20. Risvolti interessanti e problemini ingombranti

Start from the beginning
                                    

Adua la interruppe. «In realtà no, grazie, dovrei proprio andare adesso. È un piacere avervi incontrato» mugugnò, volendo mettere quanta più distanza possibile dalla coppietta felice.

Fece per voltarsi e tornare indietro, ma la sua voce la bloccò sul posto. «Adua

Sia lei che Antonella si girarono completamente verso di lui, Adua con gli occhi sbarrati – ma nascosti dagli occhiali – e Antonella con un'espressione confusa sul viso. «Uhm, sì?» Sperava che non avessero notato la sua voce leggermente tremante.

«La stazione è dall'altro lato.» Paulo indicò con un gesto alle sue spalle, sogghignando sotto i baffi. Avrebbe voluto tanto cancellargli quel sorrisetto beffardo dal suo bellissimo viso.

«Già, hai ragione.» Sorrise incerta. Sperava davvero di non incontrarli mai più.

«Aspettate, voi vi conoscete?» Antonella sembrava sbalordita.

Paulo sembrava invece piuttosto a suo agio. «È un'amica di un amico. Lunga storia.» E scrollò le spalle.

Adua spostò il suo sguardo su di lei, sperando che non le si leggesse il panico sul volto. «Già. Buona passeggiata allora!» Li superò di slancio, non volendo protrarre ancora di più quel momento.

La ragazza si incamminò velocemente senza voltarsi indietro, e arrivò alla stazione giusto in tempo per prendere il treno al volo; e, nei quindici minuti di tragitto, non poté fare a meno di pensare a quanto tutto quel casuale incontro le puzzasse.

×××

Il telefono le squillò mentre stava lavando i piatti. Avevano da poco finito di cenare – avevano fatto più tardi del previsto, avendo aspettato che Mick staccasse dal suo turno – e la ragazza stava finendo di pulire la cucina, già pregustando il momento in cui si sarebbe potuta infilare sotto le coperte.

Non aveva intenzione di togliersi i guanti e rispondere, quindi lo lasciò squillare; ma chiunque fosse stato era piuttosto insistente, così alla seconda chiamata si allungò – cercando di non far gocciolare l'acqua a terra – per vedere lo schermo.

Paulito.

Adua si strappò i guanti dalle mani, maledicendosi per non aver controllato prima chi stesse chiamando, e rispose. «Paulo?»

«Buonasera, Adua Romeo. Mi stavo chiedendo – rumore indistinto – mi chiedevo, che fai?» Altri rumori. Sembrava stesse in un locale o qualcosa del genere.

«In realtà stavo per andare a letto. Come mai mi chiami?» Quella doveva essere la giornata delle assurdità, non c'era altra spiegazione.

Si dovette coprire l'altro orecchio col dito per capire per bene quello che diceva, sotto tutto quel casino. «Che nooia. Io sono al Cacao, il locale in Parco del Valentino, e c'è Dani che si sta ridicolizzando parecchio. Dovresti vederlo!» E scoppiò a ridere. Adua si trattenne dallo sbattersi una mano in faccia.

«Paulo, ma sei ubriaco?» La situazione era talmente ridicola che dovette trattenere le risate.

«Eh? No. Abbiamo solo bevuto un po', davvero, ma sono più sobrio di quanto immagini» rispose lui tentando un tono serio, e questo la fece ridere ancora di più.

«Va bene, ti credo. Buona serata, allora» lo salutò.

«Adua, aspetta! – Quando vide che la ragazza non aveva chiuso la chiamata, continuò. – Ti ho chiamato perché volevo sentirti. O meglio, vorrei vederti. Perché non ci raggiungi?»

Il cuore iniziò ad accelerarle. «N-non credo sia una buona idea, Paulo.»

«Io credo di sì. Ti scrivo l'indirizzo e avverto che stai venendo, tu chiedi di me. A tra poco.» Dava tutto così per scontato.

The Mask | Paulo DybalaWhere stories live. Discover now