Il santuario

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Una voce lontana, una ninnananna dei tempi dell'infanzia e lo sciabordio rasserenante delle onde che accarezzano la spiaggia. Dolcemente un paesaggio familiare emerse dalle ombre: le colline bionde di grano maturo, l'ondeggiare delle canne mosse dal vento e l'odore dell'acqua salmastra a riempire l'aria. Una casa immersa nella natura, isolata da tutto eppure così piena di vita. Due bambine si rincorrevano sulla sabbia, mentre una terza, in fasce, osservava il blu delle acque profonde dalla sua culla. Una figura emerse dal pelo dell'acqua, indisturbata. Ogni suo movimento era accompagnato solo dal rumore dell'acqua. Dita lunghe e affusolate, bianche come la più pura delle perle, sfiorarono il volto della neonata che osservava incuriosita quella strana creatura tendendo le braccine paffute verso di essa. Un artiglio color degli abissi accarezzò delicatamente la pelle rosea della bambina proprio sopra la gola. Un solo istante e una sola goccia di sangue stillata da quella gola innocente furono sufficienti a cambiare per sempre il destino di tutte loro.

Quelle immagini, in parte sogno in parte ricordo, si dissolsero con il pianto acuto della neonata. Altre, più oscure, ne presero il posto.

Il cielo di un tramonto rosso di fuoco e di sangue, grigio di fumo e sporco di ceneri, si formò davanti ai suoi occhi mentre nell'aria il pianto della neonata si mescolava a quello sempre più reale di centinaia di altre creature. Il ricordo di un'infanzia felice fu sostituito dal presagio di guerra e di morte che andava formandosi davanti ai suoi occhi.

Una cerchia di alberi bruciati racchiudeva quella che un tempo doveva essere stata una radura fiorente. Cadaveri di ogni specie erano abbandonati riversi sul terreno imbevuto di sangue. L'intera natura attorno urlava ferita facendole vibrare persino le ossa. Sentiva sul proprio animo il peso di ogni vita perduta, il rammarico per non aver potuto nulla davanti a tanta bruciante distruzione.

Un lampo bianco attirò la sua attenzione verso l'unico albero ancora verde e rigoglioso sopravvissuto a quella desolazione. Una creatura che non aveva mai visto si stagliava davanti all'ultimo essere vivente ancora in piedi. Le scaglie bianche simili a pezzi di corteccia erano tinte di rosso dalla luce del tramonto e facevano sembrare quell'essere dalle sembianze vagamente umane grondante del sangue di tutti coloro che erano morti. Le dimensioni dell'essere superavano quelle di un uomo adulto e stridevano violentemente con la flessuosità e l'eleganza femminea degli arti, lunghi e quasi sproporzionati. Tese la mano verso l'albero e un istante prima di toccarlo si voltò verso di lei, mostrandole il nero abissale degli occhi senza sclera. Con un ghigno vittorioso sul volto affondò le dita lunghe e munite di artigli nella corteccia dell'albero, superando il legno come se fosse morbida carne viva. L'urlo che ne derivò esplose con la forza di uno tsunami e vibrò nel più profondo della sua anima, annientandola.

Poco prima che tutto scomparisse, una voce antica ripetè: "una vita, puoi ancora salvare una singola vita."

Alina spalancò gli occhi di colpo, con il cuore che batteva nel petto come se volesse schizzare fuori. Nella mente aveva ancora nitido l'urlo e le parole di quella voce estranea e familiare al tempo stesso.

Quando fu completamente cosciente a sé stessa, si rese conto di non avere idea di dove fosse. Tutto quello che riusciva a vedere era il proprio corpo, completamente nudo, immerso in un liquido denso e luminescente. Muovendosi scoprì di essere racchiusa in una sorta di bolla dalle pareti elastiche, piena di quello strano liquido. Si rese conto di non percepire alcun suono, nemmeno quello che il liquido avrebbe dovuto produrre a causa dei suoi movimenti.

Lentamente, dalla foschia dei suoi pensieri confusi, emersero le immagini dell'ultima cosa che ricordava prima di quell'incubo: lo scontro con Karis nell'arena. Il pensiero di Erik la colpì come un macigno, disperdendo gli ultimi brandelli di foschia che ancora le impedivano di avere il pieno controllo di sé.

Rebirth - l'albero del silenzioWhere stories live. Discover now