La fine della pace

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La realtà gli ripiombò addosso violenta, accompagnata dal sapore del sangue sulla lingua. Furono proprio sangue e dolore a risvegliarlo dal sogno ad occhi aperti in cui stava per annegare, donandogli lucidità e ferocia a sufficienza per gettarsi alla gola dell'avversario. Erik cominciò a vedere rosso, e non a causa del sangue.

Le Furie, per loro stessa natura si legano per la vita ad un solo compagno, che una volta scelto diventa l'unico contatto tra la parte umana e la bestia. La compagna, per un maschio in particolare, è l'unica figura in grado di tenere a freno la parte più brutale della Furia, la vera bestia.

Erik era stato violentemente allontanato da quella che, sebbene la parte umana non lo avesse ancora realizzato, la sua Furia aveva scelto come compagna e questo evento lo aveva portato ben oltre il baratro.

La Furia prese il controllo con violenza, senza più chiedere il permesso alla metà umana, e si scagliò addosso all'avversario. L'impatto col terreno fu talmente violento da far tremare la terra all'interno del cerchio che guardie e curiosi avevano formato attorno ai due ragazzi. Il rumore di rami spezzati che provenne dalla schiena di Hans, fece nascere sul volto della Furia un sorriso feroce. Era completamente assorbito dal combattimento, attento solo ai movimenti del proprio avversario.

Hans dal canto suo, si lasciò sfuggire un gemito, ma la smorfia che gli comparve sul volto non fu di dolore. La prima parte del piano era andata a buon fine. Aveva verificato, e senza nemmeno troppe difficoltà, il legame che univa Erik e Alina. Haatèk, il bianco a capo dell'operazione e suo tutore, sarebbe stato fiero di lui. Quelle informazioni, insieme a tutto quello che Hans era riuscito a carpire nel lungo periodo trascorso in quel luogo dimenticato dagli uomini e dagli dei, avrebbero permesso ai Bianchi di organizzare la miglior offensiva mai realizzata, e forse così avrebbero potuto anche rapire e sfruttare l'incantatrice.

Il colpo successivo Hans lo vibrò con particolare ferocia. Era arrivato per lui il momento di sfogarsi, di vendicarsi di suo fratello che per tutta la vita era stato una spina nel fianco.

Erik era arrivato dai Bianchi, trascinato per i capelli da loro padre e col volto rigato di lacrime, che non aveva neanche cinque anni. Lo avevano affidato a lui, fratellastro più anziano, che già aveva i suoi compiti all'interno del gruppo, aggiungendo ad essi quello di addestrare il nuovo arrivato come primo di una nuova unità ibrida per il loro esercito. Quel piccoletto si era rivelato difficile da addestrare, cocciuto e debole fisicamente. Era fuggito dalla base proprio sotto il suo naso appena compiuti otto anni. Era diventato col tempo un bambino cupo e fin troppo furbo per i suoi gusti. A causa di quello scherzo Hans aveva dovuto subire una dura punizione, le cui cicatrici le portava ancora addosso. Erik era tornato anni dopo, tentando a costo della vita di portare via il fratellastro da quella che Hans considerava casa sua. Per anni si erano inseguiti, tentato di catturarsi l'un l'altro, Erik con la pretesa di salvarlo, Hans con quella di usarlo come informatore. Lo avevano catturato, torturato, più di una volta, ma Erik era sfuggito sotto i loro occhi tutte le volt, ritornando ogni volta più forte, più furbo e più caparbio. Haatèk aveva poi avuto il colpo di genio, spedendo Hans a fare la spia per i Bianchi in quel luogo sperduto. Si era lasciato prendere da Erik, aveva ingannato tutti con false lusinghe e racconti che avrebbero fatto rabbrividire un veterano. Aveva finto per tutto quel tempo, nauseato dal loro modo di vedere il mondo e sfruttarne le risorse pagando il prezzo di uno scambio equivalente tutte le volte, fino a quando, poche notti prima di quel combattimento, Haatèk non lo aveva richiamato al nido. L'unico rimpianto, nell'andarsene, sarebbe stato non essere riuscito a portare con sé Alina. Quella ragazza, che in molti al quartier generale sospettavano essere l'incantatrice, poteva essere una risorsa molto valida, con o senza il potere di piegare la volontà.

Hans riprese conoscenza, trovandosi disteso sul terreno gelido e a corto di fiato. Il torace gli doleva, e sentiva il sangue colare da un taglio sulla tempia. Se avesse lasciato ancora ad Erik il comando dello scontro non sarebbe riuscito a completare la missione e scappare, senza rischiare di perdere i sensi a metà percorso verso la base.

Rebirth - l'albero del silenzioWhere stories live. Discover now