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Lorenzo's POV

"Mamma!" La rimproverai scherzosamente.
Se c'è una cosa che odiavo di mia madre è la sua testardaggine. Se si fissava con qualcosa, nessuno la fermava finché non otteneva quello che voleva.
Cercare di ignorarla non aiutava, anzi forse peggiorava. Non potevo scomparire nel nulla e in quella situazione avevo le mani legate.
"Guarda che anche se mi abbracci non ho voglia di parlare." Le dissi, cercando invano di convincerla a lasciarmi in pace.
"Ma sono tua madre! Ho il diritto di sapere."
Ed ecco quella stupida frase che usa ogni genitore del mondo. I genitori sono davvero stupidi a parer mio, pensano che quella sia come una formula magica che in qualche modo fa parlare i loro figli. Ed è divertente il fatto che molti di loro sono convinti che i loro bambini non nascondano niente e che siano casti e puliti. Non è colpa dei giovani se si comportano male, è colpa degli adulti che non aprono gli occhi e che quindi non riescono ad educarli adeguatamente.
Questi pensieri iniziarono ad innervosirmi, ma cercai di non mostrarlo. Alla fine mia madre non aveva fatto niente.
"No, mamma. Non mi sto sentendo con nessuno. Smettila di importunarmi." Dissi forse in modo troppo freddo, ma nonostante questo rise.
"Si vede lontano da un chilometro che stai mentendo, piccolo Pinocchio." Rispose, ero sempre più nervoso per il fatto che si stava rifiutando di arrendersi.
"Ti vedo spesso sorridere al telefono. O sei appassionato di barzellette o c'è qualcosa che non mi stai dicendo." Disse diventando molto seria nell'ultima frase.
A quel punto misi il telefono sul tavolo della camera dell'hotel, giusto per evitare che quello che aveva appena detto potesse succedere in quel momento.
Rimasi in silenzio per un secondo.
"Devo andare in bagno." Dissi in modo freddo prima di allontanarmi e chiudere la porta dietro di me. Mi sentii un po' in colpa per averle risposto così, dalla sua espressione si notava perfettamente che ci fosse rimasta male, ma iniziava a darmi fastidio.
Bello, ho un altro esempio per parlare male dei genitori.
Pronto? Siete davvero così fieri di voi da credere che i vostri amati figli vi dicano qualsiasi cosa della loro vita?
Abbiamo segreti, ma non perchè non vi vogliamo bene e allora non vi diciamo nulla per farvi stare male (e sono convinto che molti la pensano così),  ma perchè ognuno ha il diritto di avere prima di tutto un po' di privacy e secondo di avere il proprio scheletro nell'armadio. Suona sbagliato, ma non lo è.
E alla fine mi ritrovai chiuso in quello stupido bagno a non fare assolutamente niente se non odiare un poco mia madre, perchè era riuscita a farmi sentire in colpa nonostante io non avessi fatto assolutamente niente.
Mi toccai la tasca dei pantaloni per cercare il mio cellulare, avevo voglia di parlare con Pietro. Certo, in quella situazione non potevo chiamarlo ma anche un messaggio sarebbe bastato. Mi bastava sapere che c'era e per me andava tutto bene.
Decisi di uscire dal bagno, pensai che avrei potuto prendere il telefono e andare in camera mia, mamma sembrava essersi arresa. Probabilmente mi avrebbe lasciato in pace per un po', così avrei avuto la libertà di parlare con il mio fidanzato senza nessuna domanda scomoda.
Finalmente uscii dal bagno, e rimasi sorpreso da quello che stavo vedendo.
"Lorenzo? Fai sul serio?" Parlò mio padre con un tono di voce esageratamente alto.
Aveva il mio telefono in mano ed era rosso come un peperone, mentre mia madre aveva semplicemente la mano davanti alla bocca e sembrava che si stava trattenendo dal piangere.
"Cosa fate con il mio telefono?" Chiesi, confuso da quello scenario.
Era l'oggetto materiale a cui credo ero più legato in un certo senso. Al suo interno c'erano pezzi della mia vita e mi dette molto fastidio vederlo nelle mani delle persone a cui nascondevo praticamente il mondo.
Mio papà semplicemente lanciò il telefono per terra e si distrusse in mille pezzi proprio sotto ai miei occhi.
"Papà! Che cazzo stai facendo?" Urlai, accovacciandomi per raccogliere l'oggetto che ormai sembrava da buttare, giusto per vedere se dava qualche segno di vita.
Purtroppo era andato, e non credo di essermi mai sentito tanto arrabbiato con mio padre per tutti gli anni in cui ho vissuto.
Mamma rimase in disparte, incredula e credo anche spaventata mentre mio padre a passi veloci si avvicinava a me. Lo sguardo di qualcuno che stava per uccidere, mi dava i brividi ma non volevo dimostrarlo. Non avevo fatto niente per meritarmi del male, quindi non avevo motivo di dimostrarmi impaurito, nonostante il suo modo di fare mi stava allarmando.
"Un ragazzo?" Sussurrò a due centimetri dal mio volto.
Avevo la schiena appoggiata contro la parete e tutto quello che potevo fare era deglutire rumorosamente mentre speravo di non essere preso a pugni da lui. Anche se sapevo che non era un tipo violento
Comunque, non avevo capito cosa intendeva con quelle due parole. O forse si, ma volevo con tutto il cuore che avessi capito male.
"Cosa?" Dissi mostrandomi sicuro di me, quando in realtà volevo solo piangere.
L'uomo davanti a me sbattè il pugno con molta forza contro la parete a qualche millimetro di distanza dalla mia testa, provocò un rumore forte che fece urlare mia madre, forse per lo spavento che potesse farmi del male.
"Un ragazzo, Lorenzo. Tu hai deciso di metterti con un ragazzo!" Urlò questa volta.
In quel momento la vita sembrò essere arrabbiata con me. Mi sentii umiliato. Non avevo mai pensato di essere sbagliato per quello che ero, ma lo stava facendo suonare come se avessi commesso qualche crimine imperdonabile.
Non riuscivo a capire che cazzo ci fosse di sbagliato nell'avere un compagno dello stesso sesso. L'omosessualità è come preferire un colore rispetto ad un altro, cosa c'è di male in questo?
In più, cosa ci perdeva lui se non mi piacevano le donne?
Rimasi in silenzio però, decisi che forse era meglio non discutere. Sembrava abbastanza arrabbiato e non volevo buttare benzina sul fuoco.
In quel momento volli chiedere come diavolo avevano fatto a sbloccare il mio telefono, avevo una password molto complicata, ma quello non era decisamente il momento.
Mi limitai a guardare il basso e rimanere in silenzio. Non avevo nessun'arma con cui difendermi e non riuscivo a sopportare lo sguardo così duro di mio papà.
Volevo solo che mi lasciasse andare, volevo solamente nascondermi. Mi sentivo così piccolo e inferiore rispetto a lui.
"Dì qualcosa cazzo!" Urlò un'ennesima volta, e decisi che ne avevo abbastanza e che stava assolutamente esagerando.
"Non ho fatto niente di male, papà." Risposi a bassa voce, mantenendo sempre il mio sguardo lontano dal suo.
"Non hai fatto niente di male?" Mi prese per le spalle e le strinse con molta forza, provocandomi dolore.
"Sergio, ora smettila." Intervenne mia madre per la prima volta in quella discussione, facendomi sentire un poco sollevato.
"Smetterla?" Disse, guardandola furioso e stringendo sempre di più la presa sulle mie spalle, facendomi fare alcuni versi di dolore.
"Stai esagerando. Adesso basta, lascialo andare." Disse cercando di non mostrarsi spaventata dalla situazione quando in realtà lo era. Non la avevo mai vista così.
"Certo, Laura. Ora lo lascio andare." Sputò arrabbiato prima di strattonarmi violentemente lungo il corridoio di quella piccola stanza.
"Lasciami! Mettimi giù!" Urlai ormai piangendo, dimenandomi. Sono piuttosto sicuro di avergli mollato qualche calcio abbastanza forte ma nulla sembrava fermarlo.
Neanche gli sforzi di mia madre per cercare di liberarmi funzionarono.
Ormai quella stanza era riempita da grida, terrore e dolore.
Mi chiesi mentalmente come eravamo arrivati a quel punto; dalla apparente famigliola felice a tutto quello.
Probabilmente stanco dei miei movimenti, papà decise di darmi un'ultima forte spinta scaraventandomi nella camera in cui dormivo, chiudendo successivamente la porta a chiave.
L'ultima cosa che riuscii a vedere era mia madre per terra, piangeva ed era terrorizzata.
Mi appoggiai alla porta per cercare di sentire cosa succedesse dall'altra parte, e l'unica cosa che udivo erano rumori forti e le urla della mamma.
Ormai ero inutile, non potevo fare più niente e dovetti ascoltare qualsiasi cosa stava succedendo là fuori, facendomi sentire colpevole di tutto quello.
Fui costretto a rimanere lì e non fare altro se non sperare che finisse tutto in fretta, e non fu così.
Per colpa di uno stupido messaggio, neanche inviato, che mi ero dimenticato di cancellare avevo rovinato la mia vita e quella della mia famiglia.

*spazio autrice*
macciao belle personeee
sapete che mancano circa tre capitoli alla fine della storiaaaa? :)
(non venite a cercarmi io non ho fatto male a nessuno vi amo siete la mia vita non picchiatemi vi prego)

I'm insecure. {Pietrenzo}Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt