Consiglio di guerra

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<ho visto la fine di tutto questo.> esordì Alina in un soffio.

Era seduta accanto ad Erik da diverso tempo ormai. Avevano mantenuto un religioso silenzio da quando erano rimasti soli nel santuario. L'erba fresca le solleticava le piante dei piedi ancora nudi, il resto del corpo avvolto da un abito immacolato che qualcuno le aveva lasciato. Il costante scrosciare dell'acqua aveva lentamente portato la pace nei loro cuori, ma la mente, insensibile alla sacralità di quel luogo, era ancora in tumulto. Qualcosa della visione che aveva avuto l'aveva turbata nel profondo, lasciandole una ferita invisibile ma non per questo meno dolorosa.

<cosa hai visto?> chiese Erik con voce grave.

Anche nel suo animo albergava da tempo la sensazione che qualcosa di terribile e irreversibile fosse sul punto di accadere, ma nell'ultimo periodo aveva attribuito quel dolore sordo in fondo al cuore alle condizioni di Alina.

<ho visto cenere, morte e la fine dell'albero del Silenzio.> rispose semplicemente lei. Non aveva la forza di aggiungere altro né di rivivere quella visione, nemmeno per il tempo necessario a raccontarla.

<Possiamo fare qualcosa per fermarlo?> chiese lui dopo alcuni istanti di silenzio.

<non ne ho idea. Ho visto tante cose da quando ti conosco ma non tutto ha portato a qualcosa di concreto. Non so nemmeno se questo si avvererà o se è solo una delle possibilità.>

La voce che aveva concluso la sua visione continuava a risuonarle nella testa. Poteva salvare una sola vita in tutto quel caos di morte, ma a cosa sarebbe servito salvare uno di loro se tutto il resto del mondo fosse piombato nell'oscurità? C'era forse qualcuno, tra i cadaveri sparsi sul terreno, che aveva il potere di invertire il corso degli eventi? Cercò di riportare alla mente i volti indistinti dei cadaveri, ma una nebbia circondava i suoi ricordi e nessun volto le saltò agli occhi.

<dobbiamo proteggere l'albero, impedire che i Bianchi vi si avvicinino. Sono certa che la creatura del mio incubo è parte delle loro fila. Se quell'essere raggiunge l'albero per noi è la fine.> la voce le si ruppe e una singola lacrima bollente le solcò il volto.

Erik la strinse a sé con tutte le proprie forze, ma il suo sguardo era lontano.

<non ho lottato fino a questo punto per perdere tutto adesso.> ringhiò a un soffio dal suo volto. Gli occhi nuovamente infiammati da un lampo di verde. <darei la mia vita per farti vivere nel mondo che meriti.> dichiarò, mortalmente serio.

I loro sguardi si incatenarono. Incapaci di pronunciare altro, si abbandonarono al brivido che andava crescendo dentro di loro. Le loro labbra sigillarono quel voto solenne. Le dita sfiorarono la pelle bollente, liberandoli da ciò che ancora li separava. I respiri si fusero, senza lasciare più spazio alle riflessioni. In quel momento, sull'erba umida, accompagnati solo dal dolce canto dell'acqua, abbandonarono ogni preoccupazione. Ogni timore scomparve. Non esisteva più differenza tra il corpo dell'uno o dell'altra giacché erano fusi per la prima volta in un unico essere; le loro dita intrecciate, come lo erano state le loro anime fin da principio. Nonostante gli occhi chiusi furono in grado di vedere e memorizzare ogni dettaglio l'uno dell'altro. Le labbra si abbandonarono alla scoperta di nuove sensazioni, percependo il battito del cuore altrui come se fosse il proprio. Si strinsero l'uno all'altra, lasciando il mondo e il destino al loro buio poiché quel momento sarebbe appartenuto per sempre soltanto a loro.

Si addormentarono stretti in un abbraccio, usando gli abiti come una coperta. La luce rossa del sole al tramonto li accarezzava dolcemente, dipingendo ombre morbide dove i loro corpi restavano ancora un tutt'uno. Non ci furono incubi né visioni quella notte, solo il placido riposo di chi dorme tra le braccia dell'amato.

Rebirth - l'albero del silenzioWhere stories live. Discover now