"L'assemblea è sciolta"

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Se esistesse nel dizionario una parola che lega insieme la confusione, l'incredulità, la rabbia e il terrore, sarebbe d'obbligo usarla in una simile circostanza.

Non passò che un attimo, un solo semplice attimo, e l'intera folla cadde preda della disperazione, chi gridando, chi sussurrando, chi utilizzando qualsiasi altro metodo di comunicazione per far sapere la propria idea. Da circa cinquanta che erano, le persone presenti parvero triplicare, tanto era alto il tono di voce di alcuni.

Dal canto suo, Remus si sentiva sprofondare.

Inizialmente, pareva essere stato colpito da un fulmine: era rimasto lì, incapace di muoversi, senza poter credere a ciò che aveva udito, e che gli si sarebbe palesato poco dopo agli occhi.

Albert, tappandosi le sensibili orecchie, si era accovacciato a terra, sofferente. Matthew si era avvicinato a lui, gli si era messo di fianco e, con uno scatto vocale che pareva più un ringhio o un ruggito che un semplice parlare, aveva rimproverato tutte le persone presenti.

«Signori!» aveva cominciato,  a voce così alta da gelare tutti gli altri sul posto «Cosa credete di risolvere urlando a questo modo? Pensate forse che le cose cambieranno gridando? Le nostre leggi ci impongono di accogliere ogni Lupo Mannaro che passi per il convento a chiedercelo, e poco importa chi sia! Ce le siamo scelte noi e noi soltanto, quindi solo nostra è anche la colpa. Adesso dobbiamo onorare queste leggi come faremmo con chiunque, perciò vedete di stare zitti e di dare il benvenuto a quel... Lupo... e ai suoi compagni. E smettetela immediatamente di gridare, o farete del male ad Albert, per l'amor di Dio!»

Pur seguitando a sudare, Remus non poté non ammirare Matthew per quel discorso, alla fine del quale il ragazzo si era chinato su Albert, sorreggendolo per farlo alzare.

L'ex professore cercò di calmarsi, ripetendosi che la sua era una missione, e che l'avrebbe portata a termine solo convincendo i Lupi che Greyback non era buono, cosa che già sembravano approvare.

Tuttavia, non gli riuscì di proferir parola, anche solo - e questa era la sua scusa ufficiale - a rispetto della tradizione del villaggio.

Fenrir Greyback arrivò scortato da due Lupi. Il suo aspetto era simile a quello di un senzatetto Babbano, e Remus credette di capire perché gli Auror avessero potuto scambiarlo per tale nel giorno in cui suo padre fece l'affermazione che lo trasformò in Lupo Mannaro.

Aveva i capelli grigissimi e arruffati, ma non sporchi e nemmeno lunghi. Il viso era solcato da una profonda cicatrice diagonale che partiva da poco sotto la bocca e terminava sul collo, attraversandolo quasi tutto. Aveva poi la pelle chiara con qualche macchia di quella che doveva essere fuliggine, gli occhi grandi, di un bruno caramellato, il naso piccolo e delle folte sopracciglia grigio-scure, tendenti al colore che già gli avevano assunto i capelli. Per quanto la piega della bocca fosse distesa in un ghigno abbastanza compiaciuto - seppur difficile da scorgere - il volto dell'uomo non presentava particolari brutti o in qualche modo deformati, cosa che lo rendeva diverso dai cattivi delle fiabe, come lo aveva sentito descrivere da alcuni.

Dal canto suo, il padre gli aveva sempre parlato di lui in modo, adesso se ne rendeva conto, molto realistico.

«Miei buoni compagni. Sono straordinariamente felice si rivedervi, e mi auguro che anche voi lo siate di rivedere me.»

Sorrise candidamente alle smorfie dei Lupi lì riuniti.

«È senz'altro di buon auspicio che mi abbiate accolto con le giacche rosse, amici. Devo chiedervi perdono per non averne una anch'io, ma immagino che mi capirete; dopotutto non tutti hanno le stesse possibilità.»

Si mise una mano dietro la testa, infilandola tra gli argentei capelli, quasi fosse in imbarazzo, e che sperasse di essere compreso dagli altri. Sulla pelle spiccava la cicatrice, bianchissima.
La sua bocca era piegata in un sorrisetto, anch'esso richiamante un imbarazzo, Remus si ripeteva ostinatamente, inesistente.

Dovette ammettere che era difficile ingiuriare quell'uomo, però. Pareva sia che sperasse davvero nella comprensione profonda dei suoi simili, sia che l'ultima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata odiarli.

«Ora, signori, vi chiedo solo di ospitarmi per qualche tempo, come avete fatto meravigliosamente bene la volta scorsa. Non vi chiedo che questo, oltre all'ospitalità per i miei amici, Evius e Kilem.»

«Te la concederemo» intervenne Albert, con slancio «A patto che tu rispetti le nostre leggi. In quel caso - e in quello soltanto - noi ti recheremo ospitalità. Lo faremo con gioia, di questo puoi essere certo ora e sempre.»

Bene, pensò Remus, se non altro, qui, a mentire, sono bravi in due.

Ma Greyback chinò profondamente il capo, mormorando: «Ne sarò onorato», in modo così convincente da portare persino Remus a dubitare del suo stesso pensiero.

Albert non poté vedere il gesto, ma dovette intenderlo, perché disse qualcosa che fece alzare il capo a Greyback, portandolo a guardare lo stesso Albert con curiosità.

«Signori» fece Albert dopo qualche minuto «siete liberi di tornare alle vostre attività o meno, così come dicono le nostre regole, che vi lasciano libera scelta di fronte ad una situazione simile. L'assemblea è sciolta.»

Così dicendo, lasciò il palco con un Greyback sorridente al suo fianco.

Miei amati compagni, Buon Natale!

Vi starete chiedendo perché sto pubblicando oggi... Beh, diciamo pure che si tratta di un piccolo regalino natalizio...

Voi che fate oggi? Vi divertirete o andrete ad annoiarvi con barbosi pranzi a casa di barbosi parenti con delle barbose passioni per le conversazioni barbose?

Io temo la seconda, ma mi sto portando dietro il Nintendo (con Ultraluna, appena scartato) e il buon primo libro di Star Wars, perciò dovrei essere apposto😂

Comunque, la conversazione barbosa me la sono già sorbita l'altra sera, quindi tranquilli, passerò i vostri stessi guai.

Parlando invece del capitolo, vi piace la descrizione di Greyback?

Come al solito cerco di stupirvi. I vostri commenti mi fanno stare bene, quindi dite tutto ciò che vi passa per la testa😁

Bene, ora vi saluto, vi manderò una foto dei miei regali la prossima volta.
Felice Santo Natale a tutti,

Moro

13 Anni - Remus e TonksWhere stories live. Discover now