Pietro's POV
E finalmente mi decisi.
Scrissi velocemente un messaggio a Lorenzo.
Io: Sei libero oggi pomeriggio? Perché se non hai niente da fare ci facciamo un giro
Un messaggio semplice, ma d'effetto.
Subito dopo mi pentii di averlo mandato. Cosa ha pensato? E se sono stato troppo diretto? E se ha pensato che sono un pedofilo?
Fanculo, Lorenzo. Davvero, smettila di farmi impazzire.
Passarono due minuti, e già mi ero fatto tutto un film mentale in cui lui se l'era presa per qualcosa che avevo detto e mi odiava e non voleva più parlarmi.
Poi mi ricordai che non era anatomicamente attaccato al telefono, per la seconda volta.
E infatti rispose poco dopo.
Lore: Non ho mai un cazzo da fare, non dovresti neanche chiedermelo.
Risi leggermente a quella risposta.
"Modera il linguaggio, piccoletto."
Andammo avanti ad insulti e nomignoli per un po', finché non ci accordammo per l'orario.
Avevo tre ore e quarantasei minuti per prepararmi e presentarmi davanti a casa sua.
La prima cosa che feci fu andare al negozio.
Non dovevo lavorare, era presto e tra l'altro era un venerdì.
Volevo prendere un piccolo regalo per Lorenzo.
Dio, sembravo una ragazzina al suo primo appuntamento.
Il mio collega sembrò sorpreso nel vedermi a quell'ora, lo salutai velocemente e mi incamminai prima verso la corsia numero 3 poi nella numero 7.
Avevo preso due cose di cui probabilmente non se ne sarebbe fatto niente, ma, almeno per me, sono qualcosa di importante per entrambi. Sperai con tutto il cuore che la pensasse come me.
Andrea, il mio collega, mi guardò male per gli oggetti che avevo scelto, ma non disse niente. Pagai e corsi fuori.
Doveva essere tutto perfetto, anche se volevo lasciare metà del lavoro al caso.
Lo so, ho una mente malata.
Ma proprio dopo essere arrivato a casa ed essermi messo dei vestiti decenti addosso, mi accorsi di quanto in realtà stavo correndo.
Mancavano ancora più di tre ore, io ero pronto e non avevo nient'altro da fare.
Sbuffai, e decisi di tornare in macchina. Forse fare un giro per la città avrebbe fatto passare il tempo più velocemente.
E invece no, assolutamente no.
Cedetti e mi diressi verso casa di Lorenzo anche se ero vergognosamente in anticipo.
Tanto non avevo niente da fare, e almeno ero sicuro di non perdermi in stronzate e arrivare in ritardo.
Mi parcheggiai esattamente davanti a casa sua, e mi misi comodo sul sedile siccome avrei dovuto aspettare un bel po'.
Dalla tasca dei pantaloni il mio cellulare vibrò.
Lo presi per controllare il messaggio che mi era arrivato.
Lore: Pedofilo, già ad aspettarmi?
Risi sonoramente prima di guardare verso l'alto ed accorgermi che Lorenzo mi stava guardando da una finestra.
La vibrazione del mio telefono attirò nuovamente la mia attenzione verso di esso.
Lore: Sto arrivando
Sospirai diventando un po' ansioso. Volevo solo che andasse tutto bene e che Lorenzo fosse felice.
Sobbalzai quando sentii il rumore della portiera della mia macchina aprirsi.
"Sei un po' in anticipo o sbaglio?"
Disse sedendosi.
"È che non avevo niente da fare e volevo rimanere qui ad aspettare. Per fortuna che mi hai visto, sarei morto dalla noia!"
Ridacchiò leggermente.
"Quindi dove andiamo?"
Lo guardai e gli porsi un sorriso malizioso.
"Dovunque tu mi dici di portarti."
Mi fissò stranito, forse spaventato o forse confuso.
"Sai dov'è il campo da calcio?"
Annuii mettendo in moto la macchina.
"Giochi a calcio?" Gli chiesi cercando di iniziare una conversazione.
"No." Rispose secco.
Sospirai leggermente, iniziai a pensare che gli fosse successo qualcosa.
"Come mai questa uscita improvvisa?"
Sorrisi tra me e me mantenendo lo sguardo sulla strada.
"Le uniche volte in cui ci vediamo sono al negozio e ci sentiamo molto poco per telefono, voglio passare del tempo con te e oggi volevo fare qualcosa.. di diverso ecco."
Rise leggermente.
"Non è colpa mia se dormi tutto il giorno e la notte lavori."
Iniziò a ridere più forte e contagiò anche me.
"Cretino." Dissi solamente continuando a ridere.
E fu così che i nostri eroi continuarono a sparare cavolate e a ridere come dei pazienti di un manicomio per il resto del viaggio.
Lorenzo divenne improvvisamente serio non appena fermai la macchina e si rese conto che eravamo giunti a destinazione.
Lo guardai con tristezza.
"Tutto okay?"
Si girò di scatto verso di me, come se si fosse dimenticato della mia presenza ma non disse niente.
Gli sorrisi e gli diedi una leggera carezza sul braccio.
"Bene, andiamo." Dissi scendendo dalla macchina seguito poco dopo da lui.
Mi superò velocemente, conducendomi nel punto esatto in cui voleva andare.
Proprio al centro del campo, a quanto pare nessuno mai andava a giocare lì.
Si sedette per terra e mi invitò a fare lo stesso.
Si muoveva con una tale sicurezza che sembrava come se quel posto fosse casa sua.
"Sai, vengo sempre qui quando ho voglia di staccarmi dal mondo, anzi venivo. Ora ho te."
Disse sorridendo, quelle parole mi fecero tanta tenerezza.
"Perché qui non c'è mai nessuno. È così bella la solitudine se ci pensi. Sei solo tu, nessuno che ti contraddice, nessuno che la pensa diversamente da te, nessuno che ti rompe i coglioni, è così bello il silenzio assoluto, solo i rumori della natura che ti circondano, nessun rumore di macchine, assolutamente niente, perché ci sei solo tu."
Mi guardò negli occhi.
"È più bello essere da soli insieme, non credi?"
Gli risposi sorridendo.
Scosse la testa ridacchiando.
"Forse ti annoierai, ma questo è un posto importante per me e non ci vengo da un po', mi è mancato."
"Non mi annoierò."
Dissi semplicemente per rassicurarlo.
"È qui che è morto il fratello di Sascha. Esattamente dove siamo noi adesso."
Sentii una morsa allo stomaco. Non ebbi il coraggio di dire niente.
"Venivo spesso a salutarlo, quando avevo voglia di parlare venivo sempre qui a dirgli che mi dispiace per quello che ho fatto e che sarebbe stato meglio se fossi morto io al suo posto."
La freddezza e la serietà con cui pronunciò quelle parole mi spaventò notevolmente.
È che è orribile odiare se stessi al punto di preferire la morte a qualsiasi altra cosa.
"Non dire queste cose. Nessuno merita di morire, Lorenzo."
Rise a quelle parole, e questo mi fece solo sentire male. Si odiava davvero tanto, e questo mi uccideva.
Come si può odiare una persona così debole, indifesa e cucciolosa? A me faceva solo venire voglia di soffocarlo di coccole.
Probabilmente notò come ci ero rimasto male.
"Scusa." Disse guardandomi con aria dispiaciuta.
Mi venne improvvisamente in mente una cosa che avevo dimenticato completamente.
Cazzo, che idiota.
"Ho un regalo per te." Dissi afferrando i due oggetti che avevo nella tasca.
Mi guardò confuso.
Gli porsi un fondotinta e un pacchetto di cerotti.
Mostrò un sorriso a trentadue denti mentre guardava i due oggetti come un bambino che guarda le caramelle.
"So che probabilmente non te ne farai niente, ma pensavo fosse un modo carino per ricordare noi due. Alla fine ci conosciamo da più di due mesi e-"
Il mio discorso fu interrotto da un suo abbraccio improvviso.
Mi teneva stretto come se avesse paura che potessi scappare, ma non l'avrei mai fatto.
Non esitai a ricambiare l'abbraccio.
Sentii così tante emozioni insieme, stavo letteralmente impazzendo.
Rimanemmo così per un po'.
Fu lui a staccarsi da me.
"Promettimi che non mi lascerai. Non penso di riuscire più ad andare avanti senza di te."
Lo guardai con gli occhi lucidi.
"Non riuscirei ad allontanarmi da una persona fantastica come te, piccoletto."
Ridacchiò leggermente, entrambi eravamo commossi da quella situazione.
"Lo so che non te l'ho mai detto e non te l'ho mai dimostrato. Ma io ti voglio bene, davvero tanto, Pietro."
Mi si fermò il cuore a quelle parole.
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I'm insecure. {Pietrenzo}
FanfictionUn ragazzo, a cui è stata tolta la felicità e al posto di questa si sono fatti spazio un milione di problemi. Come l'insicurezza, la timidezza, la paura. Paura di fidarsi delle persone. Paura di se stesso. Sapeva che aveva quella orribile capacità d...
