3 - the lake

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Guardai fuori dal finestrino per quasi tutto il viaggio in auto.

"Vuoi andare a mangiare qualcosa? Immagino tu non abbia mangiato niente dopo pranzo." mi chiese.

"Okay." risposi, freddo.

Dopo tre mesi, quando era partito senza avvisare nessuno, tornava e mi portava quasi a forza via dai miei amici, senza neanche chiedere come stavo. Ero arrabbiato, ferito anche.

"Messicano? Possiamo prenderlo da asporto e andare in qualche posto tranquillo a mangiare."

"Va bene."

Lo sentii sospirare, ma non disse niente. Forse sapeva di essere nel torto.

Arrivammo al posto e Theo scese dall'auto. "Vieni." mi disse, e non era una domanda. Sbuffai e scesi, seguendolo.

Ordinammo e, mentre aspettavamo, presi il cellulare. Avevo un messaggio da Mason.

Digli come ti sei sentito quando se n'è andato, digli che ti ha ferito. Magari ti spiega perché l'ha fatto.

Non volevo davvero parlargliene, ma forse sarebbe stato meglio farlo.

Rimisi il telefono in tasca e prendemmo le nostre ordinazioni, tornando in auto.

Osservai Theo fare un sorrisetto. "Ti porto in un posto segreto."

"Come vuoi tu."

Passammo il resto del viaggio in silenzio totale. Non accendemmo neanche la radio.

"Siamo arrivati." disse alla fine Theo.

Mi guardai intorno. Eravamo in mezzo al bosco e, di fianco a noi, c'era un piccolo lago.

Scendemmo dall'auto e Theo prese una coperta dal bagagliaio, stendendola a terra. "Prendi la busta, così mangiamo." mi disse.

Feci come voleva e lo raggiunsi, sedendomi ad una certa distanza da lui, sulla coperta.

"Scott è partito per il college?" mi chiese.

Annuii. "Insieme agli altri. Anche Derek se n'è andato."

Sentivo il suo sguardo su di me, ma cercai di ignorarlo. Ero ancora arrabbiato, nonostante mi avesse offerto la cena.

"Sai, venivo spesso in questo posto con mia sorella. Da quando è morta ci sono tornato solo un paio di volte, ma è sempre bellissimo."

Avrei voluto specificare che era stato lui ad ucciderla, ma mi trattenni. Anche se non me l'aveva mai detto, sapevo che sarebbe tornato indietro nel tempo e non l'avrebbe fatto, se avesse potuto. Lo vedevo nei suoi occhi ogni volta che parlava di sua sorella.

"Sì, è un bel posto." mi limitai a dire.

Lo sentii sbuffare, e questa volta diede voce ai suoi pensieri. "Si può sapere che ti prende? Va bene, non siamo migliori amici, ma sto cercando di tenere viva la conversazione e tu fai di tutto per stroncarla."

Posai la vaschetta ormai vuota e mi voltai completamente verso di lui, trattenendo a stento la rabbia. "Cosa mi prende? Ma sei serio? Te ne sei andato, non hai detto niente, non hai lasciato nessun messaggio. Quando sono entrato nella scuola per raggiungere il branco sei sparito e ora, dopo più di tre mesi, ti rifai vivo e pretendi che non sia successo niente?" dissi tutto d'un fiato, guardandolo dritto negli occhi per tutto il tempo.

Lui sospirò e distolse lo sguardo, non riuscendo a sostenere il mio. "Ho dovuto farlo, okay? La guerra era finita, mi avresti rimandato sottoterra. Sono scappato per mantenere la mia libertà."

Rialzò la testa e puntò nuovamente gli occhi nei miei. Ero stato attento al suo battito cardiaco per tutto il tempo, non era mai cambiato. Non stava mentendo.

"Cosa ti ha fatto pensare che l'avrei fatto? Non ne avevo la minima intenzione!"

Theo sembrò sorpreso. "Ma è ovvio che l'avresti fatto. Non vi servivo più e nessuno si fida di me."

Trattenni una risata. "Non l'avrei fatto, Theo. Ci hai aiutati, hai aiutato soprattutto me. Ti sei guadagnato la nostra fiducia, non vedo perché non avremmo dovuto lasciarti libero."

Tentennò. Non sapeva cosa dire.

"Ma mi hai abbandonato, anche tu. Non sono sicuro di potermi ancora fidare di te, ora. Ma non come alleato, intendo come amico. Ci legava qualcosa, durante la guerra, e tu hai deciso di spezzarlo andandotene, proprio come ha fatto Hayden. Non credo di potertelo perdonare."

Theo corrugò la fronte. "Non mi paragonare alla tua ex ragazza, Liam."

Mi alzai. "Eppure è proprio così che ti sei comportato. Ora vorrei andare a casa." dissi, distogliendo lo sguardo da lui.

Raccogliemmo la spazzatura e la coperta, mettendo tutto nel bagagliaio, e salimmo in auto.

Sentivo un odore strano provenire da Theo, come di tristezza e pentimento. Cercai di non farci caso.

Questa volta non dicemmo una singola parola durante il viaggio. Quando arrivammo davanti a casa mia, però, Theo parlò.

"C'è una possibilità che io riguadagni la tua fiducia?" mi chiese. Mi bloccai per un attimo con la mano sulla maniglia della portiera.

"Sì, ma è remota. Dovrai guadagnartela." risposi, poi scesi dall'auto.

Prima di chiudere la portiera, però, mi voltai un'ultima volta verso di lui.

"Comunque grazie per la cena."

Chiusi la portiera ed entrai in casa mia, senza voltarmi. Eppure, una volta dentro, non riuscii a trattenermi dal guardare fuori dalla finestra.

Theo era fermo, la testa tra le mani. Sembrava arrabbiato, ma non con me.

Con se stesso.

Spazio Autrice
Hey ragazzi, come state?
Che ne pensate del capitolo?

È corto corto, ma dal prossimo capitolo in poi ho scritto circa 2000 parole in ognuno, quindi saranno moooolto più lunghi I promise

Prima vera scena thiam. Liam ha paura, Theo è arrabbiato con se stesso.

Avevo detto che in questo capitolo avrei svelato perché Theo se n'è andato, ma la verità è che questo è solo quello che vuole credere e far credere. Sotto sotto ci sono altri motivi e li svelerò più avanti con la storia!

Lasciatemi un commento o un voto, ci tengo tanto a leggere cosa pensate di quello che scrivo, davvero.

Un abbraccio,
G🌹

hold on ❁ thiamWhere stories live. Discover now