Travel

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"Mi sono sempre chiesto come facciamo gli abitanti delle piccole città a disprezzare il luogo in cui vivono. Hanno case accoglienti, negozi nelle vicinanze e conoscono tutti i loro compaesani, anche senza volerlo. Ogni abitante è una parte di qualcosa, come un tassello di un puzzle, senza il quale non si può comporre una figura. Ogni individuo è importante, non importa grande o piccolo che sia, tutti lo considerano come indispensabile. Forse per il semplice fatto che in una città da cento abitanti non si può fare a meno di uno, perché resterebbero in novantanove, e non è la stessa cosa. Ogni persona che vive in queste città diventa quel centesimo abitante che fa la differenza e che senza il quale il luogo stesso non prenderebbe il nome di "città". Nelle grandi metropoli, invece, tutto questo discorso diventa insignificante. Un cittadino diventa solo "un altro". Nessuno sa chi sei, perché a nessuno importa. La tua esistenza, nelle grandi città, non è indispensabile, ma solo superflua. Quindi da pezzo del puzzle, in una metropoli, diventi solo un pezzo di nulla."

Harry aveva tredici anni e viveva con la sua famiglia in una piccola villa nella città di Santa Monica, in California. Suo padre era vice generale delle forze armate americane, sua madre si occupava del settore amministrativo. Il loro lavoro li aveva portati ad adottare regole ferree, e il significato di famiglia, davanti a ciò, era passato in secondo piano. Harry doveva rispettare il volere dei suoi genitori sempre, senza opporre resistenza. E così, a causa di questo, era giunto alla sua età senza uno straccio di amico e con il costante rituale di restare da solo in casa per ore e ore. La cosa però non gli aveva mai creato particolari problemi. Gli piaceva rimanere immobile a osservare l'oceano e a contemplare tutte quelle villette dove vivevano persone a lui sconosciute.

Il suo mondo era un continuo susseguirsi di monotonia e silenzi di cui non avrebbe mai potuto fare a meno. Aveva costruito tutta la sua vita, fino a quel momento, su una serie di mura d'indifferenza che gli permettevano di vivere come un estraneo nel suo stesso corpo.

Erano circa le sette o le otto di sera quando, quel Giovedì, Harry sentì rientrare i suoi genitori prima del solito. Lì udì per un po' discutere tra loro, bisbigliando. Poi chiamarono il suo nome a gran voce.

"Harry abbiamo una meravigliosa notizia da darti" gli dissero una volta entrato nell'immenso soggiorno di casa. Non furono tanto le parole a colpirlo, quanto i loro sorrisi. Troppo grandi, troppo rigidi, troppo poco veri. E immediatamente, osservando i loro volti, comprese che quella "meravigliosa" notizia non sarebbe stata affatto tale per lui.

"Ti ricordi vero, di quando parlammo di trasferirci?"

"Certo Mamma. Parlavate di andare vicino zia, a Londra, giusto?"

"Giusto, ecco, in questi giorni avevamo pensato che Londra non fa esattamente per noi. Troppe persone, clima troppo freddo e... "

"Mamma... qui in inverno raggiungiamo i meno venti gradi, hai una strana concezione del freddo evidentemente" la interruppe cercando di cogliere un senso in quel suo sproloquio.

"Lasciami continuare. Noi vogliamo sempre il meglio per te, e qui a Santa Monica non mi sembra che tu ti trovi esattamente a tuo agio. Non ti abbiamo mai visto con un amico... o un'amica. Inoltre resti solo tutto il giorno e non è ideale per una ragazzo come te".

"Arrivate al punto della situazione per favore, penso di non riuscire a reggere ancora per molto questi vostri assurdi discorsi" affermò ormai annoiato e confuso da quel loro immenso giro di parole.

"Abbiamo chiesto un trasferimento" disse facendo ghiacciare l'aria nei suoi polmoni.

L'unica cosa che riuscì a provare Harry in quel momento fu solo una grande sensazione di disagio. Gli sembrò che il suo mondo stesse per disintegrarsi. Non aveva amici a Santa Monica ma era comunque la sua città, il luogo in cui era cresciuto e in cui aveva imparato ad essere forte. Era riuscito a superare tante cose in quei quartieri: i bulli, le critiche, le esclamazioni di disgusto delle ragazzine con cui provava a relazionarsi, l'assenza dei suoi genitori. Aveva affrontato tutto lì, tra le mura di quella casa e le spiagge di quel meraviglioso oceano.

Ma nonostante questo, non riuscì a ribellarsi al volere dei suoi genitori, troppo pieni di aspettative fasulle nei confronti del loro unico figlio.

E così, come solo un codardo o un essere vivente senza spina dorsale può fare, rimase in silenzio, osservando con sguardo impaurito e perso, i volti dei suoi genitori che continuavano a parlargli e a cercare di convincerlo che quella sarebbe stata una cosa positiva per la sua vita.

"Andremo in Italia. La famiglia di tuo padre si è trasferita lì da anni ormai  e sarebbe magnifico poter unirci a loro, non trovi?"

Continuava a sentire le loro parole ma non riusciva a rispondergli, non era pronto ad affrontare una situazione del genere. Non era pronto a trasferirsi in un luogo completamente estraneo al suo, con una lingua diversa, con un'altra cultura... con altre persone pronte a criticarlo.

"Tranquillo Harry, abbiamo pensato davvero a tutto. Grazie al lavoro di tuo padre avremo un appartamento in una di quelle adorate basi militari che mi piacciono tanto. E inoltre, io e lui, parliamo perfettamente l'italiano. Possiamo insegnartelo senza problemi. Non devi fare quella faccia Harry. Sarà meraviglioso."

Meraviglioso.

Italia.

Trasferimento.

Meraviglioso. Meraviglioso. Meraviglioso.

A quelle parole non ci fu molto che Harry potesse dire o fare, i suoi genitori avevano già deciso tutto e nel giro di un mese, dovette impacchettare tutte le sue cose e dire addio all'oceano, per vedersi catapultato in quella che era la città più caotica e ricca d'Italia: Napoli.

Sapeva che quel trasferimento avrebbe portato molti cambiamenti nella sua vita, ma mai avrebbe immaginato cosa realmente stava per affrontare passando dall'oceano a una zona di mare.

Mai avrebbe pensato di poter riscontrare questo cambiamento nelle piccole cose di tutti i giorni e nelle persone che solitamente in America erano scostanti e in costante corsa. Mai e poi mai avrebbe considerato che la differenza l'avrebbe incontrata in un paio d'occhi. Due occhi azzurri come il mare ma freddi come l'oceano che gli avrebbero fatto comprendere il vero significato della parola "meraviglioso".

***

Salve a tutte ragazze!

Non pensavo che un giorno sarei dovuta ritornare a pubblicare questa storia dall'inizio sinceramente e non nego di sentirmi un po' avvilita dalla vicenda.

Purtroppo, qualche deficiente ha segnalato il mio profilo senza motivo e wattpad ha ben deciso di chiudermi l'account. Ho provato a contattarli per chiedergli di riaprirmelo ma non ho ottenuto risposta... quindi ho pensato di iniziare di nuovo tutto con voi.

Spero di ricevere sostegno da voi e di poter ritornare ai traguardi di prima grazie al vostro aiuto.

Vi do un bacione fortissimo, e ne do due a tutte voi che leggete questa storia per la prima volta!

BigRomance

Welcome to my lifeWhere stories live. Discover now