XV.

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Oggi.

Killian's pov

Sto ripensando a quello che è successo l'altra sera, forse non avrei dovuto rispondere in quel modo ad Emma.
Non dovevo ubriacarmi, non dovevo darle la colpa. Dopotutto lei è l'unica ad avermi aiutato davvero il giorno dell'incidente. Ho esagerato davvero questa volta, sono solo io il responsabile delle mie azioni.
Mi sento in colpa.
E so che lei mi ha abbandonato in passato, so di aver trascorso quasi due anni di puro dolore. Ma se ci fosse anche solo una chance di riportare tutto a com'era prima?
Mi perdo nei miei pensieri, se non vado da lei immediatamente rischierò di affogare in quello che è il mare di dubbi e paranoie che sto creando io stesso.
Mi guardo allo specchio, non mi riconosco più.
Sono cambiato, e questa cosa non mi piace. Vorrei tornare l'uomo di una volta. Vorrei essere di nuovo felice per davvero, sorridere senza una ragione precisa, vorrei cancellare tutte le mie paranoie, i miei dubbi e le mie incertezze.
Non voglio più scoppiare a piangere nel bel mezzo della notte.
Vorrei innamorarmi di nuovo, ma forse a dirla tutta sono innamorato, forse non ho mai smesso di esserlo.
È una di quelle dure verità che la mia mente non ha ancora deciso di accettare, al contrario del cuore.
Ma si sa, in questi casi è inevitabile che la mente prenda il sopravvento.
Vorrei tanto che gli ultimi due anni che ho vissuto scomparissero nel nulla.
Tutto quello che volevo era costruire la mia famiglia con Emma, ma la cosa non è andata a buon fine.
Il giorno in cui mi ha lasciato avevo deciso di farmi avanti e chiederle di sposarmi. Avevo programmato tutto, non stavo più nella pelle. Credo che il mio dolore sia comprensibile.
A volte la mia rabbia repressa si fa sentire e inizio a desiderare di non averla mai incontrata, perché è troppo difficile da dimenticare.
Una persona come Emma non si può dimenticare.
Non riesco ad odiarla.

Sento tutto il peso del mio passato sulle mie spalle, ed è proprio in questi momenti l'unica cosa che può alleviare il dolore è la musica.
Ma può anche accentuarlo.
Non esito un secondo di più, mi infilo le cuffiette nelle orecchie e faccio partire la musica al massimo volume.
Quando la musica inizia con lei cominciano anche una serie di pensieri che s'intrrcciano fra di loro e che occupano la mia mente.
Pensieri che possono risultare distruttivi, pensieri che ti tormenteranno per molto tempo, pensieri che si trasformano in lacrime.
E quando le piccole lacrime diventano un pianto incontrollabile capisci che la situazione è ingestibile, e la voglia di ribaltarla si fa sempre più forte.
Piano piano l'impotenza lascia spazio alla determinazione. Vuoi che le cose subiscano un cambiamento, all'istante.
È la quiete prima della tempesta, perché quando il coraggio e la voglia di un cambiamento ti pervadono la calma diventa solo una vecchia storia.
Armato di determinazione mi guardo allo specchio.
<<Basta così, basta ridursi in questo modo>>
Mi infilo la giacca e prendo le chiavi della macchina.
Voglio porre fine a tutte le mie sofferenze.
Salgo sulla mia macchina e come una furia mi dirigo verso casa sua, devo vederla, devo parlarle.

Arrivo davanti a casa sua, e per un momento la paura mi blocca.
Le paranoie si fanno strada nella mia mente.
E se non ricambiasse?
E se in realtà mi odia?
E non mi avesse mai amato?
Diamine, a volte mi odio, mi odio con tutto me stesso.
Perché mi torturo così?

Ignoro le mie paranoie e suono il campanello.
Faccio un respiro profondo.
La porta si apre lentamente, mi trovo Emma davanti.
<<Killian? Cosa ci fai qui?>>
<<Ho bisogno di parlarti, posso entrare?>>
<<Certo>>
Entro in casa sua, ha lo stesso inconfondibile odore che portava anche qualche anno fa.
Mi invita a sedermi sul divano.
<<Posso offrirti qualcosa? Un caffè, un bicchiere d'acqua?>>
<<Un caffè lo berrei molto volentieri>>
Emma va a preparare del caffè e io mentre attendo che lei torni qui scandisco il tempo di quella che è l'attesa più lunga della mia vita picchiettando nervosamente le dita sulle mie gambe.
Sento i suoi passi sempre più vicini, si siede accanto a me e mi porge il caffè.
<<Dimmi tutto>>
<<Beh ecco...comincio dicendoti che mi dispiace. Non dovevo dare la colpa a te, ma sai, incolpare gli altri delle proprie azioni è sempre più facile che farsi un esame di coscienza e accettare che a sbagliare siamo stati noi. Quindi perdonami.>>
Faccio un respiro profondo.
<<Questa faccenda mi ha fatto capire tante cose. Mi manchi Emma, io...io credo di non aver mai smesso di amarti. La rabbia mi ha reso cieco.
Ero arrabbiato perché proprio in quel dannato giorno in cui mi hai lasciato stavo per chiederti di sposarmi>>
Lei sgrana gli occhi.
<<Cosa? Dici sul serio?>>
<<Mai stato più serio>>
<<Dio mio...io non avrei mai immaginato. Ora tocca a me chiederti scusa, non avrei mai dovuto lasciarti così, senza una spiegazione. La verità è che sono fuggita dalla mia famiglia, e mi sento uno schifo per averti trattato in quel modo. Potrai mai perdonarmi?>>
<<Io ti ho già perdonata>>
Ci guardiamo negli occhi, la tensione è percepibile. Lentamente ci avviciniamo, poso delicatamente le mie labbra sulle sue. Un bacio innocente, che poco a poco si carica di passione. Mi sento rinascere, mi sento bene.
<<Ti amo Killian>> queste parole mi fanno sentire di nuovo l'uomo che ero una volta. Mi sento di nuovo io.
<<Ti amo anche io Emma>>
E proprio mentre stiamo per lasciarci tutto alle spalle e dimenticare tutto il male che ci siamo fatti veniamo interrotti da un rumore.
Un rumore inaspettato.
Un rumore che mai mi sarei immaginato di sentire, almeno non qui.
Il rumore del pianto di un bambino.

*spazio autrice*

Ciao a tutti!
Voglio scusarmi per la mia assenza, mi dispiace di non aver aggiornato prima, ma spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Cercherò di aggiornare più spesso.
Baci💋


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