Nido del Drago

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La neve cadeva in piccoli fiocchi soffici sopra le loro teste, impigliandosi nei capelli e rendendo i loro passi più lenti.
Il terzetto aveva lasciato la foresta da poco e si stava arrampicando sul lato scosceso di un crinale roccioso al di là del quale non si riusciva a vedere cosa ci fosse.
<qui c'è la neve per buona parte dell'anno a causa dei venti gelidi che soffiano dall'Anello Blu.> spiegò Marcus a Vittoria, sistemando meglio lo zaino sulle proprie spalle.
Avevano deciso di proseguire subito verso un luogo sicuro, fermandosi a riposare solo nelle ore più buie delle notte in un altra postazione di guardia del Popolo Libero.
<Anello Blu?> chiese Vittoria incuriosita.
<è una catena montuosa. Alcuni dicono che sia invalicabile e che al suo interno si celi il tesoro dei giganti, ma sono solo leggende. Lo chiamano Anello Blu per via della sua forma e del colore che assume alla luce del sole. Quando i raggi colpiscono direttamente i massicci montuosi questi sembrano fatti di cristallo blu e trasparente. È uno spettacolo straordinario.> le rispose con voce sognante.
Proseguirono per un po in silenzio. La piccola Helena dormiva in sella al cavallo e Yana apriva la strada al gruppo fiutando l'aria attorno a loro.
Giunti sulla cima del crinale, Vittoria si guardò attorno.
Un sentiero serpeggiava tra gli alberi sino a valle, biforcandosi a metà strada e raggiungendo il lago da un lato e un castello in pietra nuda dall'altro.
La costruzione era immensa anche vista dall'alto; dominava la valle mimetizzandosi col bianco della neve.
<Nido del Drago. Siamo a casa.> le disse Marcus.
D'istino le prese la mano libera e cominciò a scendere il sentiero acciottolato. Era sollevato di essere finalmente giunto al sicuro, di aver fatto la sua parte in quello strano salvataggio. Molte cose non quadravano in quella storia e questo lo aveva reso nervoso per tutto il viaggio. Ora finalmente poteva tornare al suo pianoforte e alla sua biblioteca, ma prima avrebbe dovuto fare rapporto ad Adrian, e questo significava grane assicurate.
Vittoria si lasciò trascinare, tirando a sua volta il cavallo per le redini. Era troppo presa a studiare il panorama, meravigliandosi della grandiosità del panorama, per rendersi conto di quello che stava accadendo. Nel poco tempo passato con Marcus lo aveva trovato dapprima irritante, poi tollerabile e infine quasi piacevole. Aveva molte storie da raccontare, una per ogni occasione, e la sua voce profonda riusciva a trasportarla lontano, facendole vivere quelle storie un po come le aveva vissute lui. Il suo sorriso l'aveva rassicurata in quella prima notte, quando si era svegliata terrorizzata dagli incubi che avevano la sorte di Alina come soggetto. Aveva cantato con una voce morbida e calda per Helena, insegnandole le canzoncine tipiche del suo popolo e distraendola da tutto quello che stava accadendo. Vittoria gli era grata per quello; era sempre stata Alina quella con le capacità materne, quella che si occupava di Helena, e senza aiuto non avrebbe saputo da dove cominciare.
Imboccarono la via del castello con passo svelto, guidati non più da Yana ma da Marcus, che non si trascinava più sui piedi pigramente come aveva fatto per l'ultima parte del tragitto.
Vittoria capiva bene come doveva sentirsi in quel momento, davanti a quella che doveva essere casa sua. Una fitta di nostalgia le attraversò il petto come una stilettata. Il pensiero andò subito ai suoi genitori, così lontani da dove lei li avrebbe voluti, ed a sua sorella, che si era sacrificata per la loro incolumità e per quell'Erik di cui lei non si fidava neanche un po'. Si era chiesta più di una volta che cosa ci fosse tra loro due, e se effettivamente ci fosse qualcosa. Alina non si era mai dimostrata una ragazza incline all'avventura, o particolarmente coraggiosa; anzi, le era sempre sembrata fin troppo remissiva, specie nei confronti delle autorità. Tutta quella storia, e soprattutto il modo in cui Alina aveva preso il comando, come se fosse qualcosa di insito nella sua stessa natura, avevano instillato in Vittoria l'impressione di non conoscere affatto sua sorella.
<Adrian! Ginevra!> esclamò Marcus all'improvviso, scuotendola dalle sue riflessioni.
Davanti al portone del castello era comparsa una coppia composta da un uomo e una donna.
Helena si svegliò di soprassalto, smontando poi lentamente da cavallo. Vittoria la strinse a sé con fare protettivo e osservò la scena in silenzio.
Yana si era avvicinato trotterellando alla coppia e ora osservava occhi negli occhi l'uomo che doveva chiamarsi Adrian.
<bentornato Marcus. E benvenute e a voi.> disse loro la donna, avvicinandosi.
Aveva l'aspetto che hanno gli angeli nelle illustrazioni: lunghi capelli di un biondo rossiccio, leggermente mossi; un fisico sottile, quasi esile e un viso materno. I grandi occhi color oro accarezzarono i volti delle nuove arrivate mentre il sorriso dolce cercava di rassicurarle.
<siete al sicuro ora.> disse ancora.
<Vittoria, Helena, vi presento Ginevra. L'unica donna in grado di sopportare Adrian e tutti noi insieme> Marcus fece le presentazioni con tono gioviale. Gli occhi color cioccolato brillavano felici.
<molto piacere.> rispose la giovane donna, sorridendo alle ragazze e chinandosi a guardare Helena da vicino.
Con grande sorpresa della sorella, la piccola si avvicinò di sua spontanea volontà alla donna e l'abbracciò, sorridendo.
<Marcus, dov'è Erik?> chiese una voce maschile, interrompendoli.
<non ne ho idea. Nè lui, né la terza ragazza di cui si parlava nel messaggio, era con loro due quando le ho trovate.> spiegò con tono improvvisamente lugubre.
Vittoria dedicò la sua attenzione all'uomo che li aveva raggiunti. Era alto e robusto, ma si muoveva con eleganza. Emanava potere come se fosse nato per il comando e incuteva anche un poco di timore. I capelli biondo grano gli sfioravano gli occhi e la nuca in ciocche disordinate. Gli occhi erano dello stesso azzurro del cielo d'estate ma lo sguardo con cui le osservò era gelido. Le labbra di un deciso rosa scuro , erano strette in una linea dura che accompagnava la mascella contratta. Non sembrava affatto gentile.
<Adrian le stai spaventando.> lo rimproverò Ginevra, alzandosi in piedi. Lo sguardo che gli lanciò avrebbe ucciso un uomo sul colpo, ma lui, semplicemente, si rilassò. <di certo non è colpa loro se Erik non è ancora tornato. Sono provate dal viaggio, e non ha senso tenerle fuori al freddo. Lascia che si riposino e riprendano le forze, poi potrai chiedere loro tutto ciò che vorrai. Non sono una minaccia.> gli disse ancora con voce sicura.
L'uomo la fissò negli occhi, valutando la situazione, quindi si arrese.
<e va bene. Occupati tu di loro, poi troveremo un modo di renderle utili. Nel frattempo mi occuperò della situazione.> riferendosi con quelle parole alla sorte di Erik e Alina.
Vittoria rimase sorpresa di come quella donna, così gentile all'apparenza, si fosse dimostrata in grado di tenere testa a quello che doveva essere il capo di tutto il gruppo.
Dopo quelle parole, i due uomini si allontanarono insieme a Yana verso il castello, senza proferire nemmeno una parola.
<perdonate mio marito, non è così male come sembra.> disse loro Ginevra, quando la tensione si fu dissipata.
<Grazie per averci difese.> si ritrovò a sussurrare Vittoria.
<non è necessario che mi ringrazi. A volte Adrian dimentica che il primo scopo del nostro gruppo è quello di accogliere e difendere chi è in difficoltà. Inoltre è stato Erik in prima persona a garantire per voi, e lui è il migliore dei nostri. Ci si può fidare di lui.> lo sguardo della donna e il suo tono di voce erano tornati gentili.
<andiamo ora, avrete certamente voglia di mangiare qualcosa, lavarvi e riposarvi.> aggiunse, voltandosi verso il castello. In quel momento lo stomaco della più piccola brontolò sonoramente, confermando le sue parole. Tutte e tre scoppiarono in una risata divertita, la prima per Vittoria e Helena da quando la guerra tra Bianchi e Popolo Libero aveva travolto le loro vite.

Adrian si accomodò accanto al camino, sprofondando nei cuscini della sua poltrona preferita.
<raccontami tutto.> disse in un sospiro, rivolto all'amico.
<non c'è molto da dire. Le ho trovate mentre fuggivano. Mi hanno raccontato di essere state attaccate, probabilmente dai Bianchi. Erik le stava accompagnando qui e la maggiore di loro avrebbe dovuto seguirle, invece le ha affidate a Yana e ha seguito Erik.> rispose Marcus con tono neutro, scaldandosi le mani davanti alle fiamme vivaci. Aveva sperato di potersi almeno riposare prima di dover affrontare quel discorso. Capiva però l'urgenza con cui Adrian aveva voluto informarsi sulla questione. Sebbene Erik fosse indubbiamente il miglior combattente nei ranghi del Popolo libero, per loro era innanzitutto un amico, un fratello, ed era noto per non risparmiarsi mai, rischiando spesso anche la vita per la buona riuscita di una missione. Ognuno di loro temeva in silenzio che la sua prossima missione sarebbe stata l'ultima. Era inoltre a conoscenza di tutte le informazioni in loro possesso, e nonostante ognuno di loro riponesse la massima fiducia nel suo silenzio, saperlo nelle mani dei Bianchi li preoccupava ugualmente.
<dobbiamo trovarli e riportarli qui.> sentenziò Adrian.
<non credo sia una buona idea.> ribatté l'altro. <sappiamo benissimo che non c'è nessuno che riesca a resistere ai Bianchi come lui. Andarlo a cercare sarebbe un rischio inutile per ciascuno di noi.>
<allora cosa proponi?>
I loro sguardi si incrociarono, azzurro contro castano, cielo contro terra, guerriero per scelta contro guerriero per necessità.
<mandiamo qualcuno ad aspettarli al posto di guardia. Sono sicuro che Erik si dirigerà lì una volta sfuggito ai Bianchi. Avrà bisogno di un medico, e di qualcuno che mantenga il luogo sicuro fino a che non sarà in grado di tornare qui con le sue gambe.>
<sono certo che tu abbia già qualche nome in mente. Non è così?> gli chiese. Il suo sguardo era cambiato: stava valutando la sua proposta da buon stratega.
<Frederik e Augustus. Sono una squadra affiatata; Fred è l'unico che riesce a convincere Erik a ragionare quando si tratta delle sue condizioni di salute, e Augustus non lo lascerebbe mai da solo, specie in una situazione di pericolo come questa.> spiegò Marcus con tranquillità. La sua mente lavorava da sempre su vie molto diverse da quelle che seguiva la maggior parte del gruppo. Non era un guerriero per carattere, tutt'altro, ma le ore passate a studiare e leggere, avevano affinato il suo intuito, e il suo desiderio di pace stemperava l'assuefazione alla guerra di buona parte di loro.
<hai ragione. Non possiamo permetterci di mettere in pericolo una delle squadre che Erik ha addestrato, senza contare che lui non ne sarebbe affatto contento. Abbiamo bisogno di difese qui a Nido del Drago.>
<dovresti avere più fiducia nei tuoi uomini. So che non pensi ad Augustus e Fred come dei guerrieri ma sono perfettamente in grado di difendersi.>
Le parole di Marcus avevano colto nel segno. Era come se quegli occhi scuri potessero leggere dentro le persone. All'apparenza era un ragazzo quasi distratto, che viveva nel suo mondo, quando in realtà studiava le persone e le situazioni con noncuranza, lasciando tutti nell'illusione di non essere nemmeno osservati.
A decisione presa i due si congedarono, e Marcus poté finalmente tornare nella sua stanza, in alto, con vista sul lago e sull'Anello Blu, uno dei panorami più belli di tutto Nido del Drago.

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Finalmente sono tornata con un nuovo capitolo.
Questo è abbastanza diverso da quelli che ho scritto sino ad ora. Abbiamo cambiato soggetti e luogo, per prenderci una pausa da quel buco che è la prigione dei bianchi.
Spero che abbiate apprezzato anche questo capito, fatemi sapere cosa ne pensate.
Siete curiosi di sapere che fine hanno fatto Erik e Alina? Magari sbirciando nel prossimo capitolo potrete scoprirlo.
Per le curiosità di oggi vi rivelo che il castello che vedete in copertina è il Castello di Niedzica in Polonia ed ha anche le sue leggende e i suoi fantasmi.

Un saluto a tutti, vi ringrazio per le visualizzazioni e le stelline, spero tanto di poter crescere come "scrittrice" col vostro aiuto.

"May the road rise up to meet you, may the wind be always at your back"

Rebirth - l'albero del silenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora