Evoluzione del personaggio

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Piccoli protagonisti crescono
di Rael83

C'era una volta, tanto tempo fa, un personaggio che non voleva cambiare, rifiutava l'idea di una visione diversa dalla sua e rifuggiva i conflitti, anche quelli inevitabili, tanto da rinunciare subito a fare qualsiasi cosa di diverso dal solito a prescindere da quello che rischiava.
E la storia finisce lì.

Beh, che volevate?

Si dice che la follia sia fare sempre la stessa cosa aspettandosi un risultato diverso. Dunque, se il nostro personaggio non evolve, come potremo sperare che compia azioni e scelte diverse per superare situazioni nuove e sempre più difficili?

Non generalizziamo, esistono racconti in cui il protagonista resta, dall'inizio alla fine, quell'eroe incrollabile e immutabile che risolve la situazione sempre e comunque, ma sono rette da trame superbe e stili inarrivabili – o da un cospicuo budget pubblicitario – e, nonostante ciò, non ci prendono quanto le altre.
Quelle in cui il disgraziato di turno soffre come un cane, arriva a un passo dall'annientamento e poi ha l'illuminazione divina che lo porta a fare qualcosa di incredibilmente stupido ma che alla fine lo farà vincere.
O morire tra atroci sofferenze.
A noi vanno bene entrambe.

Quello che ci importa, che ci lascia inchiodati alle pagine, è scoprire come lui o lei cambierà per affrontare i suoi problemi. Non a caso tutte le saghe più amate raccontano la fase di crescita dei personaggi (che nella letteratura degli ultimi anni si conclude quasi sempre col raggiungimento della maggiore età. Come se insieme alla patente e al permesso di bere alcolici vi dessero in allegato la saggezza. Non è così).

Prendiamo ad esempio la saga di Harry Potter (e Percy Jackson per osmosi, perché era partita come fanfiction del maghetto) in cui cresciamo praticamente insieme a lui, tanto che i libri stessi cambiano toni e atmosfere a mano a mano che il nostro eroe viene segnato dalle difficoltà. Dal mondo incantato e meraviglioso della pietra filosofale, adatto persino ai bambini, si finisce gradualmente ai cupi drammi degli ultimi tre, in cui la differenza è tangibile. Poteva Harry restare lo stesso undicenne ammaliato da magia e cioccorane fino alla fine? No. Ne avremmo pregato la dipartita già al torneo Tremaghi.

Prendiamo Twilight, dove nell'immobile vita del nostro caro... – scusate, mi è andato qualcosa di traverso – Edward Cullen a un certo punto qualcosa cambia. Molto più che in Bella, è in lui che si nota il conflitto e la conseguente metamorfosi (interiore) ed è infatti lui che tiene incollati alle pagine – non solo per gli addominali marmorei, i magnetici occhi dorati e la mentalità di un bicentenario scorbutico. Forse.

Persino la nostra amata Katniss Everdeen da strong girl regredisce allo stadio larvale, facendoci continuare a leggere nella speranza che l'autrice abbia pietà di lei e decida di abbatterla a metà del terzo libro.

L'evoluzione del personaggio è la chiave del successo.

Ma attenzione: evoluzione e disturbi dissociativi dell'identità non sono la stessa cosa. Il cambiamento del vostro personaggio non deve essere il risultato di una complessa diagnosi clinica, ma una crescita coerente e consapevole che ne rispetti il carattere di fondo, il background, e soprattutto, che avvenga in funzione del suo conflitto – interiore, esteriore, posteriore... forse ce ne ho messo uno di troppo.
E come si fa? Il personaggio deve superare, o almeno rendere meno dannosi, i propri difetti.

Se Tris Prior, per togliersi quel palo di scopa che la Roth le ha infilato dove non batte il sole, avesse deciso di darsi alla giocoleria, sarebbe stato con tutta probabilità un cambiamento divertente, ma non credo che l'avrebbe aiutata a sopravvivere tra gli Intrepidi. E a noi non ce ne sarebbe fregato una mazza. Devo essere onesta, non ho mai capito quale fosse il vero difetto di Tris, così come non ho mai capito come facessero i lettori a distinguere i punti di vista di lei e Four (mi rifiuto di chiamarlo Quattro) in Allegiant. O a leggerne tre pagine di seguito senza addormentarsi.

Comunque, dov'ero? Ah, sì, il difetto.

Se l'evoluzione è la chiave del successo, il difetto è la parola magica perché essa avvenga. Non fulmini che cadono dal cielo come coriandoli a carnevale e Titani afflitti da un mostruoso complesso di inferiorità. Quelle difficoltà sono solo un piacevole contorno, per chi legge senza rischiare l'elettroshock o di spiaccicarsi sotto un sacro tallone greco.

Il difetto del protagonista lo rende umano, lo rende vulnerabile e gli impedisce di raggiungere il suo obiettivo. E noi vogliamo vederlo mentre ci sbatte contro il muso, capisce quanto è cretino e sputa sangue nel tentativo di diventare una persona migliore, in grado di superare le avversità che un destino crudele - anche noto come "autore" - ha messo sul suo cammino.
Ce la farà? Spero di no.
Lo so che lo sperate anche voi.

Quindi non serve andare da Angela Merkel a Wonder Woman passando per Barbie Sposa, per innescare il cambiamento. Basta un po' di coerenza.

Infine, questo benedetto difetto non deve essere qualcosa di universalmente riconosciuto come tale. A parte che una roba simile non esiste, dato che un difetto è tale solo se quella caratteristica assume valenze negative in relazione alla situazione in cui si presenta.
Se io fossi la tirchia che sono, questo sarebbe un difetto nel momento in cui lascio morire di fame i poveri bimbi di Miss Peregrine nella Londra della seconda... no, aspettate, facciamo un esempio migliore.
Se per risparmiare qualche soldino io avessi sostituito, nelle spade laser dei miei Sith, i cristalli Kyber con dei fondi di bottiglia e perdessi per questo la Morte Nera, che è costata decisamente più delle spade laser e di tutto l'esercito messo insieme, questo sarebbe un difetto.
Se invece la mia taccagneria mi salvasse dal crac finanziario di Wall Street nel '29 non avrebbe un risvolto negativo. Anzi, prenderei noccioline e pop corn e mi godrei la vista di quegli avventati che hanno bruciato tutti i loro soldi e si disperano buttandosi dai tetti dei grattacieli.
Non è una bella cosa? Mah, secondo me avete un concetto strano del termine "positivo".

Il difetto del vostro personaggio può essere una sciocchezza come quella appena descritta? Sì.
Ma per alcuni sarebbe una stronzata. Esatto!
Però è il modo in cui il protagonista percepisce l'ostacolo a dare le dimensioni di quell'ostacolo. Fatelo capire al lettore, e sarà perdutamente vostro.

Okay, mi sono stufata e credo di avere insultato abbastanza fandom per oggi. La chiudo qui.
Storm, mi devi un favore. <.<

***E voi, quando vi trovate a scrivere di personaggi letterari che hanno avuto anche più di un libro a segnare la loro crescita, come cercate di inserire questo aspetto nelle vostre storie? Mentre voi che vi dilettate di Real Person Fanfiction o d...

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E voi, quando vi trovate a scrivere di personaggi letterari che hanno avuto anche più di un libro a segnare la loro crescita, come cercate di inserire questo aspetto nelle vostre storie? Mentre voi che vi dilettate di Real Person Fanfiction o di OC, come gestite l'evoluzione dei vostri personaggi?

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