36. Spero che il karma ti prenda a pugni prima che lo faccia io

Magsimula sa umpisa
                                    

×××

Quella chiamata era stata inaspettata per Adua.

Si sarebbe aspettata di ricevere un messaggio da Paulo, un tentativo di scuse patetiche, o al massimo di essere ignorata per il resto della sua vita. Ma quella chiamata, proprio no.

Aveva accettato, perché in fondo non aveva più nulla da perdere: forse quello sarebbe stato un modo indiretto attraverso cui Paulo le avrebbe mandato il suo messaggio. Il suo addio. O forse sarebbe stata l'occasione per una bella rissa: Adua non poteva saperlo. Ma, forse una delle poche volte nella sua vita, non aveva paura: avrebbe affrontato a testa alta le cose che le si sarebbero presentate davanti, e quella non faceva eccezione.

L'aria era rovente, quella mattina, e l'umidità era una cappa che le si appiccicava addosso, colandole tra i capelli e lasciandole una sensazione di appiccicaticcio. Adua si alzò i capelli in una coda, troppo accaldata per lasciarli sciolti, e inforcò gli occhiali da sole. Secondo Google Maps era arrivata: eppure si dovette guardare intorno un paio di volte prima di scorgere l'insegna del bar, dove un paio di lettere sfarfallarono prima di fulminarsi del tutto.

Il locale era affollato da un viavai di persone che ordinavano qualcosa al volo e scappavano, probabilmente a lavoro, o a godersi una giornata di vacanza in piscina; il bancone era ingombro di tazzine di caffè sporche e bicchieri d'acqua ancora mezzi pieni, eppure i tavoli erano liberi. Solo uno era occupato, all'estremità opposta rispetto all'entrata, e fu lì che Adua si diresse.

Antonella era seduta composta sulla sedia, le mani posizionate sulle gambe e un bicchiere di succo d'arancia intonso davanti a lei. Quando la sentì arrivare alzò lo sguardo, e attese che Adua si accomodasse sulla sedia libera.

«Ti perdono» esordì, con un tono di voce dolce come lo zucchero.

«Cosa?» Adua sbottò. Aveva una faccia angelica che le faceva venir voglia di graffiargliela tutta, e lei non era una ragazza violenta.

«Paulo mi ha detto tutto, e come ho perdonato lui, perdono te.»

Adua sbiancò. «Cosa ti ha detto, esattamente?»

Antonella liquidò la questione con un gesto della mano. «So che tu c'eri in un momento di debolezza, in cui io non gli ho dato attenzioni, e lui le ha cercate altrove. Ma non c'era niente di vero, sotto» le spiegò col tono infantile con cui si parlerebbe ad una bambina.

Ad Adua iniziava a girare lo stomaco. «Te l'ha detto lui?»

«Abbiamo avuto una lunga chiacchierata oggi, ne avevamo entrambi bisogno. Si è aperto come non faceva da tanto. Io l'ho perdonato per essere stato debole, lui mi ha perdonato per non avergli dato in questo tempo quello che meritava. Abbiamo tirato una linea su questi ultimi mesi e siamo pronti a ricominciare come se nulla fosse accaduto. Tutto quello che è successo non ha più significato, né per me né per lui.»

Adua ne aveva abbastanza. «Quando me lo dirà lui ci crederò.» Fece per alzarsi e andarsene, ma le parole della ragazza che aveva di fronte la bloccarono sul posto.

«Lui non verrà, Adua.»

Adua non disse niente. La guardò mentre continuava a parlare. «Non l'hai capito? Questi ultimi mesi sono stati un errore. Un passatempo, uno sbaglio. Non ti vuole vedere. Non verrà.»

La voce di Adua era fioca. «Ti sbagli. Paulo ha le palle e me lo verrà a dire in faccia.»

L'argentina rise. «Non è questione di palle. Il fatto è che tu per lui non sei nulla, capito? Non lo sei mai stata. Non meriti una spiegazione da lui

Sembrava che tutte le sue paure fossero state esposte in piazza, sotto gli sguardi della gente curiosa che si ammassava per guardare la sua disfatta. Si sentiva così esposta e così abbattuta. «Ti stai sbagliando. Non è così.»

Il sorriso di Antonella era canzonatorio. «Ma in fondo non ci credi neanche tu, vero? Perché lo hai sentito. – Il silenzio dall'altra parte le diede la spinta a proseguire. – Hai sentito quello di cui parlava con Gonzalo, hai sentito quello che ha detto. Com'era? "Lo sfizio me lo sono tolto. Non pensavo si presentasse qui". È così, Adua, mettiti l'anima in pace.»

Quello era il momento giusto per andarsene, o le sarebbe scoppiata a piangere in faccia e addio all'immagine della dura che voleva mantenere davanti a lei. «Sai che c'è, Antonella? Siete perfetti l'uno per l'altra. Stronzi al punto giusto. E pensare che mi ha anche portata a letto.»

Un lampo di sorpresa attraversò lo sguardo dell'argentina. «Ci sei...?» Si ricompose in fretta.

Adua la guardò. «Non te l'ha detto, questo, il tuo caro Paulo?»

Antonella finse indifferenza. «Mi ha accennato qualcosa, sì, ma io non ho voluto sapere altro. A cosa mi serve? Abbiamo fatto entrambi la nostra dose di errori, e la nostra forza è stata la capacità di perdonare. Ho perdonato che lui sia andato a letto con una puttana, e lui ha perdonato me.» Sorrise velenosa.

La testa di Adua scattò di lato, come se avesse ricevuto uno schiaffo; sentiva il rossore tingerle le guance e gli occhi pizzicarle. Non poteva ribattere: sapeva che lui era ancora formalmente fidanzato quando erano andati a letto insieme, e a scapito di tutto quello che c'era stato tra loro lo sarebbe rimasto ancora a lungo.

Non parlò quando Antonella allungò il braccio sinistro e lo poggiò sul suo, in un gesto quasi affettuoso. «Ma te l'ho detto quando sei arrivata, Adua. Ti perdono.»

Adua si voltò a guardarla e fu allora che lo notò, brillante come un sole e delicato tra le sue dita affusolate, sull'anulare della sua mano sinistra. Un diamante grosso come una noce.

Alzò lo sguardo, sbalordita e congli occhi lucidi, e Antonella le sorrise, consapevole. Quando parlò, tra lo zucchero e il miele della sua voce trasudava vittoria. «Perdono tutto quello che hai fatto.»   



Sorpresaaa 🎁 vi faccio questo regalino perché mi è presa bene, ho fatto 3 esami in 3 giorni e ho avuto tutti 30 e lode wooo 🎉✨ Capitolo breve, ma vi giuro che mi farò perdonare col prossimo! Una curiosità: qual è il titolo che vi è piaciuto di più?😂
- 2 alla fine 🖤

The Mask | Paulo DybalaTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon