16. Non sei tramite di un messaggio divino

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«Era... vero? Cioè, il quadro vero del pittore vero?» Domandò, con una smorfia di incredulità

«Autentico» ammise il padre «Originale»

«E come è successo che ce l'avevamo noi? Un quadro come quello costa un occhio della testa, no?»

«Certo che costa un occhio della testa, Rico! E abbiamo dovuto fare sacrifici incredibili per potercelo permettere»
«Ma... perché? Era così importante?».

Suo padre non rispose a quella domanda, ma iniziò a tormentarsi le mani. La luce nei suoi occhi si fece remota, come se la sua anima stesse sondando profondità immense e non fosse capace di rendersi conto di quello che accadeva intorno al suo corpo fisico.

Ancora più confuso, Adalrico si preparò la colazione, girando più volte intorno a suo padre che, in piedi, non accennava a volersi spostare da lì.

Kane saltò sul tavolo, una cosa che normalmente faceva imbestialire Antonio Merlo, ma non bastò nemmeno questo a farlo smettere.

Poi, finalmente, arrivò la signora Gianna e Adalrico poté chiederle aiuto

«Mamma! Papà dice che ci hanno sostituito il quadro e ora non parla più!» disse velocemente, dopo aver ingoiato un pezzo di pane e marmellata di fichi, per poi mettersi a tossire perché quest'ultimo gli era andato di traverso.

Allarmatissima, la signora Gianna mise una mano sulla spalla del marito e parlò in tono grave

«Sapevi che sarebbe potuto accadere, caro...»

«Ma ancora non me ne capacito» il signor Antonio si mise le mani sulla faccia «Che scemo cretino che sono stato»

«No, caro. Ce lo siamo goduti finché abbiamo potuto. I quadri sono come i figli: se li ami, devi lasciarli andare».

Per Adalrico tutto questo non aveva senso. Tossendo, il ragazzo raggiunse il rubinetto e lo aprì, iniziando a bere l'acqua corrente, ma ottenne di strozzarsi ancora di più. Con rantoli rauchi, si diede dei pugni sul petto, ma continuava a non riuscire a respirare. Maledisse il boccone di pane e marmellata di fichi, ma subito dopo si chiese se maledire il proprio cibo non potesse risultare in una morte per soffocamento. Bevve altra acqua. Non riuscì a risolvere nulla.

Adalrico stava lentamente diventando blu mentre guardava i suoi genitori dire cose poetiche ed afflitte riguardo alla scomparsa di un quadro che lui non vedeva affatto scomparso, ma al suo solito posto. Provò a chiamare aiuto, ma non aveva più fiato: l'aveva buttato tutto fuori tossendo. Si artigliò il petto e scivolò sul pavimento, battendo le ginocchia, e il rumore fece voltare sua madre.

«Adalrico!» Strillò lei «Cosa ti succede?!».

Adalrico gorgogliò, ma non riuscì ad emettere altro suono, neppure a tossire.

Sua madre gli si avvicinò rapidamente

«Sto per farti la manovra di Heimlich» Annunciò, con insospettabile professionalità «Andrà tutto bene».

Portò le mani intorno alla vita di suo figlio e lo aiutò a rimettersi in piedi, nonostante lui avesse le gambe tremanti e deboli. Con le gambe divaricate per sostenere meglio il corpo del ragazzone, la signora Merlo gli avvolse l'addome con le braccia e lo spinse leggermente in avanti, poi chiuse la sinistra a pugno e la appoggiò poco sotto la sua cassa toracica, afferrandosi da sola il polso con la mano libera.

«Vado!» Esclamò, poi premette rapidamente e con forza, spingendo il pugno verso lo stomaco come se volesse sollevare il corpo di suo figlio.

Premette per cinque volte in rapida successione e finalmente Adalrico sentì il boccone risalire fino alla bocca e poté respirare di nuovo.

L'Ombra di un Cappello - 1. Non sei una superstarWhere stories live. Discover now