20. Non sei abbastanza accorto

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Quando Adalrico finì di mangiare, decise di andare a riposarsi nella propria stanza, ma con suo sommo dispiacere vide il cugino spaparanzato sul suo letto come se fosse a casa propria.

Si chiese come avrebbero fatto a dormire entrambi nella stessa stanzetta, se c'era un letto solo, e scartò ovviamente subito l'idea che avrebbero dovuto riposare insieme, coricati fianco a fianco... oltre ad odiarsi (che era un ottimo motivo per non dormire insieme) c'era anche un caldo terribile e avrebbero rischiato di morire in un atroce bagno di sudore, tipo aragoste messe a bollire vive.

Tiberio, tutto vestito e con tanto di scarpe, stava sul letto con le braccia aperte e le gambe divaricate in una posa da stella marina e fissava il soffitto con aria leggermente ebete.

«A-Adalrico» Balbettò «Come fai a dormire in questo posto schifoso? Non ti vengono gli incubi?»

«È la mia camera» replicò Adalrico, piccato «L'ho arredata io»

«Fai pure l'arredatore»

«Scherza, scherza, ma se sei uno di quello che si fa arredare la camera dalla mammina sei solo patetico»

«Io non ho arredato la mia camera, ma in compenso mi ci sono messo i poster che volevo, che non fanno tanto schifo»

«A me piacciono. A ognuno il suo, non credi?»

«Beh, amico, sei strano forte».

Possibile che Tiberio si fosse già dimenticato il loro litigio in cucina? Oppure era solo un altro dei suoi trucchi per prenderlo di sorpresa?

Con circospezione, Adalrico si avvicinò al comodino per prendere una rivista che sarebbe andato a leggere da qualche parte al fresco.

Tiberio scorreggiò con un suono che ricordava una motosega in azione, poi rise, ancora fermo con braccia e gambe aperte sul letto del cugino.

Adalrico si ritirò in totale silenzio, la rivista arrotolata fra le mani, ma prima che fosse riuscito a uscire, la voce di Tiberio lo raggiunse con una domanda

«Chi è quel tizio vestito come un cacciatore di vampiri?»

«Cosa?»

«Quel tizio» Tiberio alzò pigramente una mano per indicare il soffitto «Con il cappello nero»

«Non conosci Undertaker?»

«Chi?»

«Sul serio? Non hai mai guardato il wrestling?».

Tiberio lasciò ricadere il braccio e mosse appena la testa verso di lui, rivolgendogli uno sguardo vacuo

«Certo che l'ho visto. Conosco John Cena» disse.

Adalrico non rispose. Non che non avesse nulla da dire, ma sentiva con ogni fibra del suo corpo che quella era una trappola.

Uscì dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle, e si diresse verso il salotto. Sentì un rumore sospetto provenire dalla propria stanza, un suono che poteva essere carta che si strappava oppure Tiberio che scorreggiava di nuovo. Decise di tornare indietro per proteggere i suoi poster dalle grinfie del mostro umano.

Quando rientrò vide che il cugino non si era spostato di un solo centimetro e stava ancora guardando il soffitto con aria persa. Doveva aver scorreggiato così forte che il suono si era sentito da diversi metri di distanza e oltre una porta chiusa.

«Che vuoi ancora?» Domandò Tiberio «Ti manca qualcosa?»

«Io...» Adalrico non aveva voglia di domandargli che cosa fosse stato quel suono «... No, ma volevo solo dirti che... non devi toccare i poster»

L'Ombra di un Cappello - 1. Non sei una superstarWhere stories live. Discover now