"Non preoccuparti"

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Il giorno seguente, Remus si era ufficialmente stabilito a casa di Sirius.
La sua stanza era vicina a quella del padrone di casa, che aveva voluto dormire nella sua vecchia camera, emblema di ribellione.

Quando Remus si svegliò, qualche mattina dopo, trovò Sirius già sveglio, che lo aspettava con la porta della sua camera aperta, per riuscire a scorgerlo non appena lo avesse visto.

Scesero le scale insieme, passarono per il salotto, e infine entrarono in cucina.
Vi trovarono uno strano silenzio, che aleggiava per la stanza in maniera innaturale.
Certo, non era una novità che Casa Black fosse silenziosa, ma era strano pensare che, nonostante in quel momento fossero presenti tutti e tre i ragazzi, non si sentisse volare una mosca.
Il motivo, che tutti sapevano, fu chiaro a Remus e Sirius dopo un attimo passato a ricordare.

Quelli era il giorno del processo di Harry.

La signora Weasley pareva essere, tra tutti quanti, quella più preoccupata, visto che aveva fatto bruciare non una, ma ben quattro fette di pane, cercando di tostarlo.
Aveva finito col carbonizzarle.

Sirius si sedette accanto a Harry, cominciando a parlare con lui.
Remus si mise a qualche posto di distanza, concentrandosi sulla sua colazione.

Poco dopo che Remus ebbe iniziato a mangiare, nella stanza entrò Tonks, ancora in pigiama, con un pettine bagnato in mano, che passava tra i suoi capelli rosa, districandone i nodi e cercando di farli stare fermi.

La signora Weasley si allontanò dai fornelli, facendo bruciare l'ennesimo toast, e andò da Tonks.
«Oh, grazie, carissima. Hai ragione, è proprio quello che ci voleva!» le disse.
Le strappò di mano il pettine, andò da Harry e si sedette accanto a lui, scansando Sirius con una manata, facendo rimanere entrambi i cugini sbalorditi.
Cominciò a passare il pettine bagnato sui capelli di Harry, cercando di appiattirli, o per meglio dire, di domarli.

Tonks sospirò, alzando gli occhi al cielo e si sedette di fianco a Remus, trascinandosi dietro Sirius, che stava mormorando.
«No... Non può... I capelli di James... Fermatela...»
«Muoviti e chiudi quella bocca, cugino» ribatté Tonks, prendendolo per un braccio e costringendolo a sedersi alla sinistra di Remus.
Lei se sedette alla sua destra.

Vedendoli, Remus fece un ghigno e disse:
«Siete uguali, sapete? Quando avete quell'espressione sbalordita sul volto...» rise, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di entrambi.
«Oh, chiudi quella bocca, Lunastorta!»
«Un giorno dovrete spiegarmi questa storia dei soprannomi...» disse Tonks, allungandosi per prendere una fetta di pane.

Prese un coltello e iniziò a spalmarci sopra qualcosa di simile alla marmellata, ma più denso.

«È cioccolato, quello?» chiese Remus, incuriosito.
«No» rispose Tonks «Si fa con le nocciole, come il cioccolato, ma si chiama Nutella»
«Com'è che si chiamerebbe, scusa?» fece Sirius, con un ghigno sarcastico sul volto.
«Nutella» rispose la ragazza, guardandolo negli occhi, serissima.
«Perdonami, Tonks» intervenne Remus, cercando di fermare Sirius prima che facesse l'ennesima battuta sarcastica «ma credo di non aver mai sentito parlare di questa» strinse gli occhi, leggendo il nome sul barattolo «Nutella»
«Non mi stupisce» rispose la ragazza «È una cosa babbana, me l'ha fatta provare mio padre»
«Anche mia madre è una Babbana» rispose Remus «Ma non ho idea di cosa sia quel che tu chiami Nutella»
«Be', la Nutella è italiana, ma anche qui dovreste conoscerla. Mio padre ha un amico italiano che gliel'ha fatta scoprire. Fa molto male, però è buonissima. Provala su una fetta di pane»
Remus prese la Nutella e la spalmò, guardingo, sul pane.
La addentò.

«È buonissima! Sirius, provala! Provala, subito
«Va bene, va bene, calma...»
La assaggiò anche lui, poi fece uno strano verso con la testa, come se volesse annuire.
«Hai ragione, è buona. Accidenti, se è buona!»
«Sì, be', ora potete ridarmela?» fece Tonks, desiderosa di riavere indietro la sua colazione.
«Ah, sì» fece Sirius, distrattamente.
«Scusa» disse Remus.

13 Anni - Remus e TonksWhere stories live. Discover now