5. Non sei un condor

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Quando Lorella si fu del tutto calmata, dopo un gran numero di abbracci e di fette di pane con la confettura di ciliegie, Adalrico si ritirò nuovamente in camera sua, seguito dal gatto, per andare a vestirsi.

All'interno della cameretta del ragazzo era quasi impossibile scorgere il colore originale dei muri, poiché erano tappezzati di roba di ogni sorta, dai quadri ai post-it, con grande quantità di poster che sembravano fare le veci della carta da parati e due specchi troppo grandi per il piccolo ambiente che sovrastavano due mobiletti gemelli di legno giallastro.

Oltre l'ottanta percento dei poster rappresentavano la stessa persona, o meglio ancora, lo stesso personaggio: The Undertaker. Ce n'erano con lui che combatteva su un ring, con lui che entrava con il fumo e da eteree luci blu, con lui appoggiato ad una bara di legno e circondato da gigli bianchi e in una dozzina di altre varianti differenti. Un Undertaker dall'aria molto, molto arrabbiata, campeggiava dal soffitto, proprio in corrispondenza del cuscino di Adalrico, suscitando in chiunque vedesse la stanza la stessa domanda: "Come cavolo fai ad addormentarti se quando ti sdrai devi guardare in faccia quello?".

C'erano anche due stampe medio-grandi che ritraevano condor intenti a mangiare carcasse che di solito, quando venivano viste dalle persone di cui sopra, facevano ripetere loro quasi la stessa domanda, ma con più convinzione... qualcosa del tipo "come cavolo fai ad addormentarti se quando ti sdrai vedi in faccia quello e quando abbassi gli occhi vedi gli avvoltoi che mangiano morti?".

Adalrico iniziò a pettinarsi di fronte ad uno degli specchi, legandosi poi i lunghi capelli lisci e neri come pece in una coda pulita da cui non sfuggiva nessuna ciocca. In realtà era biondissimo, come tutti i componenti della sua famiglia, ma per esigenze sceniche si tingeva i capelli di nero ed erano state del tutto vane le proteste di sua sorella Asia, che gli aveva mostrato almeno trecento fotografie di avvoltoi biondi o addirittura bianchi.

«Guarda, Ada! L'avvoltoio più fico del mondo, il gipeto, è biondo!»

«Asia, io rappresento un condor. La gente non lo sa cosa sono i gipeti»

«Allora dovresti essere pelato, non nero».

Ma era stato tutto inutile.

Oltre ad avere i capelli lunghi, Adalrico possedeva anche un naso lungo e abbastanza stretto, in qualche modo aristocratico, e una faccia anch'essa lunga dalla mascella ben tornita. I suoi occhi erano, fortunatamente, non-lunghi, ma ornati da ciglia (ormai l'avrete indovinato) lunghe e biondissime che era spesso costretto a ricoprire di mascara per non far indovinare alla gente il suo vero colore di capelli.

Questa cosa del colore della sua peluria corporea era un'autentica scocciatura il più delle volte, perché oltre al mascara e alla tintura dei capelli doveva anche ricordarsi regolarmente di colorare le proprie sopracciglia e la barba, che portava ordinata e abbastanza corta, con baffi così perfetti da sembrare disegnati. Inoltre doveva portare vestiti che coprissero i suoi, ovviamente biondi, peli del petto e delle gambe.

Quando si fu vestito, con una camicia nera (possedeva unicamente camicie di colore nero, tutte le altre erano state regalate a suo padre da tempo) e un paio di jeans grigi-scuri, sembrava che fosse a lutto.

Kane miagolò accanto ai suoi piedi nudi e si strusciò sulle sue caviglie, affettuoso.

«A posto» Disse Adalrico, prendendo il felino per metterlo sul letto «Ora dove andiamo, eh? Dove andiamo?».

Il gatto fece un trillo buffo con la voce, agitando alta la folta coda pelosa.

Un improvviso rintocco di campana da mortorio riecheggiò fra le mura della stanzetta. Era la suoneria del cellulare di Adalrico.

L'Ombra di un Cappello - 1. Non sei una superstarWhere stories live. Discover now