Aria di tempesta

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Il mattino dopo Alina fu svegliata da un clangore metallico sotto la propria finestra. Osservando il cielo limpido fuori dalla finestra, si rese conto di aver dormito ben più di quanto avesse previsto e si affrettò a prepararsi per quella che sperava sarebbe stata una giornata di risposte.
Raggiunse in fretta i sotterranei, scoprendo che non solo erano ben diversi dal luogo grigio e umido che aveva immaginato, ma che erano anche particolarmente frequentati, sopratutto quella mattina.

<Buongiorno Alina. Abbiamo già efficacemente mappato le tue sorelle, ed aspettavamo solo te per completare l'opera.> Fred le parlò col consueto tono gioviale, rovistando in una pila di scartoffie con lo sguardo concentrato.
<mappato?> chiese lei incuriosita.
<riproduciamo su speciali supporti il vostro personalissimo simbolo, quello che avete al centro del petto, cosicché un'attenta lettura di quest'ultimo possa illuminarci sul vostro passato e sul vostro futuro. Spesso ci vengono svelate doti interessanti, o misteriosi collegamenti che possono aiutare voi a conoscervi meglio e migliorarvi, e noi a proseguire le ricerche.> a rispondere fu Augustus. Quei due lavoravano e comunicavano come una sola persona.
Alina fece scorrere lo sguardo tra i presenti. Vittoria e Helena che se ne stavano sedute in un angolo, ricambiarono il suo sorriso, come ad incoraggiarla. Erik nascosto nell'ombra, come se fosse parte di essa, teneva gli occhi chiusi e il corpo poggiato al muro in una posa annoiata.
<ditemi cosa devo fare allora. Cosa stiamo aspettando?> replicò quindi, con un'impazienza che in realtà non provava.
Augustus le pese la mano di slancio, aveva dita lunghe e fredde e una pelle diafana. Le punse il dito con un grosso ago, ma Alina non se ne accorse finché non vide la prima stilla di sangue luccicare sulla punta. Frederik intervenne prontamente, schiacciando il suo dito su una lastra tondeggiante, apparentemente in vetro, grande quando il suo palmo.
<resina dell'Albero del Silenzio> le sussurrò. Aveva un tono ed uno sguardo febbrili, come quelli di un bambino che per la prima volta vede la tana di un coniglio e pensa che conduca verso mondi fantastici e straordinarie avventure.
<bene, potete andare. I risultati saranno pronti tra qualche giorno.> Augustus li congedò con un sorriso, tornando poi alle sue carte e ai suoi libri, senza attende risposta.

<Erik! Mi allenerai vero?> la voce di Vittoria risuonò nelle gallerie.
Alina, che era qualche passo dietro di loro, assieme alla piccola Helena, si fermò ad ascoltarli, nascosta dietro un'angolo del cunicolo.
<perché dovrei?> fu la risposta, quasi sprezzante del ragazzo.
<perché ero la migliore del mio corso.> Vittoria andava fiera di quel traguardo.
<qui non siamo in un'accademia per femminucce e ibridi, ragazzina. I miei uomini combattono e rischiano la vita, non giocano con i bastoni come nelle vostre accademie.>
<sono forte abbastanza! Mettimi alla prova>
Si udii un sibilo, come di metallo che viene estratto dal fodero, quindi un paio di tonfi, e poi il clangore del metallo contro la roccia del pavimento.
<d'accordo Vittoria. Questo pomeriggio sarò al lago con alcuni dei miei allievi più giovani, sii puntuale.>
Dal tono del ragazzo Alina avrebbe potuto giurare che stesse sorridendo, e il suo stomaco si contorse inspiegabilmente.
La ragazza allora decise di raggiungere i due, convinta che se a Vittoria era stato concesso di allenarsi con gli uomini di Erik, allora lui sarebbe stato disposto ad insegnare anche a lei a combattere.
Allungò il passo, tenendo Helena in braccio per non essere rallentata.
<Vittoria! Porteresti Helena dalla sua insegnante per favore? Io dovrei discutere alcune cose con Erik, immediatamente.>
<ma Alli, avevi detto che mi avresti insegnato una canzone nuova oggi> si lamentò la più piccola, puntando gli occhi già lucidi in quelli della maggiore.
<Helena tesoro, non puoi saltare le lezioni, devi imparare, come tutti gli alti bambini qui a Nido del Drago. La canzone aspetterà fino a questa sera, promesso.> la rassicurò lei, mentre la affidava alla sorella. Vittoria non era per niente contenta di quel compito e si premurò di farglielo sapere, fulminandola con lo sguardo. Cercò appiglio in Erik, supplicandolo con i grandi occhi scuri di intervenire.
<allora, a questo pomeriggio V.> la congedò lui, facendola andare su tutte le furie.
A quel soprannome, usato con tanta confidenza e leggerezza con una ragazza che per lui era poco più che una sconosciuta, lo stomaco di Alina si contorse ancora.
Quando furono soli, la ragazza prese coraggio.
<allena anche me, Erik, per favore.> la sua voce era un soffio nel silenzio umido della galleria.
<assolutamente no.> fu la risposta gelida di lui. Non l'aveva nemmeno guardata in volto, si era limitato a rifiutarla, continuando a camminare.
<perché ?> il tono della ragazza era salito di due ottave per l'irritazione.
<perché non sei una guerriera, è semplice.> le rispose lui, continuando a non degnarsi nemmeno di aspettarla.
<mi sembra di averti dimostrato che invece posso cavarmela piuttosto bene.> ribatté lei stizzita.
<sapersela cavare e combattere sono due cose diverse. Faresti bene a metterti a disposizione di Ginevra piuttosto. Preparare infusi e pomate, ricucire le ferite e curare le piante, queste sono cose adatte a te. Lascia perdere l'idea di usare una spada, non riusciresti nemmeno a tenerla sollevata.>
Erik si sforzò di mantenere un tono più gelido possibile. Sapeva che Alina avrebbe insistito ma non intendeva lasciargliela vinta, metterla in pericolo in un vero combattimento gli risultava impensabile.
<sul serio?> Alina si fermò in quello stesso istante, aspettando che il ragazzo si voltasse verso di lei. <dopo tutto quello che abbiamo passato questa è la tua risposta?>
Erik si voltò lentamente, per poi guardarla negli occhi col sopracciglio sollevato, rimanendo fermo sulle proprie posizioni.
Il silenzio tra i due si dilatò, fermando quell'istante quasi fosse eterno. Agli occhi di Alina, velati di lacrime di rabbia sapientemente trattenute, quel rifiuto era più che un tradimento. Sentiva cristalli di ghiaccio farsi strada inesorabilmente verso quel nucleo tiepido di affetto che nutriva, forse da sempre, per il ragazzo che aveva davanti. Un ragazzo che era diventato uomo, e che aveva smarrito chissà dove il sorriso da impertinente che per anni Alina aveva rivisto solo nei suoi sogni.
<beh.. Allora va al diavolo!> sibilò gelida, superandolo a passo deciso.
Anche per Erik quello fu un duro colpo; ma lui non si scompose. Con un respiro lasciò alla bestia il controllo delle proprie emozioni, e si diresse fuori, verso un luogo isolato dove poter liberare la Furia e svuotare così la mente.
Chiunque lo incontrasse si scansava in fretta. Per tutto Nido del Drago si vociferava che fosse una di quelle giornate, quando, se tenevi alla vita, dovevi stare lontano dalla foresta e dal giovane guerriero.

Rebirth - l'albero del silenzioWhere stories live. Discover now