32 - epilogue

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Mi ha sempre sorpreso quanto in fretta le emozioni possano cambiare.

Un secondo sei la persona più felice dell'universo, intento a festeggiare qualcosa insieme alle persone che più ami, poi l'istante dopo qualcosa scatena una reazione a catena che ti porta alla tristezza, alla rabbia, alla paura.

Avrei dovuto esserci abituato, soffrendo di disturbo esplosivo intermittente.

Mi era capitato spesso di passare dalla serenità alla rabbia irrefrenabile, eppure niente mi aveva mai sconvolto tanto come la notizia che mi aveva dato Theo.

Il Natale dovrebbe essere una festa piena di gioia, amore, felicità.

Il messaggio di Monroe, però, aveva rovinato tutto questo.

La felicità portata dalla notizia che avrei avuto una sorella era stata spazzata via in un secondo, come se un tornado si fosse creato all'improvviso nel soggiorno di casa mia e avesse distrutto tutta la gioia che io e la mia famiglia stavamo provando.

Mi aveva sempre meravigliato la potenza delle parole, l'importanza di un semplice messaggio in un determinato momento.

La Monroe aveva detto che sarebbe tornata tra un mese, e questa notizia passava in primo piano.

Ormai la scuola, il Natale, il mio trasferimento a casa di Theo, non sembravano più così importanti.

Con un solo messaggio, con poche semplici parole la Monroe aveva scatenato il caos. Aveva portato via tutta la normalità che avevamo guadagnato con tanto sforzo, trascinandoci nel vortice soprannaturale e spaventoso a cui, forse, non avremmo mai dovuto smettere di pensare.

Quello che ci sembrava essere il passato era tornato ad alimentare i nostri incubi, le nostre paure, i nostri dubbi.

L'incertezza era tornata a far parte delle nostre vite, e ormai era questione di vita o di morte.

Avevamo delle decisioni da prendere, delle chiamate da fare, degli incontri da organizzare.

Quel sogno di una vita normale si era frantumato con un solo messaggio, e niente ce l'avrebbe riportato indietro.

Il momento della felicità e della tranquillità era finito. Non c'era più spazio per la normalità che avevamo tanto desiderato.

Ora ci toccava riprendere in mano le armi, tirare fuori gli artigli e le zanne, e combattere per la nostra vita.

Lottare per Beacon Hills, per i suoi abitanti, per le nostre famiglie, per i nostri amici.

Dovevamo combattere per noi stessi.

hold on ❁ thiamWhere stories live. Discover now