Furia

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I suoi occhi seguirono la figura di Alina finché non scomparve dietro l'angolo che le aveva indicato. Le dita tiepide della ragazza avevano lasciato una scia bollente sul suo braccio, il suo profumo era ancora nell'aria, ed Erik si lasciò distrarre. Seguì col pensiero il percorso che le aveva indicato, augurandosi che il tragitto fosse sgombro e che Alina non si lasciasse distrarre.
Un bruciore intenso al fianco però, lo riportò bruscamente alla realtà. Ora lei era fuori pericolo, e il lavoro sporco spettava a lui ed a lui soltanto.
Dalla sua bocca si liberò un ringhio e il suo corpo cominciò a vibrare e a mutare con sua somma soddisfazione. Erano mesi che non aveva occasione di assumere l'altra sua forma e la sua Furia scalpitava per uscire allo scoperto e vendicarsi degli affronti subiti, soprattutto in quell'ultimo periodo.
Sentì le ossa scricchiolare, mentre cambiavano forma, e i muscoli seguirle, adattandosi al suo nuovo aspetto. La trasformazione non era mai piacevole, ma i vantaggi che ne traeva valevano decisamente lo sforzo. Le unghie furono sostituite da artigli e i denti da zanne, rendendo il suo sorriso feroce e ancora più sinistro.
Il pensiero di Alina gli attraversò la mente come un fulmine. Vederlo in quella forma l'avrebbe spaventata a morte, pensò. Che stesse diventando sentimentale? La sua Furia rise di lui e prese il sopravvento sulla parte umana. Da quel momento in poi fu l'istinto a prevalere.
Alcuni ibridi gli si lanciarono addosso armati delle loro caratteristiche spade corte. Si muovevano in fretta e con agilità, ma i suoi sensi ferini non avevano problemi a seguire i loro movimenti. Gli incroci tra umani e Bianchi, quando riuscivano a sopravvivere ed a completare lo sviluppo, erano degli avversari validi ma non temibili. Fisicamente somigliavano agli esseri umani, ma dai Bianchi ereditavano la forza e un'aumentata rapidità dei movimenti. Gli allenamenti estenuanti a cui erano sottoposti poi, li rendevano resistenti alla fatica e al dolore, e le punizioni, determinati a raggiungere l'obiettivo.

Se ne scrollò un paio da dosso, senza troppa fatica, e ruotò su sé stesso evitando per un soffio una lama.
Udì un sibilo alle sue spalle e usò uno degli ibridi come scudo. Un grosso dardo lo trapassò da parte a parte, arrivando ad un soffio dal suo viso, ed Erik si liberò del corpo esanime con un ghigno. I sensi acuiti erano uno dei tanti vantaggi di assumere la forma di Furia.

L'odore di acque salmastre lo raggiunse, infastidendolo. Segnalava la presenza di tritoni nelle vicinanze. Quegli esseri dalla pelle viscida irritavano la Furia ancora più degli ibridi. Erano difficili da trattenere, più veloci degli ibridi e subdoli; i loro denti affilati laceravano persino la sua pelle dura con facilità rilasciando un veleno molto doloroso. Ringhiò irritato e si voltò intenzionato a fronteggiarli. La loro presenza avrebbe prolungato ulteriormente uno scontro che invece Erik avrebbe voluto concludere il prima possibile; la Furia quindi ritenne opportuno eliminare i tritoni per primi, sfondando il muro di ibridi come un ariete.
Lo scontro si protrasse per qualche tempo. Non aveva idea di quanti ibridi si frapponessero tra lui e il suo obiettivo, né di quanto potesse volerci ancora prima di riuscire a guadagnare l'uscita.

Udì le ossa dell'avversario che stava affrontando scricchiolare e poi rompersi, e il corpo afflosciarsi tra le sue zampe senza più forze. Lanciò quel corpo lontano e continuò a farsi strada con le zanne e gli artigli sguainati, diretto verso l'uscita, protetta dall'ultima guardia di viscidi tritoni.

Mentre era impegnato a fronteggiare gli ultimi ibridi rimasti nelle vicinanze, usando gli artigli come arma a distanza ravvicinata, non si rese conto che qualcuno lo teneva sotto tiro da lontano.
Pur avendo udito il sibilo del dardo non fece in tempo ad allontanarsi dalla sua scia e fu raggiunto alla spalla destra. Il dolore fu acuto e gli annebbiò la vista, ma la rabbia gli diede la forza di continuare a farsi strada tra i nemici.
Si liberò di un altro corpo con un grugnito di fatica, appena prima che un bruciore sconosciuto gli percorresse la nuca. Era certo che quella sensazione non fosse frutto di una ferita.
Tutt'a un tratto gli sembrò di non essere più padrone del proprio corpo. Le gambe gli si immobilizzarono, le braccia smisero di rispondere ai comandi, facilitando il lavoro ad un tritone che cercava di colpirlo.
Un brivido freddo lo attraversò insieme alla consapevolezza di ciò che Haatèk gli aveva fatto.
La Furia però non si fece intimorire, anzi, il desiderio di ribellarsi a quell'imposizione ingiustificata gli diede la forza per combattere e ritornare a muoversi. La sua volontà combatté una dura battaglia contro l'effetto del veleno di quel maledetto subdolo esserino, e quando finalmente ne uscì vincitrice, il dolore fu tale da non lasciargli nemmeno le forze per gioire.
Con uno slancio tranciò di netto la testa al tritone più vicino con le zanne, mentre il sangue viscido e denso gli bagnava la lingua lasciandogli un disgustoso sapore in bocca.
A quella vista molti dei suoi nemici rimasero interdetti, dandogli il tempo di voltarsi verso la porta socchiusa e scagliarsi fuori in velocità con le ultime forze rimaste.

Rebirth - l'albero del silenzioWhere stories live. Discover now