"Follia"

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Tonks non aveva idea di cosa fare. Le era già capitato, ma mai come adesso. Non sapeva nemmeno decidere se alzarsi e uscire dalla stanza o rimanere lì, a fissare ciò che gli stava davanti, con gli occhi più spalancati di quelli di un bambino. Il muro davanti a lei le rilanciava lo sguardo che lei gli mandava, senza riuscire ad esserle di conforto.

Tonks rimase lì seduta per diversi minuti. Rimase insensibile ai rumori provenienti da fuori, ai movimenti di Remus nel sonno, alla pioggia che aveva cominciato a ticchettare piano sulla finestra, quasi volesse fare rumore e svegliarla da quella specie di sogno nella quale era sprofondata.

Voleva pensare, ma non pensava.
Voleva muoversi, ma non si muoveva.
Voleva piangere, ma neppure quello le riusciva, così come ridere. In effetti,
non sapeva nemmeno se fare l'una o l'altra cosa.

Sarebbe rimasta lì, rigida e immobile, se la porta non si fosse spalancata, facendo entrare una signora Weasley più agitata persino rispetto al solito. La donna ebbe un attimo di esitazione, poi si avvicinò alla giovane strega, poggiandole una mano sulla spalla. La chiamò, per cercare di scuoterla, e dopo vari tentativi ci riuscì. La fece alzare, la portò in salotto e infine la fece sedere sul divano. Le mise in mano un bicchiere d'acqua. Provò a parlarle, ma vide che la ragazza non rispondeva, o lo faceva a monosillabi, così si allontanò, fino ad uscire dalla stanza. E Tonks rimase di nuovo sola con i pochi pensieri che riusciva a formulare.

Poco dopo sentì un parlottare concitato, del quale però non riuscì ad udire parole ben distinte, poi la porta si spalancò facendo entrare un Piton piuttosto contrariato. Si guardò alle spalle borbottando quelli che non dovevano essere proprio dei complimenti, poi si avvicinò a Tonks, andando a sedersi nella poltrona esattamente di fronte alla sua, non senza uno sbuffo.

«Tanto per essere chiari» iniziò, annoiato e infastidito «A tutto questo sono costretto dalla tua adorata signora Weasley. In secondo luogo, sono assolutamente convinto che tutto questo sarà perfettamente inutile, in quanto tutto ciò non centrerà il nocciolo della questione nemmeno lontanamente. Ora che l'abbiamo chiarito, posso anche cominciare a dirti che Lupin sta benissimo, che si rimetterà sicuramente, e che tu potrai vegliare su di lui quando e quanto ti pare, senza che io... Com'era? Ah, sì: senza che io ti intimi di andartene per qualsivoglia ragione al mondo.»
Finito di dire queste ultime parole, roteò gli occhi al cielo.
«Tu lo sapevi già, non c'era bisogno di venire a dirtelo, perciò tutto questo non ha senso. Ora, Lupin è fuori pericolo, perciò non hai nessuna ragione di essere... così... per una preoccupazione quantomai insensata per il tuo caro Lupo Mannaro, perciò... Mi è dato sapere cosa affligge la tua giovane e meravigliosa vita?» concluse, appoggiando la testa alla sua mano e facendo per mettersi comodo.

Tonks sollevò lo sguardo su di lui.
«Oh, non avere quello sguardo sorpreso sulla faccia. Mi interessa davvero, sul serio» disse, con la voce che pareva tutto, tranne interessata.
«Sai, a dire il vero... Non sembra.»
Il mago sgranò gli occhi, restando però al contempo serio.
«Oh, no, ti assicuro che non è così» ribatté, sarcastico.

Tonks sospirò: la cosa più naturale che avesse fatto nelle ultime ore.
«Non sono sicura che la cosa mi affligga. Quella che secondo te mi sta affliggendo, intendo. Non è qualcosa che ti possa affliggere, non credo.»
«Va' avanti, ma non dire ancora la parola "affliggere", o diventerai molto difficile da capire.»

Tonks continuò. Forse era semplicemente questo che le serviva. Continuare a parlare con qualcuno che non era minimamente interessato a ciò che stava dicendo. Aveva senz'altro passato troppo tempo a parlare con la signora Weasley perché ella potesse trovare una soluzione diversa da quelle che gli aveva già proposto sinora.

«Remus si è svegliato, o meglio, l'ho svegliato io, e quindi ci siamo messi a parlare. Be', lui non era esattamente... normale. Voglio dire, credeva di essere in Paradiso, quindi...»
«In Paradiso. Per te, suppongo.»
Lei lo guardò a occhi sgranati.
«Oh, andiamo» fece quello, sbuffando di nuovo «Quello ti vede come una angelo anche senza bisogno di credere d'essere in Paradiso.» Alzò gli occhi al cielo.
Tonks arrossì. Piton rise seccamente.

13 Anni - Remus e Tonksحيث تعيش القصص. اكتشف الآن