9.

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Non riuscii ad addormentarmi quella notte.
Non incontrai il Conte per i 3 giorni che seguirono la sera del ricevimento con Lord Edward..ma non avevo dimenticato lo sguardo sprezzante lanciatomi dalla madre di Julian..Aveva ragione:io non sarei dovuta essere lì e non mi spiegavo il perché Julian mi avesse portato con sé.
Lord Edward non mi piace,ed ho paura di lui.
Sto pulendo i finestroni del lungo corridoio che porta alle stanze dei dipendenti che lavorano nell'ala delle stanze del Conte Harold.Erica mi ha ordinato di salire qui per tutta la giornata e far luccicare i vetri,ma ho paura di un'eventuale incontro con Harold.
Certo,non è facile riconoscermi dopo che Erica e Melissa mi hanno bruciato i capelli.Sono molto più corti adesso e hanno assunto una colorazione più scura,più bruciata,per l'appunto.
Colorazione bruciata!Che simpatica!!Ah ah ah
Muoio dal ridere,cara coscienza.

Per fortuna nessun'ombra di Harold per tutta la giornata,così scesi in giardino a rubacchiare qualche frutto che mi sarebbe valso per cena.Mi sedetti ai piedi del melo e stanca com'ero,caddi nelle braccia di Morfeo.

Sognavo di trovarmi sulla battigia di una spiaggia,da naufraga,cullata dalle onde che si infrangevano sul mio viso,come una melodia regolare,che mi infondeva un certo senso di calore,piacevole...Mi ritrovai a pensare che una sensazione tale l'avevo provata solo la sera tra le braccia di Julian,in preda alla febbre.Che avessi la febbre?No!Dovevo lavorare!
Spalancai gli occhi,convinta di avere la febbre e sussultai nel rendermi conto di essere sospesa a circa mezzo metro da terra.

La prima cosa che notai fu una senplice collanina in corda con appesa una piccolo dente di animale.
Alzai lo sguardo e riconobbi quella mascella scolpita e quegli occhi tempestosi.
Julian.
Ero ancora una volta tra le braccia di Julian.
Mi mossi,ed il Conte si accorse che ero sveglia e mi scrutò,fermandosi appena.Eravamo davanti la porta finestra,che avrebbe dato poi spazio alle scale.
"Signore"lo salutai con un mormorio
"Ciao,Aisha"Mi rispose con voce chiara,proseguendo il percorso su per le scale.
"Ehm,po-potete lasciarmi,Signore,devo andare i-in camera"
Dannata insicurezza,pensai.
Non mi rispose,continuando a salire su per le scale,così decisi di prendere l'iniziativa cercando di liberarmi dalla sua presa sulle mie gambe.
"Stá ferma"
Mi bloccai all'istante,paralizzata dal suo tono freddo e autoritario,quasi irato.
Non risposi,ubbidiente
Mi accorsi però che,invece di svoltare per la soffitta,proseguí per l'ala del Conte.
Temevo potesse sentire i miei battiti del cuore accelerare,così presi parola.
"Ehm,Signore..io devo and-"
"Zitta,Aisha!"
Non mi guardó,ma avrei voluto lo facesse.
Aprí la porta con un calcio e mi lasció,ma io ero tanto sovrappensiero che non mi accorsi mi stesse chiamando
"Aisha,dannazione!Aisha!!"
Sbattei le palpebre,tornando alla realtà.
Julian
Julian era a pochi centimetri dal mio viso,con le mani sulle mie spalle.Riuscii a osservare la sfumatura dei suoi occhi verde muschio.Verdi come gli abeti in inverno,e subito la mia mente mi puní mandando flashback di quel giorno.
"No!"
Urlai,indietreggiando con le mani tra i capelli sciolti.
Ignorai Julian.
Ormai c'eravamo solo i ricordi ed io.
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Alla prossima!

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