiamare l'amica, adesso era più incuriosita sulla nuova famiglia, specialmente del ragazzo. Si avvicinò alla finestra marciando; sapeva benissimo che da lì si vedeva all'interno di una delle camere dell'altra casa, magari sarebbe riuscita a vedere e scoprire qualcosa. La stanza che si vedeva attraverso la finestra aveva le pareti di un blu elettrico, con alcuni scatoloni di cartone chiusi dallo scotch. Era spoglia e vuota, si notava che era da un po' che nessuno vi abitava. Accostò ancora di più il viso al vetro, cercando di guardare meglio dentro, quando qualcuno aprì la porta all'improvviso, facendola sussultare ed indietreggiare di qualche passo: era lui, il ragazzo che aveva visto poco prima. Era sua la stanza quindi? Sophia non avrebbe potuto saperlo con certezza, ma ne dedusse che c'era una buona probabilità che lo fosse. Anche lui sussultò alla vista della ragazza, la quale cercò di sbloccare un po' la situazione sorridendo timidamente e sventolando la mano in aria in segno di saluto. Il ragazzo si limitò a fissarla per un istante, prima di avvicinarsi alle tende e chiuderle. La ragazza si sentì un pochettino sconfortata ed indignata, non potendo non continuarsi a chiedere perché il misterioso ragazzo avesse una benda sull'occhio destro.

A New Life || Carl Grimes ||IN REVISIONE||Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz