Absolutely sexy

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"A volte scegliamo di apparire forti, freddi o lontani perché ci aspettiamo di essere compresi. Quasi come se quel silenzio forzato in cui ci siamo immersi, possa far accendere una grossa insegna su di noi con scritto "Ehi sono qui, c'è qualcosa che non va" . Purtroppo, però, il nostro silenzio e la nostra freddezza viene scambiata come una forma di indifferenza, che in automatico, fa convincere gli altri che non ci sia nessun problema. Così ci tocca continuare a stare zitti e a sopportare qualsiasi decisione esterna, perché non si può tirare fuori la voce quando per tanto tempo hai finto di non averla, ma soprattutto non puoi gridare di essere stufo e di essere incompreso, perché sai di non aver fatto nulla per comunicare al mondo quale fosse il tuo problema. Quindi ci tocca stare in silenzio, ancora, e di assecondare con fare passivo lo scorrere degli eventi, aspettando che tutto finisca e che torni esattamente come prima. Ma, molte volte, alla fine della nostra attesa, ci accorgiamo che nulla era esattamente come era prima."

"Harry? Harry? Oh, andiamo, hai ascoltato almeno una parola di quello che ti ho detto?"

"Certo... dicevamo che... ok, hai ragione, non ti stavo ascoltando, cosa dicevi?" rispose il ragazzo posando il bicchiere che reggeva tra le mani.

"Ti stavo dicendo che stasera siamo stati invitati a cena dal mio nuovo capo e voglio, anzi pretendo, che tu faccia una bella figura!"

"Quando mai non ho fatto una bella figura con i tuoi stupidi datori di lavoro? "chiese Harry poggiandosi con la schiena al mobile. Osservò attentamente il volto di sua madre. Era incredibile il modo in cui l'Italia avesse modificato quella donna. Prima era sempre calma e assente... ma dal trasferimento era diventata decisamente troppo agitata e presente.

Pensandoci bene la preferiva molto di più prima, quando i suoi problemi le rimanevano completamente all'oscuro. Problemi tipo Amy, la ragazza che ci provava con lui dai tempi delle elementari. La sua unica preoccupazione era quella di non rendere palese il disgusto che le carezze di lei gli provocavano.

Insomma, non aveva mai simpatizzato per il genere femminile. Troppo dolci. Troppo lucidalabbra e cuoricini. Troppe aspettative di perfezione che non sarebbe mai riuscito a soddisfare.

Allo stesso tempo però non poteva dire di simpatizzare o essere interessato al genere maschile dato che non aveva mai avuto un amico o qualcosa che ci assomigliasse.

"Vogliamo ricordare come ti sei presentato a Peter?" disse sua madre strappandolo dai suoi pensieri e facendogli ricordare di quell'incontro avvenuto circa cinque anni prima.

Peter era il capo della base americana nella quale vivevano, ed era stato lui ad accoglierli appena arrivati in Italia. "Non puoi rimproverarmi per questa cosa mamma, sono passati anni!" affermò sbuffando appena. Il rossore a diffondersi sulle sue guance.

"Non bastano cinque anni a far dimenticare il modo in cui hai praticamente urlato in faccia al mio capo che era davvero sexy..."

"Ok, cambiamo argomento va bene? A che ora abbiamo questa famosa cena?"

"Alle sette Harry" affermò lei corrucciando la fronte in quella tipica smorfia che precedeva un mega monologo sulle sue scarse qualità personali.

"Perfetto, ci sarò. Ora scusami tanto ma vado a fare un giro... sai hanno aperto una nuova palestra nell'edificio qui accanto, magari vado ad iscrivermi" il ragazzo afferrò velocemente il suo portafogli, giusto per rendere quella scusa credibile, e impugnò saldamente il suo cellulare dirigendosi spedito verso la porta d'ingresso.

"Non fare tardi!"

"Non preoccuparti!" replicò chiudendo porta di casa. Sospirò profondamente e si complimentò con se stesso per quella mitica uscita strategica, poi, a passo lento si diresse verso il terzo piano all'ufficio del padre.

Welcome to my lifeWhere stories live. Discover now