Good luck

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"Secondo alcune statistiche, l'umore di una persona può dipendere dalle più svariate cose.

Può dipendere da una situazione familiare particolare, dal lavoro, dal numero di pulizie da fare in casa.

Alcuni cominciano a diventare emotivamente instabili anche per il solo fatto di non essere usciti di casa per un giorno. Di per se, molte di queste situazioni, possono sembrare assurde agli occhi di alcuni e concrete da parte di altri.

La cosa sicura, che tutti possono comprendere, è che niente può influire di più sull'umore delle interazioni con altre persone.

Un litigio con un'amica ti può rattristare o far incazzare da morire, una litigata con un genitore ti spingerà a voler desiderare di andare via di casa, una discussione o un fraintendimento con un professore ti istiga a sparare cattiverie sulla sua discussa professionalità.

Ogni relazione, ci spinge a modificare il nostro umore, è matematico quasi che quando c'è una discussione la nostra anima viene scossa da un istinto negativo (o positivo che sia).

Il problema serio, però, subentra quando tra noi e una persona non c'è una reale "discussione", ma l'esatto contrario.

Quell'iniziare ad ignorarsi un po', quel rispondere in modo freddo, quel percepire che qualcosa non va e alla domanda "qual è il problema" sentirsi rispondere "niente".

Decisamente è questa la situazione che maggiormente spinge ogni persona a modificare il proprio atteggiamento, a covare rabbia e rabbia, pronta ad esplodere ad un semplice "tu non capisci".

Perché per quanto le discussioni, i problemi quotidiani, ci possano far agitare, nulla manda in crisi più di un problema che ti fanno credere esista solo nella tua mente "

ZAYN

Una delle regole non scritte, che vigeva in quella base, era che ogni ufficio viveva, irrimediabilmente, collegato all'umore del proprio capo.

Se era felice, l'ufficio sembrava essere più produttivo, se il capo era agitato sembrava regnare il caos.

Il problema reale, sorgeva, in quelle giornate il cui il capo era nervoso, in quel caso a regnare sovrana era la paura di essere licenziati, che riusciva a zittire tutti i dipendenti.

La situazione, comunque, restava più o meno stabile ovunque, a meno che il capo in questione non fosse Louis.

Sin dal mattino, capire quale fosse il suo stato d'animo, non era stato difficile per nessuno dei suoi dipendenti.

Le leggere risate e chiacchiere della mattina, non appena il castano varcò la soglia, si trasformarono in silenzi e rumori di tastiere.

"Samantha, per l'ultima volta, dove sono i bilanci che ti avevo chiesto dieci minuti fa?"

"S-signor Tomlinson, sto preparando tutto, mi servono solo altri cinque minuti... sai il nostro piano annuale è vasto e..."

"Sai cosa ti servirà tra cinque minuti? Un nuovo lavoro! Sbrigati o sei fuori da questa base per sempre" la voce forte e autoritaria di Louis rimbombò tra le pareti in vetro di quell'ufficio.

Ogni dipendente percepiva la negatività proveniente da quegli occhi azzurri, perforargli il corpo, provocandogli dei brividi lungo la schiena.

"Zayn, voglio i bilanci dell'intero mese, nel mio ufficio, tra dieci minuti al massimo" la voce dura del castano fece voltare Zayn verso di lui, scrutandolo con la fronte corrucciata.

Era da quella mattina che il moro cercava di decifrare il suo comportamento smanioso, ma più lo osservava e più non riusciva a comprenderlo.

Inizialmente aveva pensato che fosse successo qualcosa tra Louis e i suoi genitori, era un opzione più che plausibile dato che agli inizi del lavoro succedeva un giorno si e l'altro pure.

Welcome to my lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora