Un favore

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Alex allentò la cravatta e si lasciò andare sulla comoda sedia che aveva in ufficio

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Alex allentò la cravatta e si lasciò andare sulla comoda sedia che aveva in ufficio. Era stata una giornata pesante al lavoro e, lanciando un'occhiata storta alle scartoffie che aveva sulla scrivania in mogano, si disse che non era ancora finita. Molto probabilmente si sarebbe dovuto portare il lavoro a casa, proprio come la settimana precedente – il che aveva un lato positivo, secondo Alex stesso: Amelia lo avrebbe lasciato in santa pace.

Facendo un giro sulla sedia, Alex si trovò davanti alla parete in vetro. Dal lì poteva vedere l'intera città e la vista era semplicemente fenomenale, soprattutto in quel momento della giornata, quando il sole giocava a nascondino con la luna e si ritirava dietro l'orizzonte.

A Lisa e ad Abby piacerebbe questa vista, pensò, sorridendo.

Non aveva pensato né a sua figlia né ad Abigail per tutta la giornata, talmente era concentrato all'offerta che la sua azienda – che consisteva praticamente in Alex, suo padre Mike e il padre di Amelia – aveva fatto ad una società giapponese, così da poterla comprare e incorporare. Ma, adesso che aveva un attimo per sé, lasciò libera la mente: era curioso di sapere com'era andata la giornata di Lisa, voleva sapere ogni minimo dettaglio e voleva abbracciarla e farsi abbracciare da lei – in quei momenti, Alex si sentiva il papà più fortunato del mondo.

Con Abigail era un'altra storia. Non era sicuro che lei avesse compreso a pieno i suoi sentimenti, ma di certo chiederle se avesse potuto baciarla l'aveva messa sulla buona strada. Eppure, per un secondo, gli era parso che anche lei avrebbe voluto baciarlo. In ogni caso, il rifiuto di Abigail, per lui, era stato devastante, ma ciò non voleva dire che avrebbe mollato. No, lui era determinato a riconquistarla a tutti i costi.

Mentre stava riflettendo sul da farsi, qualcuno bussò alla porta del suo ufficio.

«Avanti»

«Signor Marsh, suo padre desidera vederla. Dice che è importante» disse con garbo la segretaria del padre di Amelia.

Due minuti più tardi, con la cravatta di nuovo al suo posto e ben stretta, Alex entrò nell'ufficio di suo padre senza bussare. Mike era seduto davanti alla sua scrivania, il telefono attaccato all'orecchio e una mano faceva scorrere una penna su un foglio. L'uomo alzò per un attimo la penna e fece segno al figlio di accomodarsi.

Quando la telefonata terminò, Mike rivolse la sua attenzione su Alex.

«Volevi vedermi?» chiese Alex, nascondendo dietro ad una maschera la stanchezza con cui si trascinava in giro.

Mike annuì. «Volevo chiederti come stanno andando le cose fra te e Amelia. Avete scelto una data?»

«Solo questo? Niente: "Come sta mia nipote?" o cose simili?» repliclò Alex, serio.

Mike si bagnò appena le labbra. «Ci arriveremo, Alex, ma prima ho bisogno che tu risponda alla mia domanda. Quinti te la ripeto: avete scelto una data per il matrimonio?»

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