11. Non sei bravo come tua madre

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Adalrico e Anna presero allora a raccontarsi reciprocamente dei propri fratelli (e sorelle) e di quante gliene combinassero ogni giorno. Adalrico ridacchiava discretamente, cercando di far sembrare la sua voce più profonda di quanto non fosse, ad ogni battuta della sua interlocutrice. Anna stava giusto raccontando al ragazzo come suo fratello quand'era piccolo le rubasse le mutande dai cassetti e se le mettesse in testa a mo' di parrucca imitando Raffaella Carrà, per esibirsi in performance di canto di tuca tuca, quando qualcuno iniziò ad avvicinarsi a loro.

Nella penombra (nel frattempo un'altra lampadina era morta), Adalrico dovette strizzare gli occhi per distinguere qualcosa della persona e fu così che scoprì che era una donna che portava i tacchi e aveva i capelli cortissimi. All'inizio fu portato a pensare che fosse per via del buio, ma dopo poco si accorse che la pelle di lei era così scura da somigliare al vestito che portava, un tailleur su misura indossato con grazia su una camicia blu notte.

Anna le andò incontro con passo rapido

«Signora» Disse «Non si può entrare qui, è solo per gli addetti ai lavori»

«Sono un'addetta ai lavori» disse lapidariamente lei, estraendo un tesserino da una tasca interna della giacchetta

«Oh. La signora Village, giusto?»

«Si. E quello laggiù è l'Avvoltoio?»

«Si, signora»

«Mandalo fuori da me, nel parcheggio. Dobbiamo parlare».

La donna dalla pelle scura ancheggiò via di nuovo, misteriosa come quando era arrivata. Adalrico, che non aveva sentito bene questa conversazione, si grattava la testa e cercava di capire cosa fosse successo.

Anna gli si avvicinò e gli prese una mano, facendolo arrossire

«Ehi, Avvoltoio» gli disse, affabile «La signora Village è un'importante talent scout che lavora per alcune wrestling promotion sia italiane che francesi. Oggi è stata invitata all'evento dal presidente»

«Ah» rispose Adalrico, annuendo

«E sai una cosa? Ti vuole parlare».

Il cuore di Adalrico ricominciò a fare il matto, ma questa volta fu un'esperienza assai piacevole, accompagnata da un formicolio su tutto il torso. Se una talent scout voleva parlare con lui era possibile che desiderasse metterlo sotto contratto per qualche show importante? Non vedeva altra alternativa.

«Va bene» Disse, cercando di nascondere l'eccitazione che montava in lui «Le parlerò»

«Ti aspetta fuori nel parcheggio. Vai, campione!».

Adalrico non se lo fece ripetere due volte e uscì nel parcheggio, dove le luci gialle dei lampioni dipingevano strisce pallide sui cofani delle automobili e ampi cerchi sfumati sull'asfalto. La signora Village, una sigaretta fra le labbra, lo aspettava appoggiata ad una Jeep Renegade dalla fiancata decorata con il disegno di una lunga fiammata blu e iridescente.

«Salve» La salutò «Sono... mi hanno detto che lei voleva vedermi»

«Si, signor avvoltoio» rispose lei, con voce un po' roca «Volevo vederla»

«Ottimo. S-sono qui»

«Mi chiamo Alma Village» si presentò la donna, porgendogli la mano libera «Molto piacere»

«Il mio vero nome è Adalrico Merlo»

«Lo so».

I due si guardarono per un istante, lei con un sorriso gentile ma deciso, lui spiazzato. Perché tutti conoscevano sempre la sua vera identità?

L'Ombra di un Cappello - 1. Non sei una superstarWhere stories live. Discover now