Pietro's POV
Ho mai detto che odiavo il mio lavoro e lo trovavo estremamente noioso?
Probabilmente sì. Beh, è la verità.
Solo il pensiero di dover lavorare mi faceva salire la voglia di morire, poi specialmente dopo aver passato una serata fantastica con Sascha e Stefano.
E come tutte le notti salutai il mio collega che stava uscendo, entrai e sistemai le mie cose.
Per pochi minuti sembrava essere tutto tranquillo.
Finché le porte del negozio si aprirono.
Finché non vidi un ragazzo incappucciato entrare.
Finché non vidi Lorenzo.
Spalancai gli occhi e corsi verso di lui.
Il pensiero che qualcosa di grave potesse essergli successo mi tormentò per giorni, e quel momento a trovarmelo davanti mi fece esultare mentalmente.
Appoggiai delicatamente una mano sulla sua spalla.
"Tutto apposto?" Chiesi preoccupato dal fatto che potesse essersi fatto male di nuovo.
Sorrise lievemente e annuì.
Restammo pochi secondi l'uno davanti all'altro prima che Lorenzo si allontanò e sparì tra le corsie.
Tornai lentamente alla mia postazione aspettando che tornasse.
E infatti poco dopo lo vidi avvicinarsi alla cassa.
Poggiò sul rullo una bottiglietta d'acqua, ma quello che mi sorprese fu il fatto che aveva abbassato il cappuccio. Sorrisi leggermente a vederlo camminare con lo sguardo basso verso di me, sembrava così carino, quasi come un bambino.
Si piazzò davanti a me tirando fuori i soldi per pagare. Mi accorsi anche che aveva ancora lo stesso cerotto sotto il labbro che gli avevo messo.
Rimasi fermo a guardarlo aspettando che anche lui mi guardasse.
E lo fece, ma questa volta non guardò immediatamente da un'altra parte.
"Come stai?" Gli chiesi riferendomi a quello che era successo poche sere fa.
"Bene, credo." Rispose secco.
"Diamo un'occhiata alla ferita?" Gli chiesi, anche se sapevo benissimo che la ferita stava bene. Era un graffietto minuscolo, ma volevo farlo rimanere. Volevo sapere cosa era successo, avrei fatto qualsiasi cosa per farlo restare.
"No, sto bene."
Sospirai leggermente.
"Perché eri ridotto così?" Gli chiesi guardandolo negli occhi.
"Ero caduto." Sapevo perfettamente che mentiva. Si guardò in giro nervoso e decisi che forse era meglio lasciarlo andare. Presi i 50 centesimi che mi aveva lasciato e gli diedi lo scontrino insieme alla bottiglia d'acqua, e fece per andarsene.
Ma si fermò poco dopo sbuffando.
"Va bene, volevo ringraziarla per avermi aiutato." Disse girandosi verso di me ma senza guardarmi.
"Mi sentivo in dovere di farlo. Oh, e dammi pure del tu."
Lo vidi confuso per un po', non se ne andava ma sembrava non voler restare.
"C'è qualcosa che non va?"
"Perché sei così gentile con me?" Chiese come se fosse infastidito dal fatto che mi stavo preoccupando per lui.
"Perché se vedo qualcuno in difficoltà sento il bisogno di aiutarlo." Gli risposi con fare ovvio. Non disse nulla.
"Te l'hanno fatto dei compagni di scuola?" E alzò immediatamente lo sguardo verso di me. Potei notare una lacrima percorrergli una guancia, che si asciugò poco dopo. Dedussi quindi di aver azzeccato in pieno.
Però mi faceva pena e tenerezza allo stesso momento, e sinceramente ero molto preoccupato.
"Ehi, no. Non piangere, piccoletto." Mi feci scappare dalla bocca. Mi pentii immediatamente, quando ero più piccolo mi dava molto fastidio essere chiamato così, ma in quel caso non lo dissi con cattiveria, non mi riferivo al fatto che fosse più piccolo di me e neanche che fosse basso, perché basso non era per niente.
In realtà non so perché glielo dissi, sembrava solo un nomignolo carino da dargli lì per lì.
"Scusami, non volevo farti piangere." Mi giustificai cercando di distrarlo dal 'piccoletto'.
Semplicemente si limitò ad asciugarsi le lacrime, rispondere per lui probabilmente era un optional.
"Hai qualcuno con cui parlarne?" Gli chiesi sempre più preoccupato.
Scosse la testa abbassando lo sguardo.
"Con i professori, i tuoi genitori, i tuoi amici..."
"No, non ho nessuno. Nessuno crede a quello che dico, mi danno del pazzo. I miei genitori non sono mai in casa e comunque non mi danno retta. Non ho amici, non ho nessuno che mi ascolta, nessuno che mi aiuta, nessuno che mi difende... Sono solo, completamente solo."
I miei occhi iniziarono a bruciare, tutto quello che disse mi riportò a quando andavo io a scuola, ricordo perfettamente quanto fosse difficile avere il mondo contro e nessuno in grado di aiutarti, o almeno di ascoltarti. So esattamente cosa prova, so esattamente come ci si sente a essere soli, dimenticati, sentirsi inferiori.
Mi sentii male solo a pensare che stava vivendo quello che ho vissuto io, anche in modo più grave, pensai che dovevo assolutamente aiutarlo, o almeno provarci.
Mi avvicinai a lui lentamente e gli sfiorai una mano.
"Finché hai qualcuno che ti ascolta non sei solo."
Mi guarda confuso.
"Non ho nessuno che mi ascolta." Disse come se non avessi capito il discorso che mi fece poco prima.
"Io lo sto facendo."
*spazio autrice*
CIAO A TUTTI CACIOTTI okay la smetto
Sono contenta che ad alcuni stia piacendo la storia, e grazie per i commenti carini :)
Vorrei spoilerare ma aaah poi mi sento una brutta persona quindi sto zitta vi amo c:
(Avevo scritto scioperare al posto di spoilerare aiuto)
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I'm insecure. {Pietrenzo}
FanfictionUn ragazzo, a cui è stata tolta la felicità e al posto di questa si sono fatti spazio un milione di problemi. Come l'insicurezza, la timidezza, la paura. Paura di fidarsi delle persone. Paura di se stesso. Sapeva che aveva quella orribile capacità d...
