Nevermind

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Taehyung posò il vecchio e unto vassoio sul tavolo rotondo, accasciandosi con un tonfo sulla scomoda sedia di plastica. Quella mattinata era stata un'inferno, aveva provato così tanta ansia che pensò di aver perso almeno due chili solo per lo stress. Troppe interrogazioni per le quali non era preparato, troppi compiti da correggere in classe che non aveva fatto, troppe conversazioni con i compagni da evitare, volendo solo dormire sul banco. Ripresosi due minuti, passati completamente stravaccato sulla sedia con gli occhi chiusi e la testa posata sullo schienale, si raddrizzò un minimo e posò la soffice guancia destra sulla mano affusolata da pianista, reggendosi così il viso, e portò l'attenzione sull'unica altra figura seduta a quel tavolo, che a sua volta lo fissò sorridendogli.
«Allora Tae, com'è andata oggi la tua giornata?»
Taehyung lo guardò negli occhi con sguardo vacuo e stanco, rispondendogli platonico: «Uno schifo. Te invece?» sperò sinceramente che la giornata dell'amico fosse stata migliore della sua, almeno ad uno dei due sarebbe andato per il verso giusto qualcosa.
«Non mi lamento» il più giovane annuì soltanto, iniziando a mangiucchiare qualche chicco di riso avendo come sottofondo Hoseok che chiacchierava, tornando però, senza farlo apposta, a viaggiare pensieroso nel suo mondo. In quel momento, Taehyung, era di una bellezza rara. Indossava una camicia bianca, oversize, con dei ricami in oro sui bordi, tenuta sbottonata per due bottoni. La timida apertura lasciava intravedere lo spazio delle clavicole, nella conca delle quali era accolta una collana dorata, con un piccolo pendolo ovale con incastrata una pietra nera. Dall'orecchio sinistro, dal buco più esterno, pendeva un orecchino con una catenina, che si contrapponeva alle anelette e agli orecchini piccoli. I blue jeans leggermente strappati all'altezza delle cosce e le superstar bianche e nere ai piedi davano un tocco sportivo all'outfit, che altrimenti sarebbe stato troppo elegante, forse anche sprecato, per una giornata scolastica. Taehyung, quel giorno, emanava un'aura incredibilmente serena, ed illuminava una stanza con la sua sola presenza. Appoggiato con noia sulla mano curata e con lo sguardo perso, sembrava una bambola di porcellana. Delicata, incantevole e preziosa, esattamente come lui. Tutti se ne accorgevano, tutti tranne l'unica persona della quale Tae era veramente innamorato, l'unica persona dalla quale avrebbe voluto ricevere attenzioni. Guardò l'orologio appeso sulla parete della sala, e spostò lo sguardo all'entrata della mensa. Ed eccolo arrivare, puntuale come sempre. Anche lui, come Taehyung, era bellissimo. Ma era di una bellezza diversa, che dava più nell'occhio. Essenzialmente, Jeon Jeongguk era figo, e Kim Taehyung era bello. Questa era la differenza delle loro bellezze. Nonostante Jeongguk fosse un così bel ragazzo, era, come Taehyung, un ragazzo da parete. Non che si vestisse sempre di nero o che non avesse amici; semplicemente non faceva nulla per farsi notare, e faceva di tutto per passare inosservato. Con la maggior parte delle persone ci era riuscito. Non con Taehyung. E anche quella volta, Kim Taehyung osservò da lontano Jeon Jeongguk, ammirandone i tratti definiti, l'arricciamento tenero del naso, e la mandibola definita.
Anche quel giorno Kim Taehyung non fece nulla, e anche quel giorno, Jeon Jeongguk non seppe dell'esistenza di Kim Taehyung. Ma forse, in fondo, a Tae non importava. Forse, nel profondo, preferiva che Jeongguk non fosse a conoscenza della sua esistenza, così non l'avrebbe mai rifiutato. Sapeva di non avere possibilità.

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